Sulle pagine de La Stampa del 25 settembre, la rubrica Buongiorno di Mattia Feltri ha trattato il delicato tema del possibile boicottaggio dell’Italia all’Eurovision 2026, nel caso in cui partecipasse Israele.
Il giornalista scrive: “Tre consiglieri d’amministrazione della Rai […] hanno chiesto all’Italia di non partecipare all’Eurovision 2026 se di nuovo dovesse essere ammesso il (o la) rappresentante d’Israele. Quando mi chiedo che senso abbia boicottare i cantanti israeliani a causa di Bibi Netanyahu, mi si risponde che così è stato fatto coi cantanti russi a causa di Putin, ed è il classico modo di pensare da mozzaorecchi. Mi sembrerebbe invece tanto più saggio il contrario, ovvero riammettere i russi proprio perché si continuano ad ammettere gli israeliani.”
Il mio parere è che l’Italia deve partecipare all’Eurovision 2026. Boicottare la gara non serve a nulla e penalizzerebbe solo gli artisti.
La discussione sulla possibile partecipazione di Israele all’Eurovision 2026 da mesi è al centro di un dibattito politico e mediatico. Il tema della presenza israeliana, supportata dal secondo posto di Basilea, divide opinioni e suscita prese di posizione accese.
C’è chi invoca un boicottaggio della manifestazione da parte dei Paesi contrari alla presenza di Israele, ma questa strada appare poco sensata, soprattutto per l’Italia.
Perché il boicottaggio non serve
Il boicottaggio dell’Eurovision sarebbe un gesto tutto sommato isolato, simbolico, ma inefficace. La rinuncia sarebbe superflua, un gesto che non inciderebbe realmente sulle decisioni dell’EBU (European Broadcasting Union), unico organismo con la facoltà di stabilire chi può o meno concorrere.
L’Italia, inoltre, negli ultimi anni ha trovato nell’Eurovision un’occasione di forte visibilità culturale e musicale. L’autoesclusione, di conseguenza, non consentirebbe all’industria musicale e televisiva del nostro paese di valorizzare i propri talenti su un palco internazionale.
Israele e il nodo politico
Sia chiaro: la presenza di Israele è discutibile, così come lo è stata in passato quella di altri Paesi coinvolti in conflitti. Se l’EBU decidesse di escludere Israele, al pari di Russia e Bielorussia, la scelta avrebbe un senso di coerenza. Ma questa è una decisione che spetta alle istituzioni europee dell’evento, non ai singoli broadcaster. Che senso ha mettere questa pressione all’EBU? Facendo un parallelismo con il calcio, non c’è stata nessuna particolare pressione sull’UEFA, che pare escluderà a breve la nazionale israeliana.
L’Italia, come gli altri partecipanti, può esprimere opinioni e prendere posizione, ma il ritiro dalla gara non è lo strumento adeguato per incidere.
L’Italia all’Eurovision: una presenza che conta
Negli ultimi anni, l’Italia ha rafforzato la propria centralità all’Eurovision, anche grazie agli ottimi riscontri di artisti come Måneskin, Marco Mengoni e Lucio Corsi. Artisti che hanno amplificato l’importanza della musica di casa nostra anche in contesti difficili. Il cantautore di Ronciglione, due volte in gara all’Eurovision, è una presenza costante nelle playlist europee e nelle varie arene del Vecchio Continente. L’artista, secondo classificato a Sanremo 2025, partirà a breve per un tour europeo. Dimostrazione dell’importanza dell’Eurovision anche sul mercato musicale italiano. Abbandonare la competizione sarebbe un autogol culturale e strategico, soprattutto in un momento storico in cui la musica italiana gode di grande attenzione a livello internazionale.
La Rai, secondo il mio parere, deve assolutamente confermare la partecipazione all’Eurovision 2026, indipendentemente dalla presenza o meno di Israele. Boicottare non serve: sarebbe una rinuncia inutile.
Il confronto politico sulla partecipazione di Israele va affrontato nelle sedi opportune, ma l’Eurovision deve restare uno spazio di musica, confronto e condivisione culturale. L’Italia ha tutto l’interesse a esserci, nonostante Israele.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
