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Max Casacci annuncia l’uscita del suo nuovo album “Urban Groovescapes”

Dopo l’esordio da solista con l’album “Earthphonia” – realizzato esclusivamente con suoni della natura e dei suoi ecosistemi – il musicista, sperimentatore e produttore Max Casacci, cofondatore e chitarrista dei Subsonica, annuncia l’uscita del suo nuovo progetto discografico, “Urban Groovescapes” (Earthphonia II), in arrivo il 25 novembre per 35mm, la sezione cinematografica/sperimentale di 42 Records.

Anticipato dal singolo “Messaggio di Gioia“, l’album è una collezione di brani composti esclusivamente mediante registrazioni e manipolazioni dei suoni della città. Si tratta dunque di un’esperienza sonora senza strumenti musicali, totalmente incentrata sul ritmo.

La natura ha dei “suoni”, la città dei “rumori”. Ma è davvero così? O forse le impronte sonore dello spazio urbano, quelle che ci accompagnano per tutta la vita, contengono qualcosa che ci appartiene profondamente? In questo senso, “Urban Groovescapes” altro non è che uno stimolo a rileggere il rapporto con lo spazio urbano, attraverso nuovi sforzi di immaginazione collettiva.

Max Casacci, da “Messaggio di Gioia” a “Urban Groovescapes”

Disponibile in tutti i digital store da venerdì 4 novembre, “Messaggio di Gioia” è un brano nel quale i mezzi pubblici di Milano e Torino si scambiano un messaggio ecosostenibile di gioia: “Stazione Gioia“.

Il campanello del tram diventa un basso e, suonato al contrario, si trasforma in un immaginario armonium metropolitano. Gli scambi dei binari, il sibilo delle porte a soffietto, i rumori meccanici, i segnali acustici e le voci elettroniche offrono poi tutto quello di cui c’è bisogno per ballare immersi nei suoni della quotidianità. La città si trasforma così, un po’ per gioco e un po’ per provocazione, in uno spazio luminoso per la danza, sfuggendo per qualche minuto all’imperativo del grigio automatismo del degrado, con cui la musica flirta per abitudine.

I tram, gli autobus e la metro, che a Torino è storia piuttosto recente, mi affascinano fin da bambino. Sono i vascelli, i bastimenti, i giganti benevoli della città. I loro suoni ci cullano da sempre, ma sono anche suoni che cambiano e talvolta memorie che si perdono”. 

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