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Il Volo: “Solo ora il nostro rapporto è cresciuto in intimità e discussione”

Il Volo Tutti per Uno

Piero, Ignazio e Gianluca, ovvero Il Volo, molto probabilmente in gara al Festival di Sanremo 2024, in un’intervista ripercorrono la carriera, ma guardano al futuro.

Tutti e tre abbiamo conosciuto la musica in maniera naturale, a nostra insaputa, senza conservatorio.”

Spiegano al Corriere della Sera.

A 14-15 anni, dopo essere stati scoperti in tv, abbiamo fatto tre mesi negli Usa, siamo stati catapultati non in un mondo nuovo, ma in un mondo assurdo, sacrificando l’adolescenza, gli amici, la famiglia. […] Viviamo in un mondo in cui si vogliono i risultati immediati con il minimo della fatica. A noi è cambiata la vita in maniera talmente repentina, senza gavetta, che nemmeno ce ne siamo accorti. Poi arrivano l’impegno e l’ambizione.”

Un pensiero, poi, al tempo trascorso insieme e al successo.

Abbiamo passato più tempo tra noi che con le nostre famiglie. Ci siamo formati a vicenda, è come se sul palco indossassimo una maschera: ma il pericolo è di tenere la maschera anche quando non cantiamo, perché capita raramente di stare insieme per divertirci. Solo ora, maturando, il nostro rapporto è cresciuto in intimità e discussione.

[…] Il successo è difficile da gestire, anche con le famiglie. Non tutto è bellissimo, specialmente se si comincia da piccoli. La nostra fortuna è di non essercene accorti. Viviamo della nostra passione e questo supera la stanchezza e lo stress.”

Un pensiero, poi, al pubblico che segue Il Volo.

Spesso ci dicono: siete i figli che tutti vorrebbero. Forse il messaggio è arrivato nella forma più naturale. […] Essere nostalgici è stata la nostra fortuna con il pubblico adulto, ma nel tempo può essere una condanna. Infatti stiamo lavorando su canzoni inedite per andare avanti nei prossimi vent’anni. Non siamo più Il Volo dell’inizio, quando cantavamo tutti allo stesso modo. Possiamo fare tante cose.

Dal 2009 al 2015 in Italia ci conoscevano solo le mamme e le nonne, poi con l’inedito e con la vittoria a Sanremo tutto è cambiato, abbiamo avvicinato anche i giovani. Io non avrei mai ascoltato un coetaneo che cantava O’ sole mio. All’estero abbiamo trovato le persone che impazziscono per il bel canto. Non italiani all’estero: in Giappone non ce ne sono, sono giapponesi che amano l’Italia. […] Siamo riusciti a tener viva la tradizione. Ora è il momento di lavorare su una musica nuova, sempre mantenendo quel po’ di tradizione.”

Infine un pensiero ai fatti di cronaca delle ultime settimane.

Non è la donna che deve difendersi dall’uomo, è l’uomo che deve cambiare. Prima di lavorare sull’istruzione dobbiamo lavorare su educazione e sensibilità, ma spesso i primi ad averne bisogno sono i genitori. E chi li educa gli adulti?

[…] I maschi tendono a nascondere le proprie emozioni, la poca autostima sfocia in rabbia e violenza perché non gestiscono l’emotività e la fragilità, non chiedono aiuto al momento opportuno. […] È come se la fragilità fosse un difetto per l’uomo. Il maschio non può piangere…”

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