Lucio Corsi Tommaso Ottomano

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, La chitarra nella roccia è il nuovo progetto di Lucio Corsi: un film-concerto girato all’Abbazia di San Galgano, dove natura, pellicola e rock si fondono in un racconto visionario. Dal 2 al 5 novembre nelle sale The Space.

La genesi del progetto

«Siamo cresciuti con negli occhi e nel cuore le immagini di concerti che ci hanno cambiato la vita: The Last Waltz di The Band, Wings Over America di Paul McCartney, i live di Dylan», ha raccontato Corsi in conferenza stampa.
Da quell’immaginario nasce l’idea di portare la musica in un luogo senza tempo, dove l’eco degli amplificatori si confonde con il vento e con la preghiera: «Fin da bambino – ricorda – andavo spesso con i miei genitori a San Galgano. È un posto magico, una chiesa senza tetto che sembra cresciuta insieme agli alberi. Ho sempre sognato di metterci dentro un palcoscenico».

Il sogno è diventato realtà grazie alla collaborazione tra Sugar Music di Filippo Sugar e Borotalco TV, che hanno sostenuto la produzione del film. Corsi e Ottomano, entrambi originari della Maremma, hanno concepito il progetto come un ritorno alle origini, ma anche come un esperimento estetico: un dialogo tra l’analogico e il contemporaneo, tra il mito e il rock.

Pellicola, luce e libertà

Scegliere la pellicola nel 2025 può sembrare un anacronismo. Ma per Corsi e Ottomano è una scelta poetica e coerente. «Abbiamo girato con sei cineprese a pellicola da 16 mm – spiega Ottomanoper restituire quella verità analogica che è intrinseca nella musica di Lucio».
Ogni due brani, il set doveva fermarsi per cambiare i rulli di pellicola, un gesto antico che si è trasformato in parte integrante del rito filmico. Il concerto è stato ripreso “tra il giorno e la notte”, sfruttando la luce naturale che filtrava dal rosone e le ombre che scendevano con il tramonto: «Un interno senza tetto – dice Ottomano – ci ha permesso di far convivere il tempo e la luce, il sacro e il profano».

L’assenza del tetto diventa così simbolo e metafora: «Le canzoni possono scappare, sono libere – aggiunge Corsinon hanno bisogno del permesso di nessuno per volare via. È il bello della musica: è trasparente, attraversa tutto».

Un racconto di amicizia e appartenenza

Il rapporto tra Lucio Corsi e Tommaso Ottomano è la spina dorsale del progetto. «Lavoriamo insieme dall’inizio – racconta il regista – e anche ora che le cose sono cambiate, non è cambiato il nostro modo di fare. È più un’amicizia che un lavoro».
Una visione condivisa, nutrita dal paesaggio toscano e da una sensibilità comune: quella di due ragazzi cresciuti in provincia, tra la Maremma e il mare dell’Argentario, con una chitarra come passaporto per l’immaginazione.

«Siamo stati influenzati da chi ci ha spinti a sognare – spiega Corsie la Maremma, con la sua calma e la sua ostinazione, mi insegna ancora oggi a rimanere coi piedi piantati a terra. Gli alberi intorno a casa mia sono il mio esempio: guardano lontano, ma muoiono dove sono nati».

La chitarra nella roccia arriva dopo un anno di successi per Corsi: la partecipazione a Sanremo 2025, il plauso di pubblico e critica, e la collaborazione con Carlo Verdone.
«Carlo è un bluesman – racconta Lucioha quella malinconia quotidiana tipica del blues. È stato bellissimo lavorare con lui».

Verdone ha ricambiato i complimenti definendo Corsiuno degli autori più autentici e immaginifici della nuova scena italiana”.
Un riconoscimento che conferma la natura ibrida dell’artista toscano, capace di muoversi tra generi, linguaggi e discipline senza perdere coerenza: cantautore, performer, attore, e ora protagonista di un film che unisce musica e visione cinematografica.

Il pubblico e la comunità del sogno

Chi ha assistito ai concerti di Lucio Corsi sa che il suo pubblico è una comunità variegata e trasversale. «Ai miei live vedo bambini con i nonni, ragazzi della mia età e persone che potrebbero essere i miei genitori – racconta –. È un grande minestrone, e il minestrone è buono. Questa cosa mi rende felice: che generazioni diverse si ritrovino nella stessa canzone».

Il concerto filmato a San Galgano cattura proprio questa coralità: l’energia di una musica che nasce dal basso, che abbraccia il reale senza smettere di sognare. E in questo senso, La chitarra nella roccia è anche un omaggio a chi ascolta, a chi si riconosce nei personaggi che popolano le sue canzoni, figure sospese tra fiaba e biografia.

Il film non è solo la registrazione di un live, ma una vera e propria opera visiva, dove la performance musicale si intreccia con la costruzione cinematografica. Le immagini in pellicola, le riprese aeree e le luci del tramonto dialogano con il suono ruvido e romantico della band, in un equilibrio tra libertà e misura.

«Abbiamo pensato al film per il grande schermo – racconta Ottomanocome se lo spettatore fosse davvero lì, sotto quel cielo senza tetto. Niente effetti superflui, niente montaggi frenetici: solo il ritmo naturale della musica e la bellezza del luogo».

L’Abbazia, nelle parole di Corsi, «è come un grande cetaceo che nuota nella campagna, una creatura con una sua acustica interna». Ed è proprio dentro quella pancia sonora che la chitarra si fa spada, o forse specchio, di un’epoca che ha ancora bisogno di eroi gentili.

In parallelo all’uscita del film, La chitarra nella roccia diventa anche album live, il primo della carriera di Corsi. Registrato durante il concerto, l’album restituisce la forza analogica e imperfetta del suo suono: «Mi piacciono i live dove le canzoni respirano – spiega – dove ci sono differenze rispetto alla versione studio, dove senti le spie che fischiano, l’aria che vibra. È il modo in cui amo suonare, quello che considero più vero».

Il disco, pubblicato da Sugar Music, raccoglie l’essenza di un artista che ha fatto del racconto un linguaggio totale, capace di evocare la provincia e l’universo, l’infanzia e la leggenda. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.

Corsi cita come ispirazioni i Rolling Thunder Revue di Dylan, i Wings, i Blues Brothers, The Last Waltz e Non Stop Erotic Cabaret: “Sono cresciuto con i dischi live, con i bootleg pieni di errori e verità. Spesso preferisco le versioni dal vivo a quelle in studio, perché raccontano il momento in cui una canzone nasce davvero”.

Nel panorama della musica italiana, Lucio Corsi rappresenta una delle voci più personali e riconoscibili. La sua scrittura mescola il folk e il glam, la provincia e la fantascienza, la realtà e il mito. Con La chitarra nella roccia, aggiunge un tassello a un percorso coerente e visionario, che parla al tempo stesso di autenticità e immaginazione.

Come in una fiaba moderna, la sua “chitarra nella roccia” diventa simbolo di una generazione che cerca la propria voce in un mondo saturato di rumore. Un invito a tornare all’essenza della musica, alla fisicità del suono, al contatto con la terra.

Il film-concerto è anche un atto di resistenza: contro l’omologazione, contro la velocità digitale, contro l’idea che la bellezza debba essere immediata. In un’epoca di playback e intelligenze artificiali, Lucio Corsi sceglie la pellicola, il vento e il rischio della verità.

La chitarra nella roccia – Lucio Corsi dal vivo all’Abbazia di San Galgano sarà nelle sale The Space dal 2 al 5 novembre 2025, con proiezioni-evento accompagnate dalla presenza dell’artista. Il film è prodotto da Sugar Music e Borotalco TV, con la direzione artistica di Filippo Sugar, Matteo Stefani e Lorenzo Bramati.

Un’esperienza che unisce cinema e concerto, luce e pietra, suono e natura: un viaggio nella musica come atto poetico, come gesto di libertà.

Tracklist

  1. Una canzone come questa
  2. Astronave giradisco
  3. Trieste
  4. La bocca della verità
  5. Freccia Bianca
  6. Cosa faremo da grandi
  7. Primavera
  8. Il talento dei buoni
  9. La chitarra nella roccia
  10. Le api
  11. Quando muore un cavallo bianco
  12. Satana
  13. Cosa faremo da grandi (reprise)

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