Il 30 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale del Jazz, istituita dall’UNESCO nel 2011 per riconoscere il ruolo fondamentale che questo genere ha avuto – e continua ad avere – nella promozione del dialogo, della libertà di espressione e della diversità culturale. Per l’occasione, abbiamo selezionato 10 brani simbolo del jazz, vere e proprie pietre miliari che ne raccontano l’evoluzione, lo spirito e il linguaggio universale.
Giornata Internazionale del Jazz: 10 brani simbolo per celebrare un genere senza tempo
1. Miles Davis – So What (1959)
Apertura leggendaria dell’album Kind of Blue, So What è uno dei manifesti del jazz modale. Un brano essenziale e rivoluzionario che rappresenta il genio innovatore di Miles Davis.
2. John Coltrane – My Favorite Things (1961)
La rivisitazione di Coltrane del celebre brano tratto da The Sound of Music è un capolavoro di improvvisazione e lirismo che ha ridefinito il concetto stesso di standard jazz.
3. Louis Armstrong – What a Wonderful World (1967)
Simbolo di speranza e umanità, la voce inconfondibile di Armstrong rende questo pezzo un inno universale, capace di toccare ogni ascoltatore.
4. Duke Ellington – Take the “A” Train (1941)
Composto da Billy Strayhorn, fu il brano d’apertura di innumerevoli concerti di Ellington: un treno in corsa che rappresenta tutta l’energia dello swing.
5. Charlie Parker – Ornithology (1946)
Pezzo cardine del bebop, Ornithology incarna la complessità ritmica e la velocità di pensiero che resero Parker un gigante della musica moderna.
6. Billie Holiday – Strange Fruit (1939)
Con la sua voce intensa e struggente, Billie Holiday denuncia il razzismo nel Sud degli Stati Uniti. Una delle canzoni più potenti e significative del Novecento.
7. Thelonious Monk – ’Round Midnight (1944)
Uno degli standard jazz più interpretati di sempre. Monk, con il suo stile pianistico unico, ha saputo fondere malinconia e brillantezza armonica.
8. Ella Fitzgerald – Summertime (1957)
La regina dello scat dà una nuova vita al classico di Gershwin. Virtuosismo vocale e feeling puro in una delle versioni più amate di sempre.
9. Herbie Hancock – Chameleon (1973)
Con Chameleon, Hancock abbraccia il jazz-funk. Il groove ipnotico del pezzo ha ispirato generazioni di musicisti e ha reso il jazz accessibile a un nuovo pubblico.
10. Chet Baker – My Funny Valentine (1954)
La voce fragile e intimista di Baker rende questa ballad un capolavoro di delicatezza e introspezione, ancora oggi capace di emozionare profondamente.
Il jazz è un linguaggio vivo, aperto, in costante trasformazione. Questi dieci brani rappresentano solo una piccola parte di un universo vasto e affascinante. Il 30 aprile è l’occasione perfetta per (ri)scoprirlo, celebrando i maestri del passato e i talenti del presente che continuano a farlo vibrare in ogni angolo del mondo.
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