Kayma

Kayma è una delle rivelazioni musicali degli ultimi mesi. Con il brano Learn to Say no ha conquistato la Top 20 EarOne, il primo posto della chart riservata agli indipendenti, la Top 3 nella Shazam Discovery e la Top 3 nella Spotify Viral. Ora torna con il nuovo singolo Bad Blood.

Intervista a Kayma

Qual e il messaggio che vuoi comunicare con il nuovo singolo “Bad Blood”?

Vorrei inviare un messaggio di amore, ogni messaggio positivo sarebbe grandioso. Quando ho scritto questo brano avevo in mente di descrivere quanto velocemente viaggi la paura. Ed è la stessa cosa per l’odio. Quando odi o hai paura di qualcosa, se la conosci è più facile. Conservando nel cuore le cose che ci spaventano, riusciamo a conoscere meglio anche noi stessi e a migliorare. Possiamo essere più talentuosi anche verso gli altri.

Il brano e accompagnato da un video piuttosto evocativo. Qual è secondo te oggi la funzione di un videoclip musicale?

Viviamo in un’epoca dove l’aspetto visuale è molto importante. Sono un musicista, ma anche una persona che vuole raccontare una storia e i media sono molto utili in questo. Mi piace molto prendere parte ai video e realizzarli. Anche per questo ho scritto la sceneggiatura del video insieme al mio amico Roy Rieck. Lo abbiamo diretto insieme e vi abbiamo recitato entrambi, è stato molto affascinante creare un messaggio a tutto tondo, quindi, viva i videoclip!

Kayma, come definisci il tuo approccio musicale?

Ho 37 anni, il che significa che ho cominciato tardi a fare quello che faccio. Oggi sono molto più concentrato, con solide radici e la consapevolezza di poter esplorare nuovi modi per divertirmi con la musica. Voglio inviare messaggi che possono essere d’aiuto anche a me stesso. Soprattutto messaggi di autostima. Vorrei comunicare anche che rispondere no può servire. E’ un modo per aiutarmi a superare le mie paure. Sono arrivato ad un punto in cui partecipo attivamente alla vita, non la lascio più scorrer via.

Quale credi sia oggi il segreto per conquistare algoritmi e playlist?

Quello è un mondo affascinante, ma or ora non creo pensando a quelli. In passato ho composto per programmi televisivi e pubblicità spaziando tra generi e approcci musicali diversi. Se scrivessi per conquistare gli algoritmi di Spotify, dovrei comporre più brani semplici e userei più spesso la parola Baby. Sto scherzando! Mi sto concentrando sul comporre buona musica, qualcosa in cui credo che mi rappresenti. È ciò che sono e voglio condividere.

Kayma, qual e la differenza stilistica tra “Bad Blood” e il precedente singolo “Learn To Say No”?

“Learn to Say no” è una canzone che ho scritto e registrato in un momento particolare, uno stato mentale del tutto differente da quello in cui ho scritto Bad Blood. Non sapevo cosa sarebbe accaduto, avevo pubblicato solo un singolo, che per quanto andato bene, non è una hit com’è stata “Learn to Say no. Anche vocalmente parlando ero ancora inesperto e con poca fiducia, non sapevo cosa volessi essere, non conoscevo gli standard cui volevo attenermi. L’ho lasciata andare e ho ricevuto milioni di ascolti, da fan sparsi nel mondo. Ho parlato con tante persone, discutendone il testo. In alcune scuole la insegnano perfino a scopo educativo. Mi ha cambiato la mia vita in modo molto interessante. Quando ho scritto “Bad Blood ero già più consapevole. Sapevo che l’avrei lanciata e sono stato più rapido nella produzione, musicalmente era più delineata. Per il video abbiamo alzato l’asticella. Il mio approccio è stato differente, sapevo di avere solide fondamenta e che sarebbe andata molto meglio di prima.

Qual e il ruolo dei social media nella diffusione della tua musica?

Sono cosciente del ruolo che ricoprono, ma non sempre sto al gioco, ritengo ci siano persone che passano troppo tempo sui social al solo fine di far conoscere il loro nome, ma non la loro musica. Di sicuro è un ottimo modo per avere un contatto diretto con il pubblico, senza l’interferenza dei media. Puoi mostrare ciò che desideri, come vuoi tu. D’altra parte però si pensa solo a se stessi, si vuol essere riconosciuti a discapito della gioventù. Non so dove ci porterà tutto ciò, ma al momento mi concentro sui pro.

Nel 2018 Israele ha vinto l’Eurovision Song Contest e nel 2019 ha ospitato la manifestazione. Qual e il tuo punto di vista sulla kermesse?

Netta è grandiosa così come l’Eurovision Song Contest. Non so se lo sai, mio padre (Avi Toledano, ndr – Eurovision 1982) vi ha partecipato molti anni fa ed è arrivato secondo. È stato impressionante, è un evento e tutti parlavano di lui qui in Israele. È bello vedere che possiamo uscire dal guscio e creare qualcosa di così provocatorio com’è l’Eurovision. È affascinante, ottimo intrattenimento. Non so se effettivamente sia una competizione musicale, non saprei, ma ti fa passare il tempo in modo piacevole, pollice in su!

Parteciperesti all’Eurovision?

In questo momento non direi di no. Ora so chi sono e chissà… magari tra un anno…

Kayma, conosci la musica italiana?

Purtroppo non conosco abbastanza la musica italiana, ma ultimamente sto cercando di recuperare. Sono cresciuto ascoltando brani di Morricone tramite i film di Tarantino. Ho ereditato alcune peculiarità del Festival di Sanremo. Nella mia produzione ho voluto includere certi suoni di batteria e chitarra, risalenti agli anni ‘60 e ‘70. Ma ho conosciuto anche delle nuove leve, come Aka7even. Ho avuto l’onore di conoscere Riccardo Cocciante, l’ho incontrato quando entrambi ci siamo esibiti in Vaticano. L’Italia probabilmente è la migliore in quanto a stile. Per quanto riguarda il paese in sé, ne ero innamorato ancor prima di esibirmi li, quindi… Bellissime persone, musica, bellissimo paese. Sono felice di avere questa connessione con voi.

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