La nostra intervista a Enula Bareggi, in arte Enula, alla vigilia dell’uscita del nuovo singolo “Big Bang“, fuori per Universal Music Italy a partire da venerdì 17 maggio.
Il brano (qui il link per l’ascolto) coglie l’essenza del vivere nel presente e della natura dei ricordi, attraverso le molteplici sfaccettature del tempo e la percezione soggettiva della sua velocità.
Vivere nel presente è cruciale, il tempo, sebbene astratto, è tangibile sulla pelle, suscitando interrogativi sul suo scorrere incessante. Enula riflette così il desiderio umano di un paradiso senza dover affrontare la morte, in cui l’opera meravigliosa della vita, con il suo dolore e la sua gioia, si manifesta in una singola, intensa esplosione di esperienza umana.
Intervista a Enula
Da quali riflessioni è stata ispirata la nascita di questo pezzo?
«La cosa strana è che la canzone che ho ascoltato prima di scrivere “Big bang” è stata “Summer on a Solitary Beach” di Franco Battiato. Non so come, ma quella canzone mi ha portato a comporre questo nuovo singolo, che poi è completamente diverso, perchè alla fine non c’entra niente. Probabilmente hanno in comune uno stile molto etereo, soprattutto nella parte introduttiva, mentre poi mi sono spostata in atmosfere dance. Il testo è stato favorito da una domanda mi faccio da sempre: come morirò? Cioè, che cosa c’è oltre e che cosa c’è dopo. E se tutto quello che avrò fatto nella vita resterà in qualche forma oppure no».
Questo pezzo mi ha fatto anche parecchio riflettere su un concetto, perché per Big Bang si intende l’esplosione che ha dato vita all’universo e il termine si associa spesso all’inizio, senza sapere cosa ci fosse stato prima. Quindi, in qualche modo, può rappresentare sia l’inizio che la fine di un qualcosa…
«Infatti, se parliamo di fine si fa riferimento sempre a un nuovo inizio e così via, perché poi chi lo sa cosa c’era prima o che cosa ci sarà dopo. Anche banalmente parlando della vita durante la gravidanza di un bambino, quella per il feto, tutta la sua vita dal momento in cui nasce, sembra quindi un trauma, una fine, poi in realtà è tutto un altro mondo, quindi ogni fine poi rappresenta un inizio. E comunque chissà quanto dura, magari sta ancora esplodendo tutto. Ci sono parti dell’universo in cui si sente ancora l’eco del Big Bang, quindi quell’esplosione, da qualche parte, è ancora in atto. Questo ci insegna che, alla fine, il tempo è relativo».
Tra le righe del brano c’è anche il tema tempo, per l’appunto, un concetto molto soggettivo anche quello, no?
«Il presente è comunque sempre legato ai ricordi, perché se non vivi quello che ti capita rischi che diventa subito parte del tuo passato, nel senso che svanisce. Nel mio caso specifico, la meditazione mi aiuta molto, anche se non sono molto costante, quindi a volte medito e a volte no, però è difficile anche per me collegarmi sempre al momento presente, cioè all’istante. Anche perchè siamo costantemente bombardati dalla tecnologia, questa è ancora un’epoca in cui risulta difficile restare concentrati. E poi, diciamo che parlo anche del paradiso in questa canzone. Tutti vogliono raggiungerlo ma nessuno è disposto a morire per farlo, quindi è un controsenso, no? Perché c’è sempre la paura di quello che arriva dopo, in più abbiamo un istinto di sopravvivenza che ci spinge a rimanere attaccati a questa vita, anche se a volte ci lamentiamo perchè qualcosa non ci piace».
Per concludere, mi incuriosisce chiederti a questo punto del tuo percorso quali pensi siano i tuoi punti di forza e i punti su cui magari puoi ancora crescere e migliorarti?
«Sicuramente il mio punto di forza sono i live, le performance dal vivo. È bellissimo fare concerti a teatro perché è come stare nella propria cameretta, in più si ha un rapporto molto diretto con il pubblico, perchè riesci a vedere in faccia le persone. Tra i miei punti deboli, invece, c’è sicuramente è il fatto che io sono persona abbastanza confusa, anche se posso sembra di primo acchito una con le idee chiare, ma in realtà non lo sono affatto. Mi ritengo discontinua e dispersiva, perché vorrei fare tante cose e a volte mi ci perdo perché cerco di inseguire più talenti artistici. Ad esempio, attualmente sto scrivendo anche un libro. Ecco, forse dovrei canalizzare meglio le idee e capire cosa è meglio fare, anche se non è facile. ».
Videointervista a Enula
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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