Intervista ai Viito che, dopo l’amore, l’attesa e le paranoie generazionali, tornano a raccontare l’estate – ma a modo loro. Il nuovo singolo “Squali (Tutti al mare)”, uscito per ADA/Warner Music, è un brano che si muove controcorrente, un anti-tormentone che rifiuta la leggerezza artificiale tipica delle hit stagionali e affonda lo sguardo in una realtà più disillusa. Con la loro inconfondibile scrittura – un equilibrio tra malinconia e sarcasmo – i Viito scandagliano il vuoto nascosto dietro le feste, i rapporti fugaci, il rumore di fondo.
Tra beat leggeri, synth salmastri e immagini cantautorali, il duo torna dopo un periodo di silenzio con nuova musica e una rinnovata consapevolezza, anticipando un progetto discografico che prende forma nel pieno di un tour estivo molto atteso. Ne abbiamo parlato direttamente con loro: dal significato di Squali al cambiamento del loro processo creativo, passando per l’importanza del tempo e il nuovo rapporto con il pubblico.
Intervista ai Viito, il nuovo singolo “Squali (Tutti al Mare)”
Viito, cosa rappresenta il nuovo singolo “Squali (Tutti al Mare)” nel vostro percorso?
Siamo felici di essere tornati con un brano estivo che però non è un tormentone qualunque. “Squali” è un anti-tormentone che dissacra le convenzioni della musica estiva. Nelle strofe parliamo delle nostre vicissitudini personali, mentre il ritornello invita a una leggerezza consapevole.
Da dove nasce l’idea di raccontare una versione più disillusa dell’estate?
È il nostro modo naturale di esprimerci. Anche volendo essere presenti musicalmente nell’estate 2025, abbiamo scelto di raccontarla con il nostro sguardo: un po’ ironico, malinconico, ma sempre autentico. Abbiamo cercato di restare lontani dagli stereotipi, restando fedeli a noi stessi.
Il brano sembra avere anche una forte componente generazionale. È voluto?
Assolutamente sì. “Squali” riflette un senso di vuoto emotivo che spesso si nasconde dietro la goliardia estiva. Apparteniamo a una generazione disillusa, forse con più contraddizioni di altre. Siamo sospesi tra individualismo e collettività, e anche questo emerge nel pezzo.
C’è un senso di stanchezza emotiva, ma anche una voglia di rinascita. È così?
Sì. Il nostro percorso è stato bello ma complicato. Abbiamo vissuto il passaggio dall’analogico al digitale, dal palco dei locali ai numeri sui social. “Squali” contiene questa malinconia ma anche speranza, come dimostra lo special: “ci rincontreremo, ci riabbracceremo”.
Il brano unisce leggerezza sonora e profondità testuale. Come avete lavorato sull’equilibrio tra produzione e scrittura?
Abbiamo ritrovato l’istintività del nostro primo album. Volevamo recuperare quella vena creativa immediata, ma con più maturità. Il sound è balneare e sintetico, ma il testo ha un peso dolceamaro, proprio come l’estate: bella e malinconica allo stesso tempo.
Come si è evoluto il vostro approccio in studio negli anni?
Prima lavoravamo insieme in una casa-studio. Ora ci muoviamo di più, andiamo anche separatamente in studio, ma con le idee chiare. La vita privata è un po’ più scollegata dal lavoro, e questo ci aiuta ad avere orecchie fresche, sperimentare con i suoni e trovare nuove ispirazioni.
Avete parlato di nuovi brani: sarà un album o punterete sui singoli?
Oggi il singolo è lo standard, è ideale per ogni artista. Ma l’album resta importante come testimonianza artistica, una sorta di “capsula del tempo”. Anche se lavoriamo brano per brano, l’album dà un senso più ampio a ciò che facciamo.
State ancora collaborando con altri artisti, come in passato?
Sì, assolutamente. Anche “Squali” è nato insieme ad Andrea Bonomo. Ci piace collaborare, scrivere e poi capire se un brano è adatto a noi o a qualcun altro. Alcuni pezzi trovano casa altrove, ma sono sempre frutto di incontri veri.
Avete scelto di prendervi tempo. Qual è il prezzo di questa libertà creativa?
La sensazione di restare fermi, mentre tutto intorno corre. Ma non è un vero “stare fermi”: dentro di noi stavamo costruendo. Oggi siamo pronti a ripartire. Abbiamo meditato abbastanza, ed è tempo di ricominciare.
Il vostro ritorno live nei club ha avuto un grande riscontro. Che emozione è stata?
Incredibile. Persone che hanno fatto anche 100 o 150 km per vederci. Dopo anni di silenzio, è stato un segnale fortissimo d’affetto. È anche grazie a loro che abbiamo accelerato il ritorno musicale.
Che rapporto cercate oggi con il vostro pubblico nei live e sui social?
Più intimo e personale. All’inizio c’era entusiasmo ma anche confusione. Oggi chi ci segue lo fa con consapevolezza e ci racconta la propria storia. Questo ci rende felici. E anche i nuovi brani stanno funzionando bene dal vivo.
Avete scritto: “stanno cambiando un po’ di cose intorno a noi”. Che significa?
È vero. Stanno cambiando molte cose, in positivo. Dopo un periodo buio, oggi vediamo una nuova strada, una nuova energia. Questo ci spinge a non ripeterci e a evolverci. Presto ne parleremo di più.
Qual è l’aspetto della vostra musica che oggi vi rende più orgogliosi?
Il connubio tra verità e spontaneità. Scriviamo con istinto, ma anche pensando a chi ci ascolta. Le canzoni devono arrivare. Non devono essere solo “seghe da cameretta”, ma qualcosa di bello e condivisibile. E pensiamo che “Squali” ci riesca.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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