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Fabri Fibra racconta Milano, il rap italiano e il nuovo singolo Milano Baby con Joan Thiele e ribadisce il no a Sanremo.

Fabri Fibra non salirà mai sul palco dell’Ariston. Lo ha detto chiaramente in una recente intervista a Vanity Fair, spiegando: «Non credo che sia il mio posto. Non è che rifiuto Sanremo: è che la mia musica è politicamente scorretta e lì non ha motivo di esserci».

Eppure, a quasi cinquant’anni, Fabrizio Tarducci – questo il suo vero nome – continua a rappresentare un punto di riferimento assoluto per il rap italiano. Con il nuovo singolo Milano Baby, che vede la collaborazione di Joan Thiele e un videoclip con protagonista Pilar Fogliati, Fibra torna a raccontare una città che «mi ha dato tanto e tolto tutto».

Nato a Senigallia, Fibra descrive la provincia come un luogo «dove non c’è futuro» e da cui era necessario fuggire per inseguire le proprie ambizioni. «A Milano, finalmente, ero tra i miei simili», ricorda. Qui, dopo anni di difficoltà, arrivò la svolta con Tradimento (2006), l’album che riportò l’hip hop al centro della scena italiana. «Mr. Simpatia e Tradimento sono stati l’11 settembre della musica italiana: serviva riportare attenzione sul rap, e senza volerlo avevo trovato la chiave».

Rispetto agli esordi, oggi Fabri Fibra riconosce che il mercato è cambiato: «Con l’arrivo di Spotify e soci sono le major che inseguono i gusti del pubblico, per lo più giovanissimo. Noi all’epoca non avevamo neanche gli spazi per farci ascoltare». Guardando ai nuovi artisti, ammette: «Se ci fosse stato allora, forse mi sarei perso dietro ai numeri. Io ho provato il brivido che fosse tutto finito prima ancora di cominciare».

Nonostante le mode e le hit estive, Fibra resta convinto che «le canzoni che resteranno davvero sono quelle che hanno qualcosa da dire, quelle che fanno sentire meno soli». Lo ha dimostrato fin dal 2006 con Applausi per Fibra, brano che univa sonorità radiofoniche a testi duri e autobiografici.

Il prezzo del successo è stato alto: rapporti familiari interrotti, nessuna paternità e una vita interamente assorbita dalla musica. Ma il bilancio è positivo: «Questa vita è da film, mi ha salvato dal vuoto e dall’autodistruzione».

Oggi, guardando al futuro, Fabri Fibra non pensa al ritiro: «Scopriremo strada facendo se si può fare rap a cinquant’anni. Io dico di sì: conta avere delle cose da dire, e più si va avanti più ne ho».

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