Bono Stories Of Surrender Apple

Bono: Stories of Surrender è su Apple TV+. Un viaggio intimo e ironico tra musica e memoria, tratto dall’autobiografia del frontman degli U2.

“Stai dando spettacolo!”, mi rimproverava mia madre. Ma è proprio quello che voglio fare nella vita!”
Così si apre Bono: Stories of Surrender, il documentario disponibile su Apple TV+ che mette a nudo l’anima e la voce del frontman degli U2. Un racconto intimo e teatrale che nasce dal suo one-man show, tratto dall’autobiografia Surrender: 40 canzoni, una storia, e presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes. Qui il link per l’acquisto di una copia.

Dimenticate la spettacolarità tecnologica degli U2: qui non ci sono schermi giganti, limoni volanti o scenografie futuristiche. Solo tre sedie, un tavolo, e la presenza magnetica di Bono. Sul palco, insieme a lui, ci sono Jacknife Lee alle tastiere e percussioni campionate, Kate Ellis al violoncello e Gemma Doherty all’arpa. Un ensemble minimale che trasforma i brani iconici degli U2 in confessioni delicate, struggenti, a volte perfino giocose.

Il documentario diretto da Andrew Dominik (Chopper, Blonde) e prodotto da RadicalMedia e Plan B Entertainment, ci accompagna tra il Beacon Theatre di New York e lo storico Teatro San Carlo di Napoli, in un viaggio fatto di musica, parole e memoria.

Bono alterna il canto alla narrazione, passando con disinvoltura dal monologo teatrale all’aneddoto personale, con una capacità attoriale sorprendente. Il tono è autoironico, brillante, ma anche toccante: dalla perdita prematura della madre al difficile rapporto con il padre Bob, fino alla scoperta salvifica della musica.

Ogni canzone è un frammento di vita. Il punk di Out Of Control viene raccontato come un grido di libertà adolescenziale. Sunday Bloody Sunday, invece, diventa una preghiera laica, una “collisione tra arte religiosa e i Clash”, mentre Where The Streets Have No Name si apre con un arpeggio di violoncello che commuove.

Una delle magie dello show è riscoprire quanto le grandi canzoni funzionino anche da sole. In Stories of Surrender non servono arrangiamenti imponenti: bastano una voce e uno strumento. Into the Heart, Iris, Gloria, I Will Follow… ogni brano è un ritorno alle origini, un tuffo nella genesi di quei pezzi che hanno fatto la storia del rock.

Ed è proprio questa semplicità che esalta la profondità: l’arpa di Gemma Doherty trasforma i riff di The Edge in nuove emozioni; il violoncello sottolinea i battiti del cuore, anche quando Bono racconta della sua operazione al cuore, uno dei momenti più intensi dello spettacolo.

C’è anche spazio per il teatro nel teatro: il “Sorrento Lounge” è un set comico costruito sul palco, dove Bono interpreta se stesso, il padre e perfino Luciano Pavarotti. È un tributo ironico ma affettuoso al “Big Luciano”, che lo aveva invitato al Pavarotti & Friends chiedendogli una canzone. Il racconto di Miss Sarajevo e l’imitazione della voce del tenore mostrano un Bono inedito: attore, comico, showman.

“Un baritono che si crede un tenore”, così Bono ama descriversi. E forse è proprio questo il segreto del suo carisma: saper spingersi sempre oltre i propri limiti, anche vocali, pur di comunicare qualcosa di autentico. In Stories of Surrender non c’è spazio per l’ego, ma per la verità. Una verità che, tra parole e musica, diventa universale.

Bono: Stories of Surrender è molto più di un documentario musicale. È una confessione pubblica, un atto d’amore verso la musica e verso chi l’ha resa possibile. È Bono che si mette a nudo, con coraggio e leggerezza. E che ci ricorda, con voce profonda e occhi pieni di memoria, che dare spettacolo può essere anche un gesto di verità.

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