Achille Lauro Osaka Expo 2025

Achille Lauro non ha mai nascosto le proprie origini difficili. In una recente intervista al Corriere della Sera, l’artista ha raccontato senza filtri un percorso umano e artistico che parte molto lontano dai palchi affollati e dagli stadi che oggi è pronto a riempire. «Sono uscito dai bassifondi più bassi», dice, ripercorrendo un’adolescenza segnata da fughe, violenza e precarietà.

A soli quindici anni scappa di casa e va a vivere in una comune a Val Melaina, nella periferia nord di Roma, insieme al fratello maggiore. Un contesto duro, fatto di convivenze forzate, risse e sopravvivenza quotidiana. «La violenza, data e subita, era una costante», racconta. In quella realtà popolata da writer, artisti e ragazzi “scappati di casa”, Lauro impara a stare al mondo, a difendere il proprio spazio e a trasformare la realtà in racconto. Un’esperienza che segnerà profondamente anche la sua scrittura: «Le mie canzoni non nascono dall’invenzione, ma dalla vita vera».

La famiglia, le ferite e il perdono

Il rapporto con la famiglia è complesso e centrale nella sua narrazione. Nel brano Incoscienti giovani parla di un padre distante, una figura che con il tempo ha imparato a comprendere e perdonare. «Quando cresci capisci che la vita è difficile per tutti», spiega. Diverso il legame con la madre, descritta come una donna capace di accogliere chiunque, con una casa sempre aperta e “Natali affollatissimi”, spesso condivisi con ragazzi in affido.

Prima del successo arrivano anche gli anni più duri: notti passate a dormire in macchina, soldi finiti, alberghi a una stella. «Dicevo agli amici che andavo in hotel, ma dormivo in macchina», ricorda, senza vittimismo né nostalgia.

Amore, solitudine e libertà

Oggi Achille Lauro si dice single per scelta. Non per disillusione, ma per responsabilità. «Preferisco restare solo piuttosto che tradire», afferma. L’amore, per lui, è una forza potente ma pericolosa, capace di costruire quanto di distruggere. Ammette di aver chiuso una relazione importante “per colpa sua”, ma rifiuta il cinismo: oggi dice di saper amare anche senza una relazione, in una fase di libertà personale.

Una vita senza pause

Il successo ha portato con sé una vita estrema: fino a venti ore di lavoro al giorno, pochissimo sonno e continui spostamenti tra Milano, Roma, Los Angeles, New York e il Giappone. «Non esistono weekend, non esiste staccare», racconta. Per questo l’idea di avere ora un figlio gli sembra impossibile: «Sarebbe come buttarsi dal quinto piano senza paracadute».

Fede, arte e sogni futuri

Guardando indietro, Achille Lauro non indulge nell’autocelebrazione. Crede che nulla accada per caso e che ogni passaggio, anche il più doloroso, sia stato necessario. Il suo sogno nel cassetto resta sorprendente e simbolico: suonare a San Pietro. Un desiderio legato alla sua passione per l’arte, Michelangelo e figure spirituali controverse come Sant’Agostino.

Dai margini alla consacrazione, la storia di Achille Lauro è quella di una rinascita costruita attraverso il caos, dove fragilità e forza convivono senza filtri. Un percorso che continua a riflettersi nella sua musica, sempre più autobiografica e radicalmente sincera.

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