Roberto Vecchioni, il Professore, ha ripercorso la sua carriera in una lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo e pubblicata sul Corriere della Sera in cui non mancano aneddoti privati e personali.
Un primo ricordo è legato al sua madre, di origine napoletana. Un legame territoriale che il cantautore portò anche sul palco dell’Ariston durante la serata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia, con una speciale versione di ‘O surdato nnammurato.
“Mamma aveva una nonna principessa: si chiamava Lonardi, parente di Eduardo Lonardi, presidente dell’Argentina. Si trasferì a Milano per seguire mio padre, rappresentante di tessuti. Lui milanista, io interista; lui liberale malagodiano, io comunista; ma ci siamo sempre rispettati.”
Un ricordo, poi, è legato alle prime canzoni e alle primissime esibizioni come cantante.
“A 18 anni. Dedicate ad Aiace, e alla battaglia di Maratona. Immaginai che Filippide fosse un ladro d’armi, che razziando cadaveri sentì un morente sussurrare: vai da mia moglie e dille che abbiamo vinto. Mi esibivo in locali dove pagavano duecento lire, cioè nulla, ma si poteva bere a volontà. C’erano Paolo Poli e Paola Borboni. Più tardi conobbi Alda Merini.”
Nell’intervista, c’è spazio anche per un ricordo dei colleghi cantautori. Di Franco Battiato dice.
“Dietro la timidezza si nascondeva un mattacchione. Bravissimo raccontatore di barzellette.”
Di Francesco Guccini ricorda il primo incontro.
“Ci siamo conosciuti a Sanremo, nel 1974. Non al Festival; al club Tenco. Lui aveva una bottiglia di bourbon, io di whisky. Facemmo gara a chi beveva di più. Quella sera mi accorsi che Francesco, nonostante l’aspetto rabelaisiano, da gigante godereccio, è di animo malinconico. Un crepuscolare.”
Roberto Vecchioni, un’intervista al Corriere della Sera
Nel 2011 Roberto Vecchioni si è presentato al Festival di Sanremo, vincendo con Chiamami Ancora Amore.
“Ho sognato più volte di vincere Sanremo. Ne ero sicuro. Arrivai, feci le prove, andai a cena: il ristorante era vuoto. Alla fine della prima serata, dopo aver cantato Chiamami ancora amore, fuori dallo stesso ristorante c’erano quattrocento persone. Capii che il sogno era vero. Una canzone politica. C’è Berlusconi, ci sono i licenziati Fiat. C’è l’Italia della grande crisi, che chiedeva un cambiamento. Berlusconi cadde otto mesi dopo.”
Un ricordo anche del 1991, trent’anni fa, quando suscitò diverse polemiche con il brano Voglio Una Donna, che vinse il Festivalbar.
“Non era antifemminista. Ma le donne non devono diventare come gli uomini, in particolare quelli che non amo: i ricchi, i radical chic. Ne L’ultimo spettacolo dico alla donna che mi sta lasciando: ‘Non ti ho mai considerata roba mia’.”
Foto dai social di Roberto Vecchioni

La musica è la sua grande passione, segue come inviata l’Eurovision Song Contest e il Festival di Sanremo. Negli anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Ama i gatti, il Giappone e la cultura manga!
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