La storia di “Quel sorriso in volto” dei Modà che oggi raggiunge un importante traguardo su Spotify.
L’eccezione di un mercato musicale in cui, per arrivare a certe cifre sulle piattaforme, è necessario l’appoggio delle playlist editoriali: “Quel sorriso in volto” dei Modà ha raggiunto l’importante traguardo dei 50 milioni di stream su Spotify pur senza essere mai stata inserita in nessuna delle playlist di punta della piattaforma svedese. Un dato reso ancora più clamoroso da un’esposizione che, in generale, è stata minima.
“Quel sorriso in volto” (già disco di platino per le oltre 100 mila copie vendute) è stato, infatti, il singolo di lancio di “Testa o croce”, settimo album di inediti dei Modà (anch’esso certificato con il disco di platino) pubblicato dopo la chiusura del rapporto con l’etichetta Ultrasuoni che ha significato una notevole riduzione dei passaggi radiofonici della band. Il brano è rimasto per sole due settimane tra i primi venti singoli italiani più trasmessi in radio e in posizioni decisamente marginali, non potendo nemmeno godere di alcuna promozione televisiva.
Parliamo, così, di un successo costruito unicamente dalla gente e dal passaparola e cresciuto piano piano fino a diventare la canzone forse più importante dell’intero repertorio dei Modà. Un classico che, ancora oggi, a oltre sei anni dall’uscita, muove più di 30 mila ascolti giornalieri. E, a certificare l’eccezionalità di questo risultato, contribuiscono, però, anche il genere della canzone, la tematica trattata e il percorso di una band mai scesa a compromessi per risultare più streaming-friendly.
“Quel sorriso in volto” è stata, infatti, lanciata in piena estate quasi come una sfida: la grande tradizione melodica italiana che prova a ritagliarsi il proprio spazio in mezzo al solito marasma di balletti e tormentoni e, pur uscendone ovviamente un po’ penalizzata all’epoca, i risultati che raccoglie oggi sono superiori a quelli di tutte le hit di quell’anno. Anche qui, una rarità: la canzone che rimane, e che addirittura cresce con il tempo, in un mercato musicale in cui le canzoni si esauriscono, generalmente, nel giro di tre mesi.
Una sfida che riguardava, però, anche il messaggio del brano: nella stagione che oggi sembra richiedere solo leggerezza e superficialità, i Modà tornavano sulle scene musicali dopo tre anni di silenzio con una proposta dal significato particolarmente sentito e profondo, romanzando la storia di Antonia e Luigi, due innamorati, realmente esistiti, ricoverati in una clinica psichiatrica. Kekko Silvestre li vedeva spesso tornando da casa dei suoi genitori e, da lì, l’idea di immaginarseli in viaggio, liberi, felici e lontani da un mondo che li giudicava, e li prendeva in giro, per la loro apparente stranezza.
Ed è proprio per questa tematica che la canzone è stata citata in “Rivivere”, libro che racconta l’attività dell’ospedale Fatebenefratelli a Cernusco sul Naviglio e il rapporto tra gli ospiti della Casa di Salute, la struttura in cui la coppia era ricoverata. “I Modà – si legge tra le pagine – hanno reso omaggio e fatti protagonisti del loro ultimo disco due ospiti di Villa Sant’Ambrogio. Lui alto e massiccio, sempre in giacca e cravatta; lei piccola e fragile con quell’acconciatura tra i capelli che poteva ricordare veramente una sposa. Lui con falcata ampia e lei che faticava a stargli dietro. Sostavano spesso nella zona della stazione della metropolitana, pronti a partire per chissà dove, ma poi ritornavano fedelmente alla loro comunità. La musica e il ricordo dolcissimo sono capaci di rompere il muro di separazione tra normalità e follia”.
“Quel sorriso in volto” normalizza la malattia mentale con una stupefacente sensibilità ed è facile comprendere perché Kekko Silvestre ha più volte dichiarato che, secondo lui, è la canzone più bella che pensa di aver scritto, finora, nella sua carriera. È una storia di disagio raccontata, però, con un’assoluta naturalezza, senza sguardi giudicanti, senza avvertire il bisogno di compatire i protagonisti e solo con la volontà di rendere universale un rapporto che ha colpito l’autore, abile come pochi a raccontare ogni sfumatura del sentimento umano. È uno dei manifesti più esaustivi che siano mai stati scritti sulla forza dell’amore, capace di abbattere ogni muro e confine. Sì, anche quelli del pubblico delle piattaforme streaming generalmente orientato verso rap, trap e urban che, in questo caso, ha saputo cogliere l’unicità di Antonia e Luigi e di una canzone capace di parlare a tutti e in qualsiasi epoca.

Classe ’92, ho iniziato a scrivere di musica nel 2020 aprendo un mio blog con cui ho catturato le primissime attenzioni di artisti e addetti ai lavori, in particolare di Kekko Silvestre dei Modà, la persona che, più di tutti, mi ha spinto a credere in questa strada. Dal 2022 ho, quindi, iniziato a collaborare con due siti di informazione musicale focalizzandomi su recensioni, approfondimenti e analisi del settore
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