Si avvicina la finalissima di Sanremo Giovani e vi proponiamo la nostra intervista a Jacopo Sol, all’anagrafe Jacopo Porporino, uno dei dodici protagonisti di questa edizione 2023 del contest che consente a tre artisti di partecipare al 74esimo Festival della canzone italiana.
“Cose che non sai” è il titolo del brano inedito che il giovane cantautore e musicista foggiano presenterà dal vivo il prossimo 19 dicembre, nel corso dell’evento in scena al Casinò di Sanremo e in onda in prima serata su Rai Uno.
La canzone è stata scritta e composta da Jacopo Sol durante un periodo di forte stress e confusione, in cui i mille stimoli e le pressioni attorno a lui lo portavano a non avere più tempo per se stesso. Scopriamone di più dalla voce del diretto interessato.
Sanremo Giovani 2023, intervista a Jacopo Sol
Il tuo nome figura tra i dodici finalisti di Sanremo Giovani 2023, come stai metabolizzato la notizia e come stai vivendo questi giorni che ti separato alla serata del 19 dicembre?
«Direi bene, perché comunque è stato un percorso parecchio lungo tra le selezioni, l’audizione e i mesi di lavoro che ci sono dietro. Come la sto vivendo? Sono molto carico, sicuramente sto provando emozioni forti, tanta adrenalina più che altro, e una grande voglia di arrivare lì il più pronto possibile. Per il momento, ho più voglia di fare bene che ansia».
“Cose che non sai” è il brano che ti ha permesso di raggiungere questa finale. Ci racconti com’è nato?
«Ho scritto questo brano il giorno prima di un esame, perché io studio economia all’università. Nel testo parlo un po’ del periodo che stavo vivendo, direi abbastanza caotico e confuso, proprio perché tra musica e lo studio mi rendevo conto che stavo cercando di dare così tanta attenzione a tutto da non capire come mi sentissi io in quel momento. Non a caso il pezzo parla proprio di questo fenomeno detto overthinking, quindi di sovrappensiero. È un dialogo con me stesso, in cui a poco a poco mi rendo conto di quello che provo».
Pensi che quello che racconti sia una sensazione figlia dei tempi, diciamo pure generazionale, o in cui alla fine ci si può riconoscere chiunque?
«Penso che sia anche un po’ frutto di quello che dici, sicuramente anche un po’ generazionale. Più andiamo avanti e più tutto diventa sempre più veloce, più frenetico. Quindi è come se avvertissimo tutti una forte pressione nel dover riuscire a fare qualcosa. Magari ci focalizziamo sempre sul modo per soddisfare gli obiettivi e pensiamo meno alla nostra salute fisica o mentale. Comunque sì, penso che questa situazione sia frutto di un cambio generazionale, ma è anche un qualcosa che c’è da sempre».

Quali sono i tuoi primi ricordi d’infanzia che ti legano alla musica?
«Ricordo con tanta felicità quando da piccolo mia madre mi faceva ascoltare in macchina Pino Daniele e David Bowie, tra l’altro Pino Daniele è tuttora il mio idolo musicale indiscusso. Ho tratto ispirazione da lui, per me è sempre stato un esempio. Quindi tanti ricordi, avevo anche un parente che era un musicista e quando suonava la chitarra lo osservavo con ammirazione. Poi crescendo sono cambiate anche un po’ le influenze, alcune sono rimaste, però penso di ascoltare in generale tanta musica e varia».
Tra l’altro il tuo nome d’arte nasce dal primo accordo che hai imparato da bambino, il Sol maggiore…
«Sì, sempre mia madre mi aveva portato per la prima volta a lezione di chitarra. Ricordo che ero veramente piccolo, avevo circa otto anni, il maestro mi aveva insegnato questo accordo, il Sol, che facevo anche male tra l’altro perché ero troppo piccolo. Lo ricordo con tanta felicità, quindi ho deciso proprio di affidare al mio nome d’arte questo momento, in riferimento all’episodio che ha rappresentato l’inizio di tutto».
Per concludere, essendo tu giovanissimo, ma avendo anche un background di ascolti importanti, come valuti questo cambiamento che c’è stato negli ultimi anni del Festival di Sanremo e questa apertura nei confronti della nuova generazione?
«L’ho sempre seguito e devo ammettere che negli ultimi anni il Festival mi piace sempre di più. Penso che Sanremo si sia rivoluzionato, pur essendo una manifestazione storica e iconica, riconosco il grande lavoro di Amadeus che ha permesso anche a noi ragazzi di avvicinarci a questa rassegna. Negli ultimi anni ci sono stati più artisti provenienti dal mondo urban, questo ha permesso di avvicinare chiunque e di rendere tutto molto più contemporaneo».
Sanremo Giovani 2023, videointervista a Jacopo Sol
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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