Il 28 novembre segna il ritorno discografico di Tommaso Paradiso con Casa Paradiso, il nuovo album, primo pubblicato per Columbia Records/Sony Music Italy. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.
Un progetto atteso, simbolico, profondamente personale, che riporta il cantautore romano alle radici emotive del suo percorso, ma con una consapevolezza nuova, maturata in cinque anni complessi dentro e fuori dalla musica. Dieci canzoni che diventano stanze abitate, piene di memorie, paure, desideri, ironia, malinconia e un legame fortissimo con il concetto di “casa”: fisica, personale, affettiva e creativa.
Casa Paradiso è anche il primo capitolo della collaborazione tra Paradiso e Sony Music, un rapporto che l’artista ha definito in conferenza stampa “quasi una coppia di fatto”, segno di una ritrovata sintonia professionale dopo una fase più difficile del suo recente passato. A questo si aggiunge la produzione Live Nation del tour nei palazzetti 2026, che riporterà Tommaso nelle grandi arene italiane da aprile. Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti.
Ma per capire la centralità di Casa Paradiso nel percorso del cantautore romano, bisogna partire da ciò che Paradiso stesso ha raccontato: il cambiamento, la fragilità, il bisogno di protezione, la nostalgia come cura e la musica come forma di riconciliazione con il mondo.
Il risultato è un album vivo, umano, che non pretende di raccontare la verità assoluta ma una verità quotidiana: quella di un uomo che si osserva e osserva il mondo mentre, simbolicamente, continua a “rientrare a casa”.
Casa Paradiso è l’album di un artista cresciuto, che ha smesso di difendersi dal tempo e oggi sceglie di attraversarlo. Un disco italiano, personale, che parla a chi ha bisogno di fermarsi un attimo, respirare e ricordare che, anche quando la vita colpisce forte, basta una vibrazione, una strada illuminata, una stanza piena di ricordi per rendere tutto “uno spettacolo”.
Il contesto: cambiamento, fragilità e un’Italia che Paradiso sente ancora sua
Negli ultimi anni Tommaso Paradiso ha vissuto trasformazioni profonde: la fine dei Thegiornalisti, nuovi equilibri artistici, un passaggio discografico complesso, un periodo in cui – come ammette – si è sentito “spiazzato e messo da parte”. Ma Casa Paradiso non è un disco di resa: al contrario, è un disco di ricostruzione, nato mentre il mondo fuori cambiava velocemente.
Paradiso, che ha sempre raccontato il quotidiano con una scrittura fotografica e sentimentale, osserva oggi un Paese che sente più nervoso, più instabile, meno educato alla sensibilità. In conferenza stampa ha riflettuto sul tema, collegandolo anche alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne:
“Ci vorrebbe educazione sentimentale. Sono cambiati i modelli. Una volta mia madre mi incuteva timore del professore, oggi vediamo ragazzi che filmano mentre lo insultano.”
Il mondo cambia, e l’artista si sente spesso impotente di fronte agli eventi, agli scossoni sociali e alle angosce collettive. Ma la risposta, per lui, non è arrendersi, bensì trasformare lo sguardo: fermarsi sulla bellezza piccola, quotidiana, domestica. Cercare felicità nel dettaglio: una luce calda, una strada nel centro di Roma, un giro in monopattino, una casa dove tornare.
La casa come ossessione, rifugio e lente narrativa
L’idea della “casa” attraversa tutto l’album, e non solo sul piano metaforico. Paradiso ha confessato apertamente un’ossessione per l’edilizia, le architetture, i palazzi, le luci delle finestre. Passa ore a guardare annunci immobiliari, conosce agenti del settore, e oggi si trova in una fase quasi sospesa: ha venduto casa e non ne ha ancora trovata una nuova.
Questo sospeso è diventato materia narrativa. Casa Paradiso nasce nello spazio intermedio tra il partire e il tornare, tra l’essere senza una dimora fisica e sentire che la casa, in realtà, non è mai un luogo definitivo. È un movimento, un’immagine, una nostalgia che torna a bussare.
La genesi del disco lo dimostra: la scintilla arriva quando Paradiso prova un visore di realtà aumentata e imposta come destinazione la via della casa materna negli anni ’90. Rivivere quel luogo scardina qualcosa, spalanca una porta emotiva. Da lì parte la scrittura.
Un disco profondamente italiano
Paradiso ama l’Italia e lo dice senza filtri: città di mare, paesi, case di mattoni, estati che finiscono, domeniche domestiche, musica ascoltata in viaggio. Il disco è nato in movimento, spesso in giro per il Paese, come conferma l’artista:
“Io riesco a scrivere solo in movimento. Non quando resto fermo. Il monopattino mi ha cambiato la vita.”
Roma resta centrale: Piazzale Flaminio, le salite dove passa il tram, la luce notturna che illumina un pensiero, una frase, un verso che arriva. Ma più in generale, Casa Paradiso racconta un’Italia “vera”, fatta di luoghi normali, strade vissute, momenti domestici, surf caricati su una Panda, autostrade illuminate al tramonto.
Paradiso aveva pensato perfino di intitolare l’album con un omaggio diretto all’Italia. Alla fine quel tributo resta nelle canzoni, nei dettagli, nel calore del racconto.
Il passaggio a Sony: una nuova casa artistica
“Sony è la casa della grande tradizione della canzone d’autore”, ha dichiarato Andrea Rosi in conferenza stampa. E Casa Paradiso sembra essere il punto d’incontro tra un artista maturo e una struttura che valorizza la sua identità, senza chiederne la trasformazione.
Paradiso è tornato dove si sente capito, e lo dimostra il tono sicuro con cui affronta anche i cambiamenti precedenti. Non rinnega nulla, ma riconosce di aver vissuto stagioni più complesse a livello di ambiente creativo. Oggi, invece, la sensazione è diversa:
“Con il presidente di Sony abbiamo idee più comuni.”
Questo allineamento si riflette sul disco, solido e coerente, prodotto principalmente da Davide Simonetta e Matteo Cantaluppi, con un approccio moderno ma fedele al linguaggio tipico del cantautore romano: pop italiano dalla lunga tradizione melodica, ma filtrato attraverso synth, chitarre e un gusto narrativo immediato.
Tommaso Paradiso appartiene a quella generazione di autori etichettati – spesso impropriamente – come “indie”: cantautori che cantano l’ordinario con pianoforte e chitarra, senza la patina plastificata del pop industriale anni 2000. Lui lo dice chiaramente:
“Era una generazione di cantautori fuori dai circuiti dei talent. Oggi c’è ancora, anche se non si chiama più indie.”
Casa Paradiso suona come il punto di maturità di quella stagione: arrangiamenti pop contemporanei, raffinati ma calorosi, pieni di nostalgia anni ’80 e scrittura limpida. Brani come “Lasciamene un po’” e “Forse”, che hanno anticipato il disco, mostrano questa evoluzione: romanticismo, quotidianità, immagini immediate, ritornelli che sembrano pensati per restare.
Il disco alterna leggerezza e introspezione: canzoni che parlano di sere romane, giornate che si accorciano, risate e malinconie condivise, ma anche tracce più rarefatte in cui Paradiso torna alle inquietudini del mondo di oggi. Se i precedenti due album erano segnati da una “guerra interiore ed esteriore”, questo vuole essere un disco di riconciliazione:
“Ho capito che la musica è conciliatoria. L’arte deve essere anche un po’ leggera, anche nei momenti difficili. Le risate e la leggerezza possono essere una medicina.”
La leggerezza, però, non è superficialità: è resistenza emotiva.
Una scrittura che resta visiva e cinematografica
Paradiso è sempre stato un narratore visivo: la sua forza non sta nella metafora rarefatta, ma nella capacità di fotografare scene che tutti conoscono. Scotland Yard di una Panda che parte all’alba, un frigo acceso, il mare fuori Roma, una sigaretta sul balcone, una notte che scende lenta. Sono micro-ritratti che diventano universali.
Non a caso l’album è stato annunciato con un trailer cinematografico e con le voci iconiche di Fabio Caressa e Beppe Bergomi, figure che richiamano nell’immaginario comune un’Italia pop, domestica, condivisa. È la stessa Italia che Paradiso racconta da sempre: né patinata né caricaturale, semplicemente reale.
Il tour: un ritorno nei palazzetti
Casa Paradiso non rimarrà un progetto solo da ascoltare: nel 2026 diventerà un’esperienza da vivere dal vivo. Il tour “Tommaso Paradiso Palasport 2026”, prodotto da Live Nation, attraverserà l’Italia da aprile, partendo con la data zero a Gorizia e toccando Roma, Milano, Bologna, Torino, Firenze, Padova e Napoli. La band resterà composta da dieci elementi, compreso lo storico chitarrista Marco Rissa, segno che il legame con la storia dei Thegiornalisti non si è mai spezzato del tutto.
La scaletta, ammette Paradiso, sarà difficile da costruire: i successi sono tanti, e il pubblico non accetterebbe facilmente l’assenza di brani come Promiscuità, Questa nostra stupida canzone d’amore, Non avere paura, ma anche Completamente, brano che Tommaso afferma di non amare troppo…
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
