Intervista ad Antonino che, per celebrare vent’anni di carriera, pubblica il nuovo progetto VENTI25, un album che racconta il passato con la consapevolezza del presente e la curiosità del futuro.
Vent’anni di musica. Vent’anni di palchi, incontri, silenzi, ritorni e rinascite. Antonino celebra il suo percorso con “VENTI25“. Dieci brani per ripercorrere la sua evoluzione musicale e umana: da interprete potente e istintivo a cantautore maturo, capace di mettersi a nudo con verità e dolcezza.
«Sono legato a tutti i miei brani allo stesso modo, sono tutti figli miei. I nuovi arrangiamenti mi hanno però fatto riscoprire con piacere alcune canzoni del passato, ora vestite di nuove emozioni. In questo momento, “XSempre” è quella che sento più mia, autobiografica e con un arrangiamento che mi ha profondamente colpito. “VENTI25” nasce dalla necessità artistica di celebrare i miei primi vent’anni di carriera – racconta Antonino – vent’anni di amore, affetto e condivisione con il pubblico. È un modo per ricordare come tutto è iniziato, ma anche per mostrare la direzione musicale verso cui voglio andare in futuro.»
“VENTI25” è il frutto di un anno di lavoro condiviso con il nuovo management guidato da Daniele Palano. Un percorso costruito passo dopo passo, tra la selezione dei brani storici, la nascita dei nuovi inediti e una nuova veste sonora firmata da Etta, che ha saputo cucire su Antonino un abito musicale elegante, coerente e sorprendentemente nuovo.

Questa la tracklist dell’album: “Ali nere“, “Stanotte“, “Ritornerà“, “Comunque sia“, “Bellissimo“, “Roma d’estate“, “Resta ancora un po’“, “Un’ora d’amore”, pubblicato lo scorso mese di maggio e due inediti che tracciano la nuova rotta artistica di Antonino come “Ménage à trois” e “XSempre“, brano scelto per il lancio del progetto.
«Il titolo dell’album è arrivato in modo naturale – prosegue Antonino – volevo festeggiare i miei 20 anni di carriera nel 2025, e da lì “VENTI25“. La selezione dei brani, invece, è stata più complessa. Considero ogni mia canzone come un figlio, quindi ho dovuto tenere conto dell’affetto del pubblico, del mio legame personale e del momento storico in cui sono nate. Noterete che ho scelto di non includere alcuni brani appartenenti a un periodo musicale che ho preferito lasciare fuori da questo racconto.»
Dal 21 novembre arriva in radio “XSempre“; un ritorno alla matrice più autentica di Antonino, quella dell’interprete che sa farsi racconto e verità. È una canzone sull’assenza, ma anche sul coraggio di ricordare. La voce si fa confessione, fino all’ultimo verso.
Intervista ad Antonino, il nuovo album “Venti25”
Antonino, quest’anno festeggi 20 anni di carriera: che cosa rappresenta per te “Venti5”?
“Venti5” è un progetto importantissimo. Per me è una raccolta, ma non nel senso classico: è un bilancio e allo stesso tempo un nuovo punto di ripartenza. Dentro ci sono le canzoni che hanno segnato la mia storia, quelle più amate dal pubblico e anche tre inediti che indicano la direzione futura.
È un privilegio poter festeggiare vent’anni di carriera con un disco così: oggi non è affatto scontato arrivarci. Mettere insieme questi brani mi ha permesso di guardare con lucidità a chi sono stato, a chi sono diventato e a dove voglio andare.
Come hai scelto i brani già noti che compongono il progetto?
La selezione è stata doppia. Una parte dei brani rappresenta i miei “picchi”, cioè le canzoni che hanno accompagnato tappe fondamentali del mio percorso. Altri tre, invece, sono stati scelti direttamente dal pubblico: non sono stati singoli, non sono stati spinti dalle radio, ma hanno toccato il cuore di chi mi ascolta. È stato giusto dar loro lo spazio che meritano.
Tutti i pezzi sono stati completamente riarrangiati da Etta e hanno preso una nuova vita. È stato sorprendente vedere come alcuni brani potessero suonare così diversi, così attuali.
Quanto è stato liberatorio – e allo stesso tempo difficile – riprendere in mano canzoni così importanti del tuo passato?
Doloroso mai. Le canzoni sono come figli: le ho scelte, le ho cantate, e tutte hanno un senso nel percorso. Certo, alcune mi toccano di più perché rappresentano periodi di vita particolarmente intensi.
Riascoltarle e reinventarle è stato un modo per “rimettersi in discussione” ma anche per celebrare ciò che hanno significato. E poi sono arrivate anche delle sorprese: “Bellissimo”, ad esempio, è stata scelta dal pubblico e sta andando fortissimo. Il pubblico sceglie sempre, e noi siamo al suo servizio.
Il disco si apre con “Ali Nere”. Perché questa scelta?
“Ali nere” rappresenta perfettamente il “manifesto” del progetto: una forma di rinascita, di forza, di consapevolezza dopo una battaglia personale.
Nel nuovo arrangiamento è diventata ancora più potente. Io ho una vena soul, una vena black, e con Etta ci siamo detti: “Sfruttiamola davvero”. Ne è uscito un vestito nuovo, ma che non snatura l’essenza originale. Quando l’ho riascoltata la prima volta, ho provato i brividi. E quella sensazione non mente.
Ascoltando “Venti5” si percepisce un’evoluzione vocale e interpretativa molto chiara. Come hai lavorato su questo aspetto negli anni?
La verità è che la “formula” non esiste. Tutto accade in studio, quando cominci a provare un pezzo, a “smontarlo” e “rimontarlo”. Le canzoni devono “suonare addosso”: puoi avere la voce più grande del mondo, ma se un brano non è fatto per la tua vocalità non funziona.
In “Venti5” c’è un modo più diretto e moderno di cantare e di raccontare. Ho scelto una comunicazione più essenziale, immediata, ma senza rinunciare alla poesia della scrittura.
Nel disco ci sono inediti firmati con autori diversi, tutti con identità forti. Come sei riuscito a far convivere anime così differenti dentro un unico album?
Per una semplice ragione: li ho cercati. Le firme che volevo le ho corteggiate e mi sono portato a casa collaborazioni preziose.
“Un’ora d’amore”, scritto tra gli altri con Antonio Caputo e prodotto da Etta, è stato il primo singolo e ha avuto un riscontro sorprendente in radio.
Poi c’è “Menage à trois”, firmato con Piero Romitelli, che è stato mio compagno ad Amici: vent’anni dopo chiudere un cerchio è emozionante. È un pezzo leggero, fresco, con tanta coolness ma senza rinunciare alla mia identità vocale.
L’ultimo inedito, “Per Sempre”, è nato quando il disco era quasi finito: mi sono svegliato e ho avuto l’urgenza di scriverlo. È il brano che chiude il progetto e per me è “casa”: quando parte, so che mi appartiene.
“Per Sempre” sembra anche una dichiarazione d’amore alla musica e alla tua capacità di non mollare mai. È così?
Sì, lo è. Questo mestiere per ogni artista è una montagna russa: picchi di successo, discese, nuove risalite. Io credo di essere rimasto coerente con ciò che sono sempre stato, pur evolvendomi e aggiornandomi.
Ho sempre cantato l’amore, in tutte le sue forme e sfumature. Ed è questo il cuore di tutte le mie produzioni. “Per Sempre” celebra il legame più forte che ho: quello con la musica.
“Menage à trois” porta leggerezza e ironia nel disco: perché era importante includere un brano così?
Perché ci voleva. Mi sono ispirato a produzioni come quelle di Colapesce e Dimartino, che hanno dimostrato che si può fare musica leggera, elegante e senza banalità.
È quella canzone che ascolti con la mano fuori dal finestrino mentre vai in weekend: ti fa stare bene senza essere “martellante”. E chissà… magari arriverà anche un remix.
Il 22 novembre ti aspetta un concerto molto speciale al Teatro Giordano di Foggia. Che cosa rappresenta per te?
Significa tantissimo. Ho calcato palchi enormi, dall’Arena di Verona a date internazionali. Ma tornare a casa dopo vent’anni, nel teatro della mia città, con un progetto che celebra la mia storia… è qualcosa che mi emoziona profondamente.
Sarà un concerto-evento: i brani di “Venti5” con i nuovi arrangiamenti, alcune canzoni rimaste fuori dal disco e anche momenti dedicati a canzoni che hanno segnato il mio percorso interpretativo, come i brani di Mia Martini e Lucio Battisti.
Vista la tua voce e il repertorio, ci sarà spazio anche per qualcosa di natalizio?
Può essere! Ho avuto la fortuna di pubblicare anche un disco di Natale, quindi non escludo sorprese.
Di sicuro non si può fare un mio concerto senza “Hallelujah”: è un brano che il pubblico mi chiede sempre e che ormai fa parte della mia storia.
Guardando a questi vent’anni, quale sensazione prevale?
Gratitudine. Mi sento fortunato. Per il pubblico, per il team che lavora con me sul disco, sul booking, sulla comunicazione. Festeggiare vent’anni non è solo guardare indietro, ma soprattutto avere la forza di spingere ancora avanti. E oggi mi sento più carico che mai.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.