Addio a Diane Keaton, una delle più grandi interpreti del cinema americano, premio Oscar per Io e Annie di Woody Allen e protagonista di alcuni tra i film più amati del Novecento. L’attrice, regista, produttrice e fotografa si è spenta a 79 anni, lasciando un’eredità artistica e umana di enorme valore.
Una carriera lunga cinquant’anni
Nata a Los Angeles come Diane Hall, Keaton aveva scelto di usare il cognome della madre, Dorothy Keaton, fotografa dilettante e sua prima ispirazione. Dopo gli studi di recitazione e canto, si era trasferita a New York, dove aveva iniziato a lavorare a teatro: il primo grande successo arrivò con Hair, che attirò l’attenzione di Woody Allen. Con lui esordì nello spettacolo teatrale Provaci ancora, Sam e, qualche anno più tardi, nel film omonimo.
Il debutto cinematografico risale al 1970 con Amanti ed altri estranei di Cy Howard, ma la notorietà arrivò con Francis Ford Coppola e Il Padrino (1972), dove interpretò Kay Adams, moglie di Michael Corleone (Al Pacino). Un ruolo che la rese celebre in tutto il mondo e che riprese nei due sequel della saga.
Il trionfo arrivò nel 1977 con Io e Annie (Annie Hall), capolavoro di Woody Allen che le valse l’Oscar come miglior attrice protagonista. Il personaggio, ispirato alla stessa Keaton e al suo stile inconfondibile – abiti maschili, cappelli a tesa larga, camicie bianche – divenne un’icona della moda e del femminismo cinematografico.
Negli anni successivi lavorò in otto film con Allen, ma anche con registi come Warren Beatty (Reds, 1981), Francis Ford Coppola, Nancy Meyers (Tutto può succedere, 2003) e Charles Shyer (Il padre della sposa).
Nonostante relazioni importanti con Allen, Beatty e Al Pacino, Keaton non si è mai sposata. Nel 1996 e nel 2001 adottò due figli, Dexter e Duke, raccontando spesso quanto la maternità avesse rappresentato per lei “un impulso naturale e irrinunciabile”.
Nel 2020 pubblicò il libro di memorie Brother & Sister, in cui affrontava il dolore per la malattia mentale del fratello Randy, riflettendo sul rapporto tra successo, famiglia e vulnerabilità.
Una donna, un’artista, una visione
Oltre al cinema, Diane Keaton è stata fotografa, arredatrice e regista. Il suo sguardo originale l’ha resa una figura poliedrica, capace di spaziare tra cinema, arte e moda con naturale eleganza.
Negli ultimi anni aveva mantenuto un profilo riservato ma attivo, partecipando a produzioni come Book Club: The Next Chapter (2023), Summer Camp e Arthur’s Whiskey, girate tra il 2023 e il 2024.
L’avventura musicale: “First Christmas”
Nel novembre 2024, a 78 anni, Diane Keaton aveva stupito tutti con il suo primo singolo da solista, First Christmas. Una ballad natalizia scritta da Carole Bayer Sager e Jonas Myrin, prodotta dallo stesso Myrin e registrata con l’accompagnamento della Stockholm Symphony Orchestra.
La canzone racconta la malinconia delle feste trascorse in solitudine, dopo la perdita di una persona amata. Con la sua voce calda e fragile, Keaton aveva dato vita a un’interpretazione intima e toccante, confermando la sua capacità di comunicare emozioni anche al di fuori del cinema.
“Quando Carole e Jonas mi hanno suonato per la prima volta First Christmas, mi sono commossa. È un sentimento bellissimo e non vedevo l’ora di cantarlo”, aveva raccontato in un’intervista.
Prima di questo debutto musicale, Keaton aveva già mostrato le sue doti canore in film come Io e Annie e So It Goes. Nel 2023 aveva anche partecipato al brano Anywhere With You, cantato insieme al cast di Book Club: The Next Chapter.
L’ultima stagione di un’icona
Fino agli ultimi mesi, Diane Keaton aveva continuato a lavorare: erano in fase di pre-produzione diversi progetti, tra cui The Making Of, con Blake Lively e Richard Gere.
A cinque decenni dall’inizio della carriera, l’attrice californiana rimane una delle figure più influenti di Hollywood.
La sua eleganza ironica, il suo carisma anticonformista e la sua sensibilità artistica hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema.
Con la sua scomparsa, il mondo perde una donna capace di reinventarsi in ogni epoca, di far ridere, commuovere e riflettere, senza mai smettere di essere se stessa.

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