La nostra intervista a Lorenzo Licitra, in occasione dell’uscita del singolo “Il mio giusto momento”, fuori per ADA Music Italy a partire dallo scorso 12 gennaio.
Il testo del brano, scritto da Giacomo Eva, ruota sul contrasto tra stati d’animo differenti, alternando due aspetti che fanno parte del sentimento umano, uno più elettivo e razionale, l’altro più fisico e carnale.
A pochi mesi di distanza dalla partecipazione a “Tale e Quale Show“, abbiamo incontrato il cantante siciliano per approfondire la conoscenza della sua visione artistica.
Intervista a Lorenzo Licitra
Cosa ti ha colpito al primo ascolto di questo bel pezzo firmato da Giacomo Eva?
«La prima volta che ho sentito “Il mio giusto momento” eravamo in camera di Giacomo, impegnati con l’ascolto di vari brani. Questo, nello specifico, mi ha colpito sin da subito perché nella scrittura e nella melodia ho ritrovato delle immagini molto familiari. Così ho percepito tutta l’emozione e tutta l’empatia di questo pezzo. Sono contento di tornare con una ballata e con un genere diverso rispetto ai precedenti singoli pubblicati».
Una narrazione che gioca molto su questa raffica di sensazioni che un po’ ci accomunano, perché chi prima chi dopo tutti abbiamo vissuto una situazione del genere, no?
«Sì, esattamente. Abbiamo voluto giocare proprio con queste percezioni, c’è tanta razionalità ma anche molta fisicità tra le righe del testo. Immagini che ti portano anche ad andare oltre quello che è fondamentalmente una storia d’amore, al di là del percepire un’altra persona a cui puoi dedicare questo stesso brano. In questa canzone rivedo me stesso, per questo motivo mi racconta e descrive quel qualcosa che ti infonde coraggio e che ti aiuta nella vita di tutti i giorni».
A livello musicale, hai dimostrato di sentirti perfettamente a tuo agio sia con brani lenti che con brani più ritmati, come hai avuto modo di dimostrarci in passato. Pensi di avere una zona di comfort o di fatto sei convinto di riuscire a muoverti in più direzioni?
«Non c’è mai stata una scelta mirata, sia nelle precedenti produzioni che per questo nuovo progetto. Tutto è sempre stato legato a quello che un determinato brano riesce a trasmettermi. Anche per quanto concerne le produzioni, non faccio alcuna fatica a cambiare genere. Io stesso provengo dalla lirica per poi avvicinarmi al pop, più che la matrice musicale ciò che conta è riuscire a fare sempre cose che mi rappresentano. Al di là del vestito che indosso, alla fine conta essere sempre me stesso».

Ho una curiosità legata alla voce intesa come strumento, perché una volta mi è capitato di intervistare Orietta Berti che proprio come te aveva studiato canto lirico. Lei mi faceva riflettere che avere una buona base di studi aiuta sicuramente nel tempo, considerato che molti artisti perdono un po’ quello splendore. Cosa ne pensi a riguardo e come ti prendi cura della tua voce?
«Ne sono assolutamente consapevole, sono anch’io a favore delle buone lezioni di canto, piuttosto che della conoscenza di quello che è il proprio strumento vocale. Prendersi cura della propria voce significa affidarsi a bravi insegnanti, quindi di sicuro aiuta lo studio dell canto lirico perché preserva molto questo aspetto. Non a caso, i tenori sono soliti esibirsi anche con le influenze più forti con i mal di gola più grandi. Questo mi ha sempre meravigliato, perché la tecnica vocale che ti insegnano agevola in tal senso, così come gli esercizi e i riscaldamenti che servono a svegliare la voce soprattutto al mattino».
Venendo alla tua recente partecipazione a “Tale e Quale Show”, quali skills pensi di aver acquisito da questa esperienza?
«Mi sono messo molto in gioco, seppur all’inizio l’idea di partecipare mi spaventasse parecchio. È stata davvero una bella sfida, molto divertente, che di sicuro mi restituito tanto a livello emotivo, perché comunque era qualche anno che mancavo dall’ambiente televisivo e tornare ad essere un volto familiare per il pubblico è stato piacevole».
Durante il programma ti sei messo alla prova calandoti nelle movenze e nei panni di artisti completamente diversi: da Marco Mengoni a Harry Styles, passando per Diodato. Adam Levine dei Maroon 5, Alex Baroni, Michael Jackson e Andrea Bocelli. Per un cantante non è mai facile azzerare la propria personalità per avvicinarsi a quella di qualcun altro, che tipo di lavoro c’è stato a livello vocale?
«C’è stato un grande lavoro quotidiano, a volte molto faticoso, al di là chiaramente di quello che
sono le ore di trucco. L’idea che la tua voce debba comunque escludersi e riadattarsi a quella di un altro, è stata la fatica più grande. Si tratta quindi di un grande lavoro al fianco di professionisti che di mettere fanno questo e che ti suggeriscono dall’A alla Z tutti i trucchi, tutti i segreti che ti servono poi sul palco».
Per concludere, a proposito di insegnamenti, qual è la lezione più importante che pensi di aver
imparato fino ad oggi dalla musica?
«Sicuramente l’essere costante e fedele a quella che è la mia passione, questo a lungo andare ti premia e ti regala momenti di crescita, di maturazione, di conoscenza. Perché a volte sbagliare serve a favorire delle situazioni che si rivelano poi migliorative, un motivo in più anche per potersi raccontare attraverso la musica. Quindi, questo è quello che mi trasmette ogni giorno continuando a restituirmi linfa ed energia. E poi è davvero il motivo per cui mi sveglio la mattina, la cosa che già al mondo mi rende felice».
Videointervista a Lorenzo Licitra
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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