Dutch Nazari è ormai una delle voci più originali della nuova scena italiana, capace di muoversi tra rap e cantautorato con uno stile personale e riconoscibile.
Dopo un periodo di ricerca e sperimentazioni, l’artista torna con Guarda le luci amore mio, il suo quarto album in uscita per Woodworm. Un lavoro che conferma la sua scrittura letteraria e raffinata, dove lirismo, critica sociale e ironia si intrecciano in equilibrio. Dutch racconta un presente fatto di contrasti, osservazioni quotidiane e riflessioni intime, trasformando immagini semplici in visioni potenti. Il disco segna un ulteriore passo avanti nel suo percorso, alla ricerca di nuove forme e nuovi linguaggi. Tra collaborazioni di rilievo e una tracklist pensata come un racconto, Guarda le luci amore mio si candida a essere uno dei progetti più maturi e rappresentativi della sua carriera.
Questa la tracklist.
1. Guarda le luci
2. Gasati un mondo (feat. Willie Peyote)
3. Sabato sera
4. L’eroe
5. Tutti i pesci
6. Contrappunto
7. Passeggeri (feat. Levante)
8. Fatto male
9. Anche la luna
10. L’Islanda
11. Von Der Leyen (Freestyle)
Qui il link per l’acquisto di una copia fisica dell’album.
Dutch Nazari presenterà il disco in un instore tour. Qui il calendario.
Intervista a Dutch Nazari, il nuovo album “Guarda le luci, amore mio”
Dutch, cosa rappresenta “Guarda le luci amore mio” nel tuo percorso artistico?
È un nuovo tentativo di esprimermi attraverso la musica. Ogni disco per me è una tappa di un percorso, un esperimento che mi permette di capire meglio chi sono e cosa voglio comunicare. Guarda le luci amore mio rappresenta un’evoluzione naturale, il risultato di un processo di riflessione continua su ciò che funziona e su ciò che posso migliorare.
Rispetto ai tuoi lavori precedenti, in che cosa senti di essere cresciuto?
C’è stata un’evoluzione costante. Sono partito da una scrittura molto legata al rap e piano piano ho iniziato a sperimentare altre metriche, altre forme di canzone. La sfida è stata sempre quella di non perdere il liricismo, cioè la capacità di dire esattamente quello che voglio dire. In questo disco mi sento particolarmente soddisfatto di come sono riuscito a trovare un equilibrio tra narrativa e musica.
Dal punto di vista delle tematiche, hai seguito una regola particolare?
Sì. Mi sono imposto di non cadere nel generico, soprattutto parlando d’amore. È un tema fondamentale, ma rischia di diventare banale se affrontato in modo superficiale. Ho preferito concentrare la mia storia personale in un brano dedicato a Giada, la mia fidanzata, e per il resto del disco ho scelto di esplorare altre sfaccettature della realtà, provando a raccontare osservazioni e riflessioni concrete.
Il titolo dell’album richiama un libro. Come è nata questa ispirazione letteraria?
Sono arrivato al libro Guarda le luci amore mio di Annie Ernaux tramite un’altra lettura, L’arte di ascoltare i mondi possibili di Marianella Sclavi. L’ho trovato nella bibliografia e l’ho preso quasi alla cieca. Poi ho scoperto che Ernaux è una scrittrice straordinaria, premio Nobel per la letteratura. Il suo diario di osservazioni nei supermercati mi ha colpito: attraverso la quotidianità racconta una società che mercifica tutto. E io mi sono detto: in fondo scrivere un disco oggi non è molto diverso, è come fare un diario di osservazioni dentro il supermercato della nostra epoca.
Nel singolo “Guarda le luci” descrivi un contrasto forte tra quotidianità e tragedie globali. Come hai lavorato su queste immagini?
È un fatto tecnico della scrittura: invece di descrivere l’intenzione, descrivo ciò che vedo. Non dico “siamo circondati da oggetti inutili”, ma descrivo gli oggetti stessi. Questo crea un cortocircuito: sullo stesso piano convivono la maglietta su uno scaffale e una guerra in diretta streaming sul telefono. È la realtà che viviamo, dove convivono distrazioni e tragedie, e io mi limito a metterle vicine.
In fondo però il disco lascia un messaggio intimo e affettivo: stringersi, tenersi stretti. È questa la chiave di lettura del progetto?
Credo di sì. Non volevo parlare d’amore in senso generico, ma piuttosto di amore come cooperazione, come capacità di collaborare insieme. L’amore non è solo desiderio o possesso: è anche un modo di stare nel mondo.
Dal punto di vista musicale, il disco ha forme di canzone più classiche, ma senza perdere la tua identità narrativa. Come sei riuscito a trovare questo equilibrio?
È frutto di anni di ascolto attento. Ogni volta che una canzone mi piace, cerco di capire perché, e se qualcosa non mi convince provo a spiegarmelo. Questo esercizio costante mi ha permesso di acquisire consapevolezza e strumenti per crescere. L’identità resta, ma cerco di farla dialogare con nuove possibilità musicali.
Parliamo delle collaborazioni. Hai coinvolto Willy Peyote e Levante: due contributi molto diversi. Come li hai scelti?
Ero molto coinvolto nelle canzoni e cercavo la voce giusta per portarle dove volevo. In Gasato il mondo avevo bisogno della penna tagliente di Willy, in Passeggeri invece la dolcezza e la visione poetica di Levante. La sua voce calda ha dato un colore unico al brano. L’ultimo ritornello cantato insieme credo sia uno dei momenti più belli del disco.
La tracklist si chiude con “Von Der Leyen freestyle”, un manifesto del tuo stile. Perché proprio in chiusura?
Era già uscito online, e rappresenta bene questa fase della mia scrittura. Avrei potuto metterlo all’inizio, ma mi sembrava più giusto in fondo, come una postilla, un appunto finale che sintetizza il senso del disco.
Il pubblico che ti segue è cambiato molto dai tempi di Amore povero. Che sensazioni hai dal vivo?
Ho visto una trasformazione importante: da un pubblico quasi tutto maschile tipico del rap italiano, siamo arrivati a una platea più variegata, metà uomini e metà donne. È un’evoluzione che mi ha fatto molto piacere e che continua a crescere.
Se dovessi fare un bilancio, cosa ti rende più orgoglioso oggi della tua musica?
Due cose: quando qualcuno mi dice che sono riuscito a esprimere qualcosa che anche lui sentiva ma non sapeva come dire, e quando vedo la gente muoversi sotto al palco. Io vengo dall’hip hop, e per me la festa, l’energia, devono sempre convivere con la ricerca lirica. La mia ambizione è proprio questa: unire profondità e leggerezza.
Il nuovo disco e tutta la sua narrazione dallo studio approderanno ancora sul palco, con GUARDA LE DATE AMORE MIO, rafforzando la vera e propria comunità che Dutch Nazari ha costruito negli anni, affermandosi come una delle voci più originali e letterarie della nuova scena italiana.
Sarà l’occasione per Dutch per ritrovare i suoi fan, dopo il tour estivo Una volta ogni tanto ci andrei e presentare dal vivo il nuovo lavoro discografico. Sul palco con lui Sicket (basso/chitarra), che con Dutch ha prodotto il nuovo disco, confermando il sodalizio che li unisce da molti anni, Marco Campanale (batteria) e Luigi Ferrara (chitarra/synth/tastiere). Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
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