Mogol Lucio Battisti

Andrea Barbacane, nipote di Lucio Battisti, in un’intervista parla a ruota libera della querelle tra Mogol e la vedova del cantautore di Poggio Bustone. (Qui, qui e qui i nostri articoli)

Non ho rapporti con la signora Veronese, che non considero neppure mia zia. Non l’ho mai nascosto, anzi lo scrivo anche nel libro Il grande inganno, è la responsabile dell’allontanamento dalla famiglia. E non parlo semplicemente di rapporti interrotti con nipoti e simili, ma addirittura coi genitori, a cui ha negato di frequentarlo. E per questo li vedeva di nascosto. Una premessa necessaria, che indica una posizione non deviata da affetti o simpatie, tutt’altro. Ecco: in questo caso ha ragione lei su tutta la linea. Mogol è ricordato per Battisti, non per altro, e perciò legato indissolubilmente al suo nome. Poi sparge miele su di lui e fa cause su cause?”

Queste le parole del nipote del cantautore che ha rilasciato un’intervista a Mow. Poi un affondo a Mogol.

Lo zio si era rotto i coglio*i di Mogol. Ne parlò a mio nonno, suo padre; si era stufato, voleva fare altro e inoltrarsi verso nuovi orizzonti musicali, dove Giulio (come lo chiamava) non poteva seguirlo. Non che il pubblico fosse stanco di quei pezzi, era stanco lui, anche se poi le vendite gli hanno dato torto. Resta il fatto che l’altro non ha mai digerito l’allontanamento per motivi artistici, ragione ben più offensiva, per chi si considera il miglior autore italiano, di qualche spiccio in più.”

A quanto pare neppure Andrea Barbacane è a conoscenza della lettera che Mogol avrebbe fatto recapitare a Battisti poco prima della sua morte.

Mia mamma, presente negli ultimi giorni di vita dello zio, non ne ha mai fatto cenno. Può essere una versione romanzata come il resto, o al contrario: l’unico che può dissipare ogni dubbio, ahinoi, non c’è più.”

Parole di fuoco anche nei confronti della vedova Battisti.

La signora prova a impedire il ricordo del marito, ma questa non era la volontà di zio Lucio: ci mostri un testamento in cui Battisti impose alla Siae di non cedere tutti i diritti fonografici alla Sony. Solo un’illusione, perché come presto ha capito, Lucio Battisti era di tutti tranne che suo.”

Andrea Barbacane, figlio della sorella di Lucio Albarita, non capisce il motivo per cui il documentario trasmesso la scorsa settimana su Rai 1 non ha considerato il periodo post Mogol.

Come si fa a non parlare di quel connubio? Il pubblico non ha ancora compreso la grandezza di quei pezzi. Lucio era avanti, non è che puoi paragonarlo a Baglioni o Venditti.”