Giovanni Allevi continua a far vibrare l’anima del mondo con la sua musica, anche nei giorni più difficili; in un’intervista ha parlato di Papa Francesco. Compositore e filosofo, alle prese da tempo con un mieloma multiplo, ha trovato nella fragilità la chiave di una nuova spiritualità. E a indicargli la via è stata anche la figura di Papa Francesco, a cui oggi dedica parole di profonda ammirazione e gratitudine. «Nulla ti dona la consapevolezza della sacralità della vita come la sofferenza», afferma in un’intervista ad Avvenire, riflettendo sul potere della fragilità condivisa.
L’emozione del primo incontro con il Pontefice resta incisa nella memoria del maestro: «Dopo un mio intervento musicale in piazza San Pietro, mi dissero che avrei potuto incontrarlo. Nella confusione non ci fu tempo per parlare, ma quel sorriso non posso dimenticarlo». Un istante sospeso, che nel tempo si è trasformato in connessione profonda. «Papa Francesco ha fatto esperienza del dolore e questo lo ha connesso maggiormente non solo a me, ma a tutte le persone che soffrono».
Allevi riconosce nel Pontefice argentino una figura rivoluzionaria, capace di ribaltare le logiche del potere con la forza dell’umiltà. «Mi ha colpito il suo essere distante dai cerimoniali e dalle logiche di status. È proprio questa la rivoluzione di cui l’umanità ha bisogno: essere vicini ai più deboli, ai malati, agli emarginati».
La musica, per Giovanni Allevi, condivide lo stesso potere delle parole di Papa Francesco: è un linguaggio universale, una luce che attraversa il tempo. «La sua voce continuerà a parlarci, come un’opera d’arte che non esaurisce mai la propria bellezza». E ricorda parole come “Chi sono io per giudicare?” o “Le pareti degli ospedali hanno ascoltato più preghiere sincere di molte chiese” come veri e propri “lampi di umiltà” che accompagnano l’umanità verso una nuova consapevolezza.
Il compositore, che ha preso parte lo scorso dicembre allo speciale di Rai 1 Notte di Natale, riflette anche sul significato della speranza. «È uno stato dello spirito necessario. Non spero più di guarire, perché le statistiche dicono di no. Ma spero di vivere intensamente ogni secondo, senza sprecare la minima goccia di bellezza che la vita mi dona».
La sua missione, oggi più che mai, è la stessa che attribuisce al Papa: «Mettere in contatto cielo e terra, spirito e corpo, buio e luce». E per il futuro, soprattutto dei giovani, auspica un cambio di prospettiva: «Spero che possano tornare a vedere il domani non come una minaccia, ma come un’avventura entusiasmante. Non si tratta di riconoscimento esterno, ma di ascoltare ciò che muove il cuore».
Con la musica come bussola e la spiritualità come compagna di viaggio, Giovanni Allevi ci ricorda che anche nella fragilità si può trovare la forza per elevare lo spirito e, come un’armonia perfetta, unire il visibile e l’invisibile.

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