Intervista ad Alberto Urso che il 5 dicembre pubblicherà il nuovo singolo Come noi mai, brano con cui conferma la sua capacità di unire tecnica vocale e intensità emotiva, dando vita a una ballata moderna che arriva dritta al cuore.
Intervista ad Alberto Urso, il nuovo singolo “Come noi mai”
Alberto, cosa rappresenta il nuovo singolo “Come noi mai” nel tuo percorso artstico?
Questo brano l’ho scritto verso fine settembre, in una giornata di pioggia, durante un momento non facile dal punto di vista sentimentale. Mi sono fermato in macchina e in venti minuti ho buttato giù testo e musica, completamente da solo. Poi con Daniele Coro abbiamo perfezionato il tutto. È un brano che racconta una vicenda reale, nata in un momento buio che stavo vivendo.
Nel testo ci sono immagini molto intense e cinematografiche, come “due letti nella stessa stanza” o “parlarsi senza parlare”. Quanto è stato difficile mettere dettagli così intimi in una canzone?
Molto. Mi sono spogliato completamente, ho lasciato emergere la mia parte più vulnerabile. In questi anni ho imparato che più sei sincero, più sei diretto. Ho cercato di mettere da parte paure e resistenze e raccontare la verità con parole semplici ma autentiche. Quando ti emoziona quello che scrivi, allora puoi arrivare anche agli altri.
Negli anni hai collaborato con molti autori. Oggi cosa cerchi in un collaboratore?
Cerco visione, sincerità e professionalità. Io non sono presuntuoso: so che posso crescere, migliorare. Mi fido di ciò che scrivo, ma ho bisogno del confronto. Autori come Daniele Coro o Giuseppe Anastasi sono fratelli, oltre che grandi professionisti. I loro consigli sono costruttivi e mi aiutano a maturare musicalmente.
In che modo questo singolo riflette la tua identità artistica attuale rispetto al passato?
È uno dei pochi brani che ho scritto quasi totalmente io. Musicalmente è più pop, più fresco rispetto ai lavori precedenti. È una piccola scommessa, ma allo stesso tempo rappresenta me al 100%. Io sono sempre Alberto Urso, non mi fisso su un genere: seguo ciò che nasce spontaneamente. La musica arriva quando vuole lei.
Anche in questo singolo la voce gioca un ruolo centrale. Come lavori su questo aspetto?
La voce è la mia firma, il mio guanciale di fabbrica. Ogni volta, se posso, inserisco un acuto, un momento in cui lasciare andare tutto. È la parte che amo di più: liberarmi, volare, emozionare. Anche in questo brano c’è un grande lavoro vocale in equilibrio con una produzione molto atmosferica, che dà respiro e profondità.
A proposito di produzione: qual è stato il lavoro dietro questo suono così intimo?
Il merito è tutto di Daniele Coro. Gli ho spiegato esattamente cosa avevo immaginato e lui l’ha trasformato in musica. Ha creato un ambiente sonoro che rispecchia perfettamente le emozioni del testo. Lavorare con autori e produttori che sanno ascoltare è una fortuna.
Hai parlato spesso di rinascita artistica. In quale fase di questa rinascita si inserisce il nuovo singolo?
È un momento importante. Nel 2025 ho fatto circa 15 concerti e ora guardo al 2026 con la voglia di pubblicare nuovi singoli e di fare un tour molto più ampio, magari superando le 50 date. Ti dico anche una cosa: questo brano l’avevo presentato a Sanremo. Non è stato selezionato, ma volevo comunque farlo uscire perché ci tenevo moltissimo.
A inizio anno avevi annunciato di aver quasi finito il nuovo album. A che punto sei e ha ancora senso pubblicare un disco oggi?
L’album è finito. Prodotto in America, impacchettato, pronto. Ma aspetto il momento giusto. Oggi le canzoni durano due o tre mesi, e ho paura che un disco così sentito, con pezzi importanti come quello dedicato a mia nonna, possa perdersi. Non voglio bruciare nulla. Sono d’accordo con chi, come Fabrizio Moro, ha deciso di puntare sul supporto fisico: tornerà il momento in cui si assaporerà la musica con più attenzione. L’album uscirà, ma quando sentirò che è il momento giusto.
Quanto c’è della tua esperienza internazionale nella musica che fai oggi?
Tanto. Ho fatto più di 200 concerti nel mondo, tra America e Canada. È stata un’esperienza che mi ha formato non solo artisticamente, ma anche umanamente. Stare ogni giorno su palchi importanti ti cambia: ti fa crescere, ti rende più sicuro. Rispetto al 2019, sono maturato molto, anche se un po’ di ansia prima di salire sul palco c’è sempre. Ma la trasformo in adrenalina.
Non possiamo non concludere parlando di Ornella Vanoni, con cui hai duettato a Sanremo. Che ricordo conservi di lei?
Un ricordo bellissimo. Ornella è stata un’amica, prima ancora che un’icona. Quando abbiamo duettato con “La voce del silenzio” mi ha fatto sentire subito a casa. Era spiritosa, serena, una donna che ti trasmetteva tranquillità. È una perdita enorme, ma la musica la renderà eterna. Le sarò sempre grato.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
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