Ghali

Il rapper milanese Ghali attacca la scena italiana accusando i colleghi di silenzio sulla questione palestinese. Secondo l’artista, «il rap è morto, è tutto un gran teatro» perché chi non prende posizione su Gaza non può definirsi rapper.

Per Ghali, le scuse addotte dai colleghi – dalla complessità della questione alla volontà di non parlare di politica sui social – sono solo alibi. In un lungo sfogo su Instagram, individua tre motivi principali dietro il silenzio: disinteresse, paura di perdere soldi e lavoro, o addirittura sostegno implicito al genocidio.

Il rapper insiste: senza un impegno concreto a favore della Palestina, il genere perde la sua essenza, riducendosi a pura forma estetica. «Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smettere di avercela con gli sbirri», ha dichiarato.

Secondo Ghali, la vera speranza non risiede nei palchi né nelle classifiche, ma nelle piazze italiane che hanno manifestato a favore di Gaza. «L’Italia è attiva, l’Italia è in piazza e la Flotilla passerà alla storia», ha detto, sottolineando come il genocidio in Palestina avrà conseguenze anche sull’arte e sulle generazioni future.

Concludendo, il rapper ha rivolto un appello ai politici: «Chi ve lo fa fare di vivere una vita ai piani alti della società senza servire il Paese? Così diventate complici di un genocidio».

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