Fabio Concato

Fabio Concato in un’intervista a Repubblica racconta la sua musica, l’amore per il jazz e il legame con “Domenica bestiale”, tra successi e nuove consapevolezze.

Fabio Concato non è mai stato un artista da copertina, né da talk show. Lontano dal chiacchiericcio televisivo, dai lustrini e dai trend, ha sempre preferito far parlare le canzoni. Una scelta di coerenza che lo accompagna ancora oggi, a 72 anni, mentre gira l’Italia con un tour che non ha nulla da invidiare a quelli dei suoi trent’anni. Tra gli appuntamenti più attesi di quest’estate c’è anche il Festival Jazz della Spezia, il 19 luglio, tappa significativa per un artista che proprio nel jazz e nella bossa nova ha trovato la sua radice musicale più profonda.

«Sono cresciuto con João Gilberto e la musica che ascoltava mio padre, un musicista che però faceva il rappresentante. Quando ascoltavamo insieme quei dischi, era il nostro modo di stare vicini», racconta Concato. Un’intimità semplice, quasi casalinga, che si ritrova in molte delle sue canzoni.

Non è un mistero che Concato appaia raramente in televisione. «Faccio solo ciò che mi sento addosso», spiega. «I concerti sono i miei spazi naturali, lì mi diverto, improvviso, abbraccio il pubblico, scendo tra la gente». Eppure, la richiesta di visibilità è una costante: «Qualcuno mi dice che dovrei farmi vedere di più. Ma io mi diverto da Bollani, imparo da Massini. È questo che conta».

La verità è che Concato non ha mai rincorso la celebrità. Ne è testimone la sua carriera, fatta di grandi successi ma anche di scelte artistiche precise, quasi controcorrente. Come quando nel 1982 pubblicò Domenica bestiale, brano diventato l’inno dell’amore borghese e malinconico. «L’ho scritta in 25 minuti, ero innamorato pazzo di mia moglie. Gino Paoli mi disse: “Non te ne libererai più”». E aveva ragione. Anche se per un periodo Concato provò a metterla da parte, fu proprio un fan a ricordargli quanto quella canzone fosse parte della sua identità: «Mi disse: “Avrei pagato solo per sentirla”. Allora ho capito».

Oggi, nei suoi concerti, Concato trova un pubblico che si rinnova. «Certo, ci sono i fedelissimi tra i 50 e i 70 anni, ma ci sono anche tanti ragazzi. Rimango sorpreso, e loro mi dicono: “Ci sono tanti tipi di musica”». È un segno dei tempi, in cui le playlist e le piattaforme digitali permettono scoperte trasversali e nuove connessioni tra generazioni.

Concato, del resto, ha sempre fatto una musica poco etichettabile: un pop raffinato, intriso di jazz, ironia e poesia urbana. Lo dimostrano pezzi come Fiore di maggio, scritta per la nascita della figlia Carlotta, o come 051/222525, dedicata a Telefono Azzurro, canzone pioniera per il tema delicato dell’infanzia violata. «L’ho scritta dopo aver visto un manifesto mentre ero in macchina a Milano. Quel faccino martoriato in mezzo alle pubblicità mi ha colpito. Ci ho pensato a lungo prima di metterla in musica».

In un’epoca in cui i cantautori sembrano sempre meno centrali, Concato mantiene viva una tradizione che guarda alla sostanza. E prova anche un certo ottimismo: «Mi sembra che qualcuno oggi tenti di tornare all’armonia e alla melodia. Non siamo ancora lì, ma ho fiducia». Cita Niccolò Fabi, Samuele Bersani, nomi che per lui conservano autenticità e stile riconoscibile.

Tra i colleghi con cui ha condiviso esperienze significative ricorda con affetto Lucio Dalla, Pino Daniele, Angelo Branduardi, Pierangelo Bertoli. Ma ammette anche qualche rimpianto: «Non mi sono cercato abbastanza le collaborazioni. Dovevo essere più attivo, anche se sono un solitario. Ho perso qualche treno, ma sono felice di quello che ho fatto. E riempire ancora i teatri è per me un successo straordinario».

Esperienza non facile, invece, quella del 2004 accanto ad Anna Oxa.

«Lei è molto brava ma il problema era la scarsa comunicazione. È stato tutto molto difficile, ero convinto che fosse diversa, anche lei forse lo pensava di me. Ho cercato di mettere una pezza perché volevo portare a casa il tour: lo spettacolo era bello, forte, piaceva molto alle varie tifoserie, all’inizio eravamo titubanti. Non abbiamo dato seguito, si pensava di fare un dvd col meglio, ma fummo costretti a rinunciare perché c’erano troppi conflitti».

Nella voce di Concato c’è oggi la stessa ironia gentile di sempre, e un rispetto profondo per il pubblico. È forse questo che lo rende ancora così rilevante: la sua musica, pur attraversando decenni, resta fedele a se stessa e a chi la ascolta. Domenica bestiale, Fiore di maggio, Rosalina, Tienimi dentro te: non sono solo brani di repertorio, ma piccoli racconti di vita, malinconici e luminosi insieme, come certe domeniche che si vorrebbe non finissero mai.

📢 Segui iMusicFun su Google News:
Clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”

🔔 Non perderti le ultime notizie dal mondo della musica italiana e internazionale con le notifiche in tempo reale dai nostri canali Telegram e WhatsApp.