Giacomo Maiolini, lungimirante discografico hit-maker, con centinaia di successi e milioni di dischi venduti in tutto il mondo, ha posizionato la sua label Time Records tra le più importanti e influenti del panorama internazionale.
Tante le intuizioni dell’imprenditore bresciano e le collaborazioni con i più importanti nomi della scena dance, che lo hanno portato a conquistare innumerevoli dischi di platino, di diamante, e 5 Grammy Awards.
Maiolini è uno dei padri fondatori della musica High Energy-Eurobeat e ha conquistato il mercato giapponese con oltreduemila dischi prodotti, raccolti in album compilation che hanno generato numeri di vendita straordinari, creando un fenomeno di costume, tanto da essere chiamato “King of Eurobeat”.
È l’unico discografico italiano ad essere stato per ben 4 volte al numero 1 delle classifiche di vendita inglese: con The Outhere Brothers (Don’t stop (Wiggle Wiggle) e Boom Boom Boom); The Tamperer feat. Maya (Feel it) e Black Legend (You see the Trouble with me).
Nel 1992, è stato l’ideatore della compilation “Deejay Parade” (in diversi volumi e declinazioni), legata al famoso omonimo programma radiofonico in onda su Radio Deejay, oltre che artefice della reunion del “Deejay Time”.
Quest’anno ha portato Sanremo due “numeri uno”: Bob Sinclar e Gigi D’Agostino.
Giacomo Maiolini ha ideato WAVE, singolo nato dalla collaborazione tra i deejay tedeschi Fast Boy e Raf, un brano nuovo con un testo inedito in cui Raf ricanta il riff di Self Control, di cui quest’anno ricorrono i 40 dall’uscita.
Intervista a Giacomo Maiolini
Com’è nata l’idea di Wave?
Questo brano nasce una sera a cena con Raf quattro anni fa. Io ho sempre avuto l’idea di rifare Self-Control, in quanto è un brano che ricorda la mia gioventù e proprio quando usciva nell’84, io iniziavo la mia carriera discografica. Nella mia testa non si trattava di rifarla pari pari, ma di usare delle parti originali e scrivere una canzone nuova. Poi la pandemia ha frenato tutto e ci siamo ritrovati quest’anno con l’idea di lavorarci. Ho pensato di coinvolgere Rose Villain, vista la sua perfetta conoscenza e padronanza della lingua inglese. Inizialmente ha detto sì, poi c’è stato un lungo tira e molla e avremmo dovuto lavorarci subito dopo Sanremo. A marzo, però, mi hanno chiamato dicendo che… si sentivano stanchi e preferivano andare in vacanza. Allora ho iniziato a coinvolgere alcuni produttori e autori internazionali e poi mi è arrivata la versione dei Fast Boy e ho pensato subito fosse bellissima. Ho contattato Raf, che l’ha apprezzata e… eccoci qua.
Il valore aggiunto del brano è proprio legato a questa scelta di proporre una canzone diversa, attualizzando Self Control.
Per me sarebbe stato impossibile, improponibile pensare a una full cover. In questo momento vanno le interpolazioni, ovvero l’inserimento del brano originale in una canzone nuova.
In questo periodo c’è un grande ritorno agli anni ’80 e ’90, ma qual è il tuo punto di vista sulla scena musicale odierna?
Io penso che la creatività sia a un livello molto basso, tant’è che Wave lo dimostra. Si tende sempre più spesso a scrivere canzoni su successi del passato. Parlo in generale, è un momento un po’ particolare a livello di creatività.
L’apprezzamento della musica dance l’abbiamo visto in maniera molto chiara anche quest’anno a Sanremo. A parte Bob Sinclair e Gigi D’Agostino, l’attitudine uptempo delle canzoni in gara ha dimostrato un’attitudine comunque a quel mondo.
In questo è stato bravo Amadeus, secondo me, a intuire questo spostamento e andare in quel mondo lì, tant’è che quando gli ho proposto di ospitare Bob Sinclair e Gigi D’Agostino, gli è piaciuta subito l’idea.
Tu pensi agli anni ’90 con nostalgia o con la consapevolezza dei tempi che cambiano?
Consapevolezza dei tempi che cambiano. Io non mi soffermo mai sulle cose, raggiunto un obiettivo, proseguo per conquistarne un altro. Questo lo dimostra il fatto che noi quest’anno festeggiamo 40 anni della nostra etichetta.
Parlando ancora di anni ’90, Max Pezzali ha recentemente proposto la canzone “Discoteche abbandonate”. Cosa pensi di quel mondo che oggi non c’è più?
Fa parte del cambiamento dei tempi. Dispiace, è stato un momento della vita, ma le cose vanno avanti e cambiano purtroppo.
Secondo te, qual è il motivo di questa disaffezione nei confronti delle discoteche?
Per la maggior parte in quegli anni, funzionavano le cosiddette discoteche commerciali, dove la gente si divertiva con la musica. Poi c’è stato sia il cambio generazionale che il cambio dei locali, della musica, la nascita di tanti filoni musicali, più o meno underground, che ha portato alla chiusura di queste grandi discoteche dove ci si andava per divertirsi con la musica.
Tu sei riuscito a conquistare due mercati completamente differenti come quello inglese e quello giapponese, ma qual è il segreto per essere credibili musicalmente a latitudini così diverse?
Il mercato giapponese è stato un po’, come si può dire, una conquista miliare. Lì ho creato un filone musicale, l’eurobeat, che in Giappone è diventato un fenomeno di cultura e di società, tant’è che lì ho vinto anche 5 Grammy Award e ho creato questo movimento musicale che è durato circa 20 anni. Chiaramente poi quando c’è stato in Europa l’avvento della musica house, ho seguito anche quel filone, iniziando anche lì a mietere successi internazionali.
Oggi qual è l’aspetto del tuo lavoro del quale sei più orgoglioso?
Quello di scoprire un artista sconosciuto che poi fa successo a livello mondiale. Soprattutto mi piace molto quando tu credi in un disco o in un artista che non vuole nessuno e poi questo esce e fa il successo mondiale. Chiaramente il nostro è un mondo particolare perché, se il disco ha successo, è merito dell’artista, se non ha successo è demerito dalla casa discografica.
Qual è il traguardo che ancora non hai raggiunto e che vorresti raggiungere nella musica?
Io penso sempre a fare bene il mio lavoro. Il mio lavoro è la mia passione, io vivo per quello e mi interessa fare le cose bene e chiaramente vincere più premi possibili, in quanto per me rappresentano il riconoscimento del lavoro. Tra l’altro a giorni avremo un disco d’oro in arrivo conquistato in Germania con Alex Gaudino per Destination Calabria, e in più disco d’oro anche in altri due o tre paesi.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
