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Mecna pubblica “Introspezione”: Ep a cuore aperto e senza filtri 

Mecna

Senza alcun preavviso o promozione, l’11 Luglio Mecna ha rilasciato “Introspezione”. EP di sei tracce che attraverso l’essenzialità punta al cuore e alla testa dell’ascoltatore.

Un Ep breve – poco più di dieci minuti – che cela un lavoro molto profondo, riflessivo e personale. Il titolo parla da sé: “Introspezione” è un viaggio sincero ed emotivo dove ogni parola ha un suo peso e al tempo stesso una delicatezza per raccontare la realtà filtrata dagli occhi dell’artista, all’anagrafe Corrado Grilli.

L’Ep – nonostante sia un progetto prevalentemente voce e piano – richiede più ascolti per cogliere a fondo le barre e i messaggi disseminati lungo le tracce.

Il lavoro si apre con “B/N”, un brano delicato ma affilato che tocca più livelli: dai legami umani alla percezione della ricchezza, per chiudere con una riflessione sulla ‘croce’: “l’introspezione è come una croce se non sai usarla / può fare fuori tutti o ucciderti come un’arma”. In primis “bianco e nero” riflette sulla tendenza moderna a semplificare la realtà in poli opposti annullando quelle sfumature presenti nella vita di ciascuno. Emblematica, in questo senso, la barra di apertura: “tendiamo a colorare anche le cose in bianco e nero / come potessimo salvarle, come potessimo davvero”. Un inno, o una denuncia, contro l’appiattimento emotivo.

Inoltre la visual del video rafforza l’idea della canzone, utilizzando immagini evocative (rigorosamente in b/n) per esplorare ulteriormente il contrasto tra ciò che desideriamo e quello che davvero conta.

La seconda traccia “Passione”, mette a nudo quelle tensioni che Mecna nutre verso l’industria musicale odierna. Particolarmente incisiva la barra d’inizio: “piattaforme per lo streaming muovono i fili / ci comandano finché restiamo vivi / se vuoi un pezzo nelle radio devi essere più appealing”.

La scrittura è sottile ma incisiva: la partita si gioca tra il desiderio di raccontarsi con autenticità e dall’altra le pressioni commerciali che potrebbero sgonfiare la passione citata nel titolo.

Attraverso una scrittura che misura le parole, l’artista arriva al cuore del brano con una riflessione quasi esistenziale: “che cosa siamo quando spegni le luci? […] forti pensieri che si infrangono, lasciano forse / aperte più domande che risposte”. Ci si domanda: oltre le luci della ribalta c’è ancora spazio di genuinità?

Il solco dell’autenticità e della genuinità si approfondisce anche di più, infatti in “Sistemarsi” vibrano le stesse corde. È un brano pienamente in stile Mecna, un rap malinconico ma dalla naturalezza sorprendente. Il testo affronta con lucidità il tema dei social e il crescente vuoto interiore che lasciano dentro nonostante promettano un “tutto” che il rapper ironizza nel “kitchen find su Amazon”.

C’è spazio per una riflessione amara circa l’immaturità che non abbandona la sua generazione. Mecna ne fa parte, seppur non si senta allineato fino in fondo, tra le rime si percepisce la ribellione a tutto ciò che uniforma e livella; il ritornello è un manifesto del suo pensiero: “come una donna che si sposa ad un uomo ricco ma non è felice / come un artista che si piega all’industria ma non lo dice”.

La giostra” è una traccia che si musicalmente si distanzia dalle altre canzoni. Si abbandona momentaneamente il piano per lasciarsi accompagnare da un arpeggio di chitarra morbido e nostalgico. “Tu non sei lei / mi lasci andare / se questa noia non passerà / mi spezzerai / l’umore sale su / poi cade giù / come una giostra”. Mecna utilizza l’immagine della giostra come simbolo della discontinuità emotiva in una relazione, forse conclusa ma ancora viva nei ricordi e nel cuore dell’autore che comunque avverte il bisogno di voltare pagina per crescere: “se non ci perdessimo altrove / non saremmo persone nuove”.

La penultima traccia “Pizza a domicilio” è un brano che a livello sonoro si avvicina al Mecna ascoltato e apprezzato in dischi come “Lungomare paranoia” e “Blue karaoke”. Un beat dai richiami da musica ‘chill’, il pianoforte si mescola con voci lievi in sottofondo; la sensazione è che il brano sia una sorta di monologo davanti allo specchio. La “pizza a domicilio” diventa il pretesto per riflettere su quanta empatia dimostriamo verso la vita degli altri: “come se aspetti il cibo e hai una fame mai vista / mettono sotto il fattorino che ti stava portando la pizza / e poi che fai? Chiedi il rimborso? / ci raccontiamo di volere bene al prossimo / e poi lasciamo che tragedie ci scivolino addosso”.

Il video ufficiale consolida l’idea di un racconto personale, la scena si svolge in una stanza scura, dai dettagli poco definiti. Gli unici illuminati al centro sono Mecna e una donna che sembra a tutti gli effetti una psicologa, intenta a segnare parole e frasi sul taccuino fra una rima e l’altra. 

L’Ep si conclude con “Caro inverno”, per i fan un chiaro collegamento a “Disco inverno”, secondo album del rapper ma primo da solista.

Come suggerisce il titolo, la canzone è una lettera d’amore. L’artista s’identifica con le caratteristiche che rendono l’inverno la stagione più fredda, tra le prima barre il rapper afferma “ti amo te lo ripeterò per sempre”.

Il pianoforte accompagna l’intero brano e la voce calda e pacata dell’autore è al centro di tutto. Si punta maggiormente alla suggestione delle immagini create dalle parole, che in alcune barre suonano quasi poetiche: “caro inverno […] di solito t’immagino limpido, senza vento / sprofondi nella nebbia, dipingi tutto di niente”, “gli alberi si spogliano per te quando lo chiedi / io pure ne subisco il fascino, io e qualcun altro”. Colpisce che la traccia non abbia un vero e proprio ritornello, ma la scelta è azzeccata perché coerente con il flusso di pensieri e sensazioni che la stagione comunica al cuore del rapper. L’inverno è la stagione che precedere la primavera, probabile allusione a un tempo di rinnovamento e rinascita. Ma lo stile di Mecna raramente non ci ha mai abituati ad un happy ending. Anzi, “Caro inverno” è un brano che riflette tout court la vena malinconica che ha sempre caratterizzato la produzione artistica di Mecna ma che al tempo stesso ne sottolinea l’incredibile capacità di riflessione e profondità dei testi, che non risultano mai banali.

Questa è l’impressione ascoltando “Introspezione”: un Ep denso e mai banale sia nelle immagini che nelle rime. Non si presta ad un ascolto distratto ma anzi, esige più ascolti per essere davvero compreso e apprezzato.

Pur mostrando scontentezza verso le logiche che muovo il mercato musicale – e con una certa ridondanza rappresenta l’elemento più debole del progetto – Mecna firma un progetto forte, solido e significativo. Probabilmente il suo lavoro più personale e profondo, con riflessioni e confidenze capaci di toccare corde comuni legate all’esistenza di ciascuno di noi. L’artista sceglie di tornare alle origini del suo rap, un flow in cui sono le parole a danzare e ad andare a segno, abbracciando totalmente quel suo stile unico e inimitabile che confermano Mecna come il rapper più originale e autentico che abbia la scena italiana.

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