Rita Maria La Boria

“Nina, il fragile nastro di un’antica canzone” è il primo romanzo di Rita Maria La Boria.

Nina incontra dopo anni l’uomo che l’ha fatta innamorare perdutamente. Ma il presente le avrebbe concesso una seconda occasione? Nina ci credeva con tutta sé stessa. Avrebbe stretto forte le dita, a impedire che l’antica profezia della zingara svanisse e le linee disegnate sul palmo della mano prendessero altre strade. Una vicenda che si snoda tra gli anni novanta ad oggi, ha come cornice la cittadina di Udine e come colonna sonora la grande canzone d’autore italiana. Un romanzo d’amore che si tinge di giallo e di nero e si popola di alcune di quelle che De André avrebbe definito “Anime salve“.

È un incontro di pelle e profumi, un contatto che avviene senza neppure sfiorarsi, quello che vede protagonisti del romanzo di Rita Maria La Boria, Nick e Nina

Tra i due c’è una connessione di anime, nata molto tempo prima, tra le mura di un istituto scolastico. L’uno dirigente, l’altra insegnante al suo primo incarico. In un mondo fatto di falsità e bugie, sembra essere proprio il loro sentimento ad aprire le porte ad un racconto sincero. L’amore puro, raccontato dall’autrice, sembra resistere anche alle traversie del tempo. Il loro è un amore che non si spegne, che non trova pace, che non si mescola insieme col niente. È un sentimento che valica gli anni e le difficoltà, capace di presentare al lettore una storia senza tempo, sulle straordinarie note di Fossati, De André, Gino Paoli, Guccini, Battiato, e molti altri. 

Cover libro Nina

Canzoni autoriali che l’autrice cuce al suo testo, in un romanzo che sembra tutto il tempo raccontare prima sotto voce e poi con tono dominante, la storia di diversi personaggi, che intrecciandosi tra loro sembrano voler avere giustizia.

Ciò che l’autrice mette in risalto, è senz’altro la difficoltà delle tempeste dalla vita, lo scontro tra bene e male, e soprattutto, l’odiosa differenza che divide un amore puro da uno fatto di ossessione e prevaricazione.

Ogni personaggio è scandagliato dall’interno, come l’erosione di una roccia, che lascia intravedere il reale animo di ognuno di essi. Nina è una donna navigata, gelosa della propria autonomia, pronta a cambiare strada ogni qual volta che un macigno d’odio e putrida cattiveria le si para dinanzi. La sua non è una corsa vigliacca, ma la voglia di navigare in mari aperti, sognare, abbandonarsi nel proprio mondo fatto d’aria e luce.

Di grande contemporaneità la presentazione di due uomini totalmente differenti: se da un lato vi troviamo la galanteria e la dolcezza di Nick, dall’altra vi è Giorgio, un rispettabile notaio, la cui fama è semplicemente legata alle sue doti lavorative. Egli è un uomo arrivista, complicato, cocciuto. La sua ossessione per il sesso lo rende schiavo del suo istinto, fino a divenire lo stalker per eccellenza. I suoi appostamenti e messaggi continui, fino all’exploit finale, ben si allacciano alla realtà cui siamo tutti tristemente abituati. Un modello d’uomo che d’uomo non ha niente, una putridità d’animo, una vigliaccheria senza tempo. Per Giorgio la donna indomita è un boccone da mangiare, ma soprattutto una sfida per riuscire a domarla. 

Il romanzo di Rita Maria La Boria, apre le porte al trauma, raccontando di un’adolescenza “appiattita dietro la porta”, dove una giovanissima Nina osserva un padre bugiardo, traditore, e una madre ridotta ad un manichino spiritato. Un esempio d’amore che le fa promettere di non essere mai alla mercè degli uomini. Trauma che viene ripreso nel momento dell’estate a Lignano, quando Nina vive un drammatico evento, che condizionerà gran parte delle scelte successive. Esso viene raccontato con minuzia e crudezza, fotografando una realtà avvilente, dove una donna viene accerchiata e abusata da una serie di soggetti. Un passaggio che racconta in maniera eccellente la concezione materialistica di alcuni, nei confronti delle donne. Una visione nera, che rende il romanzo “Nina” certamente contemporaneo.

Lo stile ben ricorda la poetica cui l’autrice è certamente abituata, ma ben si allaccia ad una prosa magica, per niente asciutta. Uno stile musicale che ben ricorda l’eco del sogno, e che al tempo stesso tende le braccia alla dura realtà. Solo alla fine, ogni casella sembrerà tornare al posto giusto, lasciando alle spalle del lettore sangue, lacrime, prevaricazione, silenzi, per regalare un banchetto festoso dove vecchie e nuove parti della famiglia, disegnano un arcobaleno nuovo.

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