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Marco Masini emoziona Varese: serata indimenticabile tra ricordi, ironia e consapevolezza del presente

Marco Masini

Marco Masini emoziona il pubblico del Teatro di Varese, in una serata indimenticabile tra ricordi, ironia e consapevolezza del presente.

Il Teatro di Varese esplode in un boato quando le luci si abbassano. Un silenzio sospeso di pochi attimi, poi l’applauso: Marco Masini sta per entrare. È l’inizio di una serata che il pubblico ricorderà a lungo, una tappa sold out da più di un mese del tour “Ci vorrebbe il mare”, un viaggio che celebra 35 anni di musica, vita e gratitudine.

Alle 21.09 il sipario si apre: sul palco troneggia il pianoforte, pronto a essere la “casa” di Masini. La band prende posto tra giochi di luce eleganti, e quando l’artista toscano entra, il Teatro di Varese gli dedica un’ovazione caldissima.

«Che bello essere di nuovo in Lombardia», esordisce sorridendo. E il pubblico risponde con un entusiasmo che lascia intuire quanto Masini sia amato, quanto questo legame – costruito fin dal 1990 – sia ancora vivo, intatto, umano.

Un viaggio tra le canzoni e il tempo

La scaletta è un perfetto equilibrio tra passato e presente: da Allora ciao e Leggero ai classici senza tempo come Ti vorrei, cantata dal pubblico ancora più forte di Masini stesso, fino a una Cenerentola innamorata esplosiva.

Il racconto personale si intreccia alla musica. Masini dialoga, scherza, si commuove. Rievoca il rapporto con il padre e quello con Giancarlo Bigazzi, tra i momenti più intensi della serata, quando al piano regala una versione struggente di “Caro babbo”, in un silenzio quasi sacro.

Le immagini della vita reale che diventano musica

«Vi è mai capitato di vedere una scena per strada che non vi esce più dalla testa? Un anziano che attraversa la strada, due ragazzi che si prendono in giro, una coppia che si ama ancora come fosse la prima volta…». È così che Masini introduce i brani del medley, raccontando la sua capacità di trasformare la vita quotidiana in storie universali.

Le luci cambiano colore per ogni pezzo: un vortice emotivo che accompagna un pubblico rapito.

Ironia, sincerità e libertà

Masini non perde occasione di giocare con la platea: ironizza sul proverbio “Non è mai troppo tardi”, scherza sull’idea di diventare primo ballerino della Scala (“Bolle mi direbbe subito che è troppo tardi!”) e affronta perfino il dubbio che Le ragazze serie (non esistono più) sia un brano “sessista”. «La facciamo?», chiede. Il teatro risponde con un “Sì!” unanime. E lui la canta, divertito.

Il fuoco della rabbia, senza violenza

In uno dei passaggi più forti della serata, Masini torna sul tema della “rabbia”:
«In questi 35 anni hanno detto che ero un cantante arrabbiato. Ma la rabbia, quella sana, è quella che ti fa ribellare alle ingiustizie, che ti spinge a non mollare. Solo una cosa non dobbiamo accettare: che diventi violenza».
Il pubblico ascolta, applaude, si riconosce.

Quando parte T’innamorerai, alcune fan non resistono e si avvicinano al palco. Masini sorride, li invita a cantare più forte, quasi a prendersi la scena con lui. È un momento di pura condivisione, autentico, spontaneo.

Un finale esplosivo: Varese è un coro unico

L’apice arriva con “Bella stronza” e “Vaffanculo”, urlate dall’intero teatro mentre Masini, ridendo, incita: «Sono sordo! Più forte!».
Il Teatro di Varese vibra, letteralmente.

Poi, il silenzio. Masini torna al piano, da solo, e chiude con una toccante “Ci vorrebbe il mare”, salutando uno a uno i fan sotto il palco. La standing ovation che segue coinvolge tutta la band e tutto lo staff.

Marco Masini non è soltanto un cantautore: è un narratore, un interprete di anime, un artista capace di far ridere, piangere, riflettere.
I suoi 35 anni di carriera non sono un traguardo, ma una testimonianza: il tempo passa, sì, ma certe emozioni restano.

E a Varese, per una sera, sono tornate tutte, una dopo l’altra, come onde che non smettono di toccare la riva.

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