PRINCIPE

Intervista a Principe, in gara a Sanremo Giovani 2025 con il brano Mon Amour, sognando un posto all’Ariston…

Mon Amour è un brano dalla forte impronta pop e cantautorale. Accompagnata interamente da chitarre e batteria ritmata, il pezzo è arricchito da un ritornello travolgente pensato per conquistare ai primi ascolti.

La canzone è ispirata ad una relazione conclusa; i ricordi e la voglia di andare avanti, a metà strada tra uno spirito genuino e malinconico, sono il collante di una ballata energica e carica di vitalità.

Intervista a Principe, in gara a Sanremo Giovani 2025

Diamo il benvenuto a Principe, anzitutto cosa significa per te, per la tua crescita artistica e personale, anche umana, la partecipazione a Sanremo Giovani?

Diciamo che è stata una bella notizia, ci speravo tanto, sto ancora metabolizzando, dico la verità perché per me è una cosa veramente incredibile, io adesso cerco di godermela. Non posso che essere felice e gioioso, ovviamente l’ansietta c’è perché ci tengo tanto, però reputo anche che è una cosa bella che siamo qua perciò godiamocela.

Mancano pochi giorni alla sua esibizione, per te che giorni sono questi?

Non sto capendo nulla te lo giuro, ma non lo dico così a caso. Tra l’altro mai venute placche e mai sofferto di niente, annuncio Sanremo giovani arrivano placche e febbre a 39. Quindi in questi giorni mi stanno succedendo un po’ di cose. Poi è bellissimo perché da una parte non ho mai ricevuto così tanto affetto: la gente mi tagga nelle storie, canta “Mon amour”, bellissimi messaggi. E per me è già vinto, è stupendo. Quando la canzone arriva alla gente, per me la parte più bella. Quando le persone cantano le mie canzoni ho un’emozione, ed è la cosa più bella per me.

Qual è stato l’episodio, l’emozione che ha dato in “là” alla scrittura di questo pezzo?

Non so l’episodio preciso perché è nato in dieci minuti, lo giuro. Ero in cameretta con la chitarra, l’ho scritta così, chitarra e voce, in una decina di minuti. Poi ho scritto al mio produttore, gliel’ho mandata e mi ha detto di venire subito in studio, qualche giorno dopo l’abbiamo prodotta e quindi è una cosa spontanea, naturale.

È chiaramente dedicata ad una ragazza e con questa ragazza è andata male però la canzone mi ha portato a Sanremo giovani quindi guardiamo il lato positivo. Nonostante nasca tutto da una delusione il brano sta piacendo.

Dal testo al video il concept della canzone suggerisce “italianità”. Come mai un titolo in francese con un concept dalle atmosfere italiane, tipiche romagnole?

Il francese ovviamente è una lingua molto musicale, quindi mi è venuto proprio spontaneo.

Io davvero ogni tanto ho questa fortuna che è come se non fossi io scrivere i brani. In dieci minuti mi esce la canzone ma è come se io per quei dieci minuti sia frutto di un inconscio. Quindi non so perché ma “Mon amour” suonava proprio bene. Quindi è nata totalmente così.

Le campagne romagnole ci sono di brutto perché comunque ho abito lì quindi sì, questa area un po’ “campagnoleggiante” c’è.

Com’è stato lavorare alla produzione di questo brano?

Ormai è da tanti mesi che sto lavorando in studio per creare una linea da seguire. Sono molto contento perché la stiamo trovando, “Mon amour” fa parte di questa direzione ormai ho un team di lavoro, quindi ho dei produttori che sanno benissimo cosa mettermi addosso e mi cuciono perfettamente le cose.

Ovviamente non è solo merito mio questa canzone, ma anche del team che c’è dietro e di tutto il lavoro che stiamo facendo. Quindi produrla è stata anche quella spontanea, perché arrivato in studio, Faffa, il mio produttore, ha capito benissimo dove volevo andare e in poco l’abbiamo prodotta e secondo me le canzoni che nascono così sono quelle più vere ed è il motivo per cui la volevo portare a Sanremo giovani, perché secondo me la canzone è vera prima di tutto.

Nel brano non utilizzi né elettronica né synth, pensi che suonarla dal vivo sia differente rispetto alla registrazione in studio?

Secondo me non troppo. Io suono la chitarra anche se non l’ho mai studiata, anche un po’ il piano e sono molto fan del suonato. Poi secondo me se una canzone funziona con chitarra e voce allora funziona sempre. Se già con lo scheletro il pezzo regge, figurati con una produzione dietro.

Anche tutti questi mesi in studio, abbiamo fatto tante canzoni le abbiamo pensate anche per un’ottica live dato che è la parte che preferisco di più.

Quando siamo sul palco queste canzoni devono suonare e spero che suonino bene anche quando le si ascoltino in cuffia.

“Mon amour” è un singolo molto diverso dai primi in cui utilizzavi sonorità più elettroniche. Il cambio è una scelta istintiva od una direzione ben precisa?

Istintiva, all’inizio cercavamo una direzione, abbiamo provato l’elettronica con due o tre brani, però poi non mi riconoscevo. Io sono quello che suona con la sua chitarra in cameretta, io son quello. Quindi c’è stato un lavoro di gruppo e adesso “Mon amour” fa parte di questo grande lavoro.

Sono mesi che proviamo in studio tante canzoni e non vedo l’ora di farle sentire, di suonare in giro perché è la parte che preferisco.

Adesso sono veramente contento e fiero anche perché io mi sono sempre detto che se mai avessimo lavorato ad un EP – e ci stiamo lavorando – vorrei che fosse qualcosa che nessun altro può fare. Non perché sia un fenomeno, ma perché sono io.

È anche un traguardo di maturità aver trovate un’identità musicale con naturalezza? Ascoltandoti e basta?

Per me è fondamentale, è un traguardo. Oggi purtroppo c’è tanta fretta di arrivare ancora prima di capirsi.

Prima ci si capisce, ho vent’anni a mala pena so chi sono, quindi prima capiamoci e una volta che ho capito chi sono, provo ad arrivare dove voglio. Però se mi manca la parte del conoscermi, come faccio ad arrivare agli altri se non so chi sono io?

Mi sono detto prima di lavorare su me stesso e quando è il momento di andare si va e adesso si va.  

A proposito di identità, nella tua biografia musicale c’è anche l’amore e la passione per tanti cantautori che hanno fatto la storia dell’Emilia-Romagna e della musica italiana. C’è una canzone di qualche cantautore di Sanremo che ti ha segnato di più?

C’è una canzone importantissima per me, purtroppo si va indietro di anni: “Nel blu dipinto di blu” di Modugno. Piango quasi ogni volta che la sento, l’ascoltavo tanto da piccolo, l’ho scoperta 13-14 anni fa e già da piccolo mi emozionava e mi ricorda cose della mia infanzia, quindi quella canzone per me è incredibile.

L’anno scorso a Sanremo tra i finalisti c’erano tanti cantautori, secondo te cosa può dare oggi il cantautorato all’Italia?

Secondo me la musica in generale continuerà sempre ad arrivare quando c’è dentro della verità.

Il motivo per cui io continuo ad ascoltare le canzoni datate è perché quelle canzoni sono vere. E quando una cosa è vera e viene dal cuore non ha una data di scadenza.

Per me c’è la verità e la sincerità, se si dicono le cose con dell’autenticità prima o poi arrivano. 

Per te il 2025 è stato un anno molto importante: dall’apertura del concerto di Ligabue a Campovolo alla partecipazione a Sanremo giovani. Senti che il tuo sogno sta prendendo forma? E al tempo stesso avverti anche qualche paura?

Sono molto contento di tutte le cose che stanno accadendo e cerco sempre di stare con i piedi per terra e di godermi le cose. Non sono mai stato uno che si riusciva a godere il momento perché penso sempre al prima e al dopo.

Tra Campovolo e Sanremo giovani sto facendo tanta musica che mi piace. Voglio godermi il momento, non pensare troppo a cosa succederà dopo perché reputo davvero che se le cose vengono fatte con buona volontà prima o poi qualcosa accade.

Le paure ci sono, anche banalmente la paura più diffusa è di non farcela, cioè di non arrivare.  Secondo me c’è anche un concetto sbagliato del non farcela, penso a questa fretta immotivata.

Io cerco di assimilare tutto quello che accade nel mondo musicale, faccio come spugna e cerco di imparare le cose. Quindi mi voglio togliere questa fretta che c’è di arrivare

Voglio lanciare un messaggio anche ai giovani che se a vent’anni non arrivi ai sogni non siamo dei falliti. È un’idea sbagliatissima ed è terribile perché in tantissimi provano questo.

Diamoci il tempo di conoscerci, di capirci, ci sono tantissime opportunità, possiamo fare quel che vogliamo, ma prima partiamo da capire cosa vogliamo senza fretta di arrivare alle cose.

C’è più ansia nell’aprire un concerto di Ligabue o l’attesa per esibirsi a Sanremo Giovani?

Sanremo giovani!  Perché intanto sono l’ultimo e vedo tutte le esibizioni degli altri; è come essere in attesa dell’esame a scuola e vedi passare tutti gli altri.

L’apertura al concerto di Ligabue a Campovolo invece è stata immediata: c’era da andare e sono andato. Sanremo invece è come a scuola.

Foto di Marco Cipressi

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