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Davide Van De Sfroos: “Mi fai paura mondo, ma ti siedo ancora accanto”

Davide Van De Sfroos

Davide Van De Sfroos con un lungo e toccante post pubblicato sui suoi canali social riflette sulle difficoltà della contemporaneità. Un flusso di coscienza che unisce la sua storia personale con quella collettiva di un mondo in sofferenza. Un mondo attraversato da guerre, violenze, ingiustizie e dolore. Con parole cariche di umanità, il cantautore comasco riflette sulla propria carriera e sul peso crescente che porta dentro di sé.

«Ci ho provato. L’ho fatto per una vita, lo so io e lo sanno bene i miei angeli e i miei demoni», scrive Van De Sfroos, che ripercorre i suoi anni da artista sempre vicino a chi soffre, a chi è ai margini, senza mai distinzioni di cultura, provenienza o condizione.

Nel post, il cantante si sofferma sulle tragedie del presente, dai bombardamenti su Gaza alla guerra in Ucraina, dai femminicidi alle morti sul lavoro, dagli annegamenti dei migranti fino al dramma della dipendenza giovanile. «Devo scavalcare ogni giorno le macerie infinite dei bombardamenti, i bambini morti prima ancora di capire cosa fosse la vita», scrive, mostrando quanto queste immagini lo accompagnino e lo schiaccino quotidianamente.

In mezzo a tanto dolore, Van De Sfroos non si sente più invincibile: «Adesso io rallento, barcollo, soffro e tremo». E ammette la sua fragilità: l’ansia, la fobia, le pastiglie. «Mi dicono che sono troppo sensibile… Ma quello che sta peggio è il Mondo. Perché lui non prende la pastiglia?»

Le sue parole vanno oltre la cronaca. Sono un atto poetico e politico allo stesso tempo. Un grido e una carezza. Un appello alla coscienza collettiva, ma anche la richiesta d’aiuto di un uomo che, come tanti, fatica a trovare senso e pace in ciò che lo circonda.

«E adesso che canzone ti canto? Con che forza imbraccerò una chitarra diventata pesante come il cemento?» si chiede. Un’immagine potente, che racconta la fatica di continuare a fare arte quando tutto sembra gridare il contrario.

Il messaggio si chiude con un ultimo gesto di amore verso il mondo: «MI FAI PAURA MONDO MA TI SIEDO ANCORA ACCANTO. NON SO SE TI HO PERDUTO O SE TI STO ASPETTANDO. Ora il mio compito è quello di aiutarti a prendere la tua pastiglia. Datemi una mano se potete».

Una richiesta semplice, diretta, umana. Che parla a tutti noi.

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