Intervista a Ivan Cattaneo, che ha pubblicato esclusivamente in formato fisico “DUE.I”, il suo nuovo progetto multimediale diviso nelle due parti “Titanic-Orkestra” e “Un Mammifero che Canta“. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.
Un lavoro monumentale, un’opera totale che intreccia musica, pittura, scrittura, video e performance. Ivan Cattaneo torna con un progetto che celebra i suoi 50 anni di carriera e la sua instancabile ricerca artistica.
“DUE.I” è un’opera concepita come un vero e proprio scrignoche riunisce musica, letteratura, arte visiva e videoarte in un unico contenitore creativo, confermando la vocazione sperimentale e la natura duttile dell’artista, da sempre figura atipica e innovativa della scena culturale italiana. Con questo progetto Ivan Cattaneo realizza un lavoro composito e trasversale, pensato per superare le barriere tra i linguaggi espressivi e offrire al pubblico un’esperienza totale da leggere, ascoltare e guardare.
Grande attenzione al tema della diversità, trattato con la libertà e il sarcasmo che da sempre contraddistinguono il suo stile, intrecciando allo stesso tempo dimensione artistica e realtà in modo unico ed estremamente personale.
Il volume “DUE.I” si divide in due parti speculari, che corrispondono alle due anime del progetto: Titanic-Orkestra e Un Mammifero che Canta. Il volume (21×28 cm) racchiude 5 supporti – 4 CD e 1 DVD – che ne completano la struttura di opera d’arte multimediale.

Titanic-Orkestra è un concept album che reinterpreta la vicenda del celebre transatlantico attraverso 24 personaggi immaginari, ognuno dei quali prende voce in una delle 24 canzoni inedite scritte e interpretate dall’artista. Le storie dei protagonisti si mescolano tra loro e vengono narrate in musica e parole fondendosi in un’unica dimensione poetica. Questa prima parte include 2 CD audio con i brani inediti (compreso il singolo radiofonico “Saffo-Love” e il brano “Indifeso“) e 1 DVD che raccoglie i Tableau-Mouvants, lavori di videoarte realizzati dallo stesso Ivan Cattaneo e dedicati a ciascun personaggio, a testimonianza della sua ricerca continua sul rapporto tra suono e immagine.

Capovolgendo il volume si entra invece nella seconda parte intitolata Un Mammifero che Canta, un’autobiografia che ripercorre i 50 anni di carriera dell’artista. In questa sezione Ivan Cattaneo si racconta attraverso aforismi, poesie, racconti, fiabe surreali, opere pittoriche e fotografie, costruendo un autoritratto visionario e autentico, dove l’ironia diventa lo strumento per smorzare e allo stesso tempo amplificare la forza del messaggio. Completano il percorso altri 2 CD audio: il primo raccoglie 19 brani storici del suo repertorio, completamente riarrangiati e ricantati – tra cui “Polisex” e “Male Bello” – mentre il secondo propone i successi revival che lo hanno reso popolare anche presso il grande pubblico, come “Zebra a Pois”, “Una Bambolina che fa no no no” e “Il Geghegè”.
Intervista a Ivan Cattaneo, il nuovo progetto “DUE.I”
Ivan, partiamo dall’inizio: “DUE.I” è un progetto davvero complesso. Come nasce l’idea?
È un’opera omnia, davvero. Un progetto che ha due facce, proprio come un vinile. Da un lato c’è Titanic-Orkestra, un romanzo con tutti i personaggi che prendono posto sul Titanic, e a ciascuno di loro il mio alter ego dedica una canzone e un ritratto pittorico. Dall’altro lato c’è Un mammifero che canta, che celebra i miei 50 anni di carriera nel mondo della musica.
Dentro ci ho messo di tutto: aforismi, racconti, poesie, aneddoti piccanti della mia vita e di quella degli altri (perché non mi faccio mai i fatti miei!), e una galleria d’arte dei miei quadri. È come una scatola cinese, o una matrioska: apri e trovi sempre qualcos’altro.
Un lavoro che sembra anche un bilancio personale e artistico. Ti senti di aver racchiuso tutta la tua storia in questo progetto?
In parte sì, ma più che un bilancio è stata una necessità. Questo materiale ce l’avevo da tanto tempo, dovevo solo selezionarlo e renderlo fruibile.
Io non mi sono mai fermato, anche se faccio dischi “ogni cento anni”. Non volevo fare solo un album, ma qualcosa di più grande: quattro CD audio con 24 inediti, due dischi con i miei successi, un DVD con i video che io chiamo Tableau-Mouvants.
È un progetto multimediale, ma io la multimedialità la praticavo già nel 1977, quando feci Primo Secondo Frutta Ivan Compreso con il libro T.U.V.O.G.art. Ogni canzone era legata a un’immagine, a un quadro, a un sapore, a un oggetto da toccare. Ora ho solo reso tutto più complesso e maturo.»
Hai definito questo lavoro uno “scrigno creativo”. Cosa rappresenta per te oggi la libertà artistica?
La libertà è il filo conduttore della mia vita. Tutti noi attraversiamo le epoche — gli anni ’80, ’90, 2000 — insieme. Non è che uno rimane fermo in un decennio. Io ho vissuto e continuo a vivere il presente, anche quando guardo al passato.
A un certo punto ho sentito il bisogno di divulgare, di far uscire le cose dal cassetto, perché altrimenti diventano come una gravidanza isterica!
Ho trovato un discografico, Marco Rossi di Azzurra Music, che ha creduto nell’idea e ha partecipato con entusiasmo, come si faceva una volta. E così questo esperimento è diventato reale.
Un esperimento unico anche per il mercato italiano, che oggi è dominato dallo streaming. Ti è stato difficile proporre un progetto così “fuori dagli schemi”?
Sì, molto. Tanti discografici mi dicevano: “È bellissimo, ma impossibile da produrre oggi”. Viviamo di Spotify e di ragazzi che fanno musica al computer, non c’è più spazio per progetti complessi.
Ma proprio per questo io ho voluto fare l’opposto: un oggetto tangibile, fisico, che puoi toccare e custodire. Dentro ci sono video, CD, quadri, poesie, racconti. Non si esaurisce con un ascolto digitale, può durare una vita intera.
E non è disponibile online: lo trovi solo in formato fisico, proprio perché deve essere unico.
Hai persino deciso di personalizzare ogni copia del libro, giusto?
Sì! In ogni copia del libro c’è un mio quadro incompleto, che finirò davanti alla persona durante il firmacopie. Così ognuno avrà un’opera d’arte unica.
È vero, sarà una faticaccia — disegnare è diverso da fare un autografo — ma l’unicità è fondamentale. Viviamo in un mondo dove tutto è replicabile, digitale, effimero. Io volevo restituire il valore dell’oggetto fisico, tangibile, che puoi toccare, tenere sul comodino, leggere in bagno (ride).
Il digitale cambia, scompare: dai floppy disk ai CD, poi le chiavette… tutto finisce. Ma un libro resta per sempre.
Parliamo di “Saffo Love”, il singolo che apre il progetto. Da dove nasce e cosa racconta?
“Saffo Love” nasce da un’analisi molto precisa del mondo gay, ma vista da un’altra prospettiva. È la storia di un uomo gay che guarda al mondo lesbico, che è completamente diverso dal nostro.
Il gay, a modo suo, resta maschio: cacciatore, curioso, esploratore. Le donne gay invece sono più intimiste, i loro rapporti spesso durano di più, hanno una profondità diversa. Io ho voluto rendere omaggio a queste donne e dico nel testo: “Tu sei la donna che io invidio, perché vorrei avere la tua sicurezza, le tue palle. Io non ho le palle che hai tu”.
È un brano semplice ma con un significato profondo, un’autocritica e insieme un atto d’amore.
Musicalmente, “Saffo Love” mescola elettronica e poesia in modo equilibrato. Un segno della tua continua ricerca sonora?
Sì, assolutamente. L’arrangiamento è di Marco Ferracini, un vero genio. Abbiamo cercato un equilibrio tra l’elettronica e la poesia, due mondi apparentemente lontani che qui convivono.
E poi c’è il video, o meglio, il tableau move-on. Non li chiamo videoclip, perché quel formato è ormai vecchio. Volevo creare qualcosa di più artistico, come dei quadri che si muovono. È una forma visiva nuova, che amplifica il messaggio della canzone.
Questi “Tableau-Mouvants” fanno parte del cuore del progetto. Come è nata l’idea di costruire un intero universo narrativo attorno al Titanic?
Volevo raccontare 24 personaggi immaginari che salgono sul Titanic. Ciascuno ha la sua storia, la sua canzone, la sua voce.
Sì, è un progetto folle (ride), soprattutto per i tempi che corrono, ma la follia è sempre stata una mia cifra. Roberto Rossi, ex direttore Sony, mi disse una volta: “È un progetto magnifico, ma oggi impossibile da realizzare”.
E invece eccolo qui: un oggetto che sfida il tempo, le piattaforme, il mercato. È un’esperienza sensoriale e narrativa. Un esperimento totale.
Hai deciso di non distribuire il progetto in digitale. È anche una presa di posizione contro la smaterializzazione dell’arte?
Sì, è un atto di resistenza. Il digitale è comodo ma volatile. Io volevo creare qualcosa che restasse, che potessi toccare, odorare, vivere.
Il libro, per me, è l’unico luogo dove non c’è pubblicità, dove sei davvero libero. È un rifugio, uno spazio sacro.
E poi, diciamolo, la fisicità dell’oggetto d’arte è parte dell’esperienza stessa: è come avere tra le mani un piccolo museo personale.
Nel progetto c’è anche molta rilettura del passato: hai ripreso canzoni storiche, rielaborandole. Come ti sei approcciato a questo lavoro?
Sì, ho ricantato pezzi degli anni ’60 e li ho completamente trasformati. Per esempio, Nessuno può giudicare è diventata un brano reggaeton!
Ho voluto dare una nuova vita a quelle canzoni, renderle contemporanee, senza nostalgia.
C’è tanto passato, ma anche tanto futuro, perché il Titanic e i suoi personaggi del 1912 sono più moderni di molti di noi oggi. È un continuo dialogo tra epoche.
Nel progetto convivono ironia, spiritualità, erotismo e critica sociale. Come riesci a bilanciare tutti questi elementi senza perdere coerenza?
Non è stato difficile, perché ho semplicemente guardato dentro me stesso. Ho esplorato le mie compulsioni, le mie contraddizioni, le mie manie.
Viviamo in un mondo dove tutti vogliono apparire, essere famosi, essere “qualcuno”. Ma siamo sempre rivolti all’esterno, mai all’interno, e così non troviamo mai pace.
Io invece cerco di comunicare la mia verità, anche nelle sue imperfezioni. L’arte è questo: un modo per conoscersi, per riflettersi.
Dopo 50 anni di carriera, qual è l’aspetto della tua arte che ti rende più orgoglioso?
Non direi orgoglioso, direi soddisfatto. Perché per me fare arte è come respirare: non potrei farne a meno.
Scrivere, dipingere, comporre sono nutrimento, mi danno una ricchezza interiore che resta. Non è vanità, è necessità.
Cerco sempre di migliorarmi, ma non per arrivare primo: per cambiare, per scoprire cose nuove.
Un giorno dipingo un volto, il giorno dopo un animale, un paesaggio. L’importante è restare in movimento, restare vivi.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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