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Neffa, “Canerandagio” è rap fino al midollo, senza dimenticare le sfumature

Neffa

È uscito il 29 agosto 2025 la seconda ed ultima parte che completa Canerandagio, ultimo lavoro di Neffa a quattro anni dall’album AmarAmmore pubblicato da Numero Uno / Sony Music.

Il cantautore campano torna alle radici, a ciò che lo ha fatto conoscere ed apprezzare non solo al pubblico di nicchia: il rap. Neffa aveva lasciato in “stand-by” il genere per abbracciare sonorità pop, funky, soul e anche la canzone napoletana che racconta le sue origini.

Canerandagio è rap allo stato puro, è rispolverare l’old school nudo e crudo senza tralasciare sonorità hip-hop e jazz-rap, genere raro in Italia ma che l’artista originario di Scafati abita in modo formidabile con la sua voce calma, calda e profonda.

È un album di venti tracce, un lavoro corposo totalmente prodotto da Neffa e ulteriormente arricchito da collaborazioni con artisti che con il tempo si sono confermati come mostri sacri del genere: Noyz Narcos, Guè, Joshua, Izi, Fabri Fibra, Gemitaiz, Jake la Furia, J-Ax, Nayt, Coez, Mahmood sono solo alcuni degli artisti che impreziosiscono questo album.

Littlefunkyintro e Canerandagio sono i due singoli di lancio del disco. Il primo singolo è una sorta di dichiarazione d’intenti: apertura che sa di vecchio e nuovo allo stesso tempo in pieno stile old school con i suoi 92 bpm in pieno range anni ’90.

Il secondo singolo, “Cane randagio”, rilasciato il 4 Aprile è in collaborazione con Izi. Neffa sposa atmosfere notturne, jazz-rap e un flusso suggestivo da “piano bar”. La complicità con il rapper cresciuto a Cogoleto è ottima e si sente nell’omaggio di Izi riprendendo la barra iconica di apertura in Aspettando il sole: “la tele resta spenta e non la guardo più/ ho un nodo in gola che è difficile mandare giù”.

Nella prima parte spiccano diverse tracce. Troppa weed in collaborazione con Noyz Narcos non poteva che essere il pezzo che cattura le attenzioni dei più nostalgici. Il featuring va a segno generando rime dirette, crude arricchite da un beat ipnotico con una punta di…allucinazione.

C’è anche spazio per riunire il team che ha collaborato a Sanremo nella serata duetti, Cuore a pezzi in feat con Gué e Joshua è tra le tracce più incisive del disco. Neffa racconta quel dolore profondo che si avverte quando un cuore è segnato dal peso della solitudine. Come dichiarato dallo stesso il brano vive in uno stato di amarezza più che di speranza: “Arrivi al giorno che ti puoi spezzare e che ci piangi un mare/io a naufragare in quelle stanze ancora da aggiustare/alle mie speranze gli hanno fatto il funerale/e l’ansia che mò non mi si leva di dosso/è un’altra delle cose che non tornano più a posto”. Le rime di Guè sono dure, reali, di chi riconosce e sente tutto il dolore e di ciò che comporta cercando qualche distrazione e rimanendo fedeli a sé stessi. Il ritornello è caratterizzato dalla voce magnetica di Joshua che restituisce un’atmosfera ipnotica, coerente con il concept del pezzo denso una mancata speranza e di due occhi delusi che raccontano tutto il viaggio.

Hype (nuove indagini) è un beat che ricorda molto il freestyle. Una traccia che come potrebbe suggerire il titolo affronta il tema dell’attesa che si crea per un evento, ma nel brano Neffa, insieme a Fabri Fibra e Myss Keta, smontano questo concetto. È talmente tutto un ‘hype’ per qualsiasi cosa che alla fine si trasforma solo in un’illusione di massa, un “teatrino” dove si cerca di apparire per ciò che non si è. Myss Keta regala rime emotivamente fredde, in piena forma in chiusura di brano: “crocodile, in gabbia con i like/morirò tonight ma risuscito per l’hype”; mentre Fabri Fibra fa Fabri Fibra: diretto, ironico, tagliente con sarcasmo racconta l’hype come una nuova nevrosi collettiva.

Con Miraggio Neffa raggiunge il punto più complesso e stratificato della prima parte rilasciata. Crea un’atmosfera onirica e sospesa tra sogno e realtà. Sonorità lente, minimali e profonde sono l’ossatura della traccia che già nel titolo offre l’indicazione del tono del brano. Il miraggio del pezzo è un’illusione d’amore ancora viva dentro il cuore.

La voce di Joan Thiele è perfetta nel ritornello, accompagna per mano dentro quel che appare come un sogno notturno dai contorni indefiniti: “sei come un deserto/che mi lascia dentro solo un miraggio”. Mentre la strofa di Gemitaiz rimanda sensazioni fumose, incerte, nostalgiche. Traccia complessa ma promossa a pieni voti.

Un richiamo minimo al pop nel ritornello di Tutte le stelle con la voce di Francesca Michielin. Le strofe sono di Neffa ed Ele A, un’artista della nuova generazione con cui il rapper è stato lieto di collaborare. Come è noto questo brano è nato nell’estate del 2023, il testo è ricco di immagini simboliche – e a tratti poetiche – in cui si gioca sui contrasti desideri/illusioni, luce/oscurità e speranza/dolore. Francesca Michielin non si limita al ritornello ma aggiunge tutta la sua carica emotiva sul finire del brano.

“Il beat è una mina incredibile” si apre con le parole di Jake La Furia Bianconero. Neffa è un gigante del genere e torna al puro rap, con tonalità leggermente cupe ed urban. L’atmosfera è tetra, il beat non ha effetti speciali, si punta al testo e al suo impatto emotivo. La traccia racconta tutta la determinazione davanti alle difficoltà che si possono incontrare nella vita e nella musica. Jake La Furia è adatto, le sue strofe richiamano il rap di strada, undergruound, senza fronzoli e lo fa alla perfezione.

In questo lavoro Neffa ha collaborato anche con artisti giovani nella scena hip-hop, rap italiana. Domani ne è l’esempio in feat con Nayt. Il rapper molisano nonostante sia classe 1994 ha già un livello di scrittura elevato, riflessivo e rapido allo stesso tempo.

Neffa affronta il tema del tempo e del cambiamento che solo ad uno sguardo superficiale è esteriore. Il vero primo cambiamento è quello dentro ognuno di noi, è in questo spazio che si gioca la partita: “Non sai mai come giochi finché non c’è la partita/e lo vedi quanto in fretta sta cambiando la vita”.

All’interno nel pezzo Neffa si concede inoltre un’autocitazione ricalcando l’inno d’incoraggiamento “devi stare molto calmo” hit travolgente di un lontano 2013.

Inquinare è un brano delicato e intimo dalla forte componente cantautorale in cui Neffa e Coez percorrono il tema di una relazione in cui i due amanti – Anna napoletana, misterioso lui – si “inquinano” reciprocamente a livello emotivo.

Il mood del brano è fortemente malinconico, si fa fuoco principalmente su sentimenti e domande: Neffa nel beat è autentico, poetico mentre Coez con la sua consueta venatura malinconica si integra molto bene nelle sfumature emotive e nostalgiche del pezzo.

Tra le tante collaborazioni nel disco non potevano mancare vere e proprie icone del genere rap/hip-hop, non solo voci ma volti generazionali per chi ha amato ed ama la scena dagli anni ’90-2000. Uno di questi è Marco Fiorito in arte Kaos, un pioniere a tutti gli effetti in Italia. In Dei dell’olimpo il beat è un mix assolutamente inedito tra l’urban rap e un solfeggio che richiama liriche antiche, da narrazioni mitologiche. Non a caso il testo evoca figure mitiche come Medusa, Ulisse, Icaro, Ade e Zues. Il flow di Kaos con la sua voce graffiata è un punto di rap molto alto, si comprende immediatamente che il rapper Casertano è un senior con le rime. Dei dell’olimpo è una rivendicazione di outsiders che al tempo stesso hanno ancora benzina per lasciar brillare uno stile di rap che negli anni ha lasciato posto ad altre sonorità meno underground.

Sul finire del disco le sorprese non finiscono, anzi aumentano.

Torniamo indietro nel tempo. Anno 2010. Esordì una coppia inedita, i “Due di picche” formato da Neffa e J-Ax. C’eravamo tanto odiati fu il loro primo ed unico album insieme, quel titolo serviva a esorcizzare i dissapori tra i due negli anni ’90, poi evidentemente risolti. Neffa autocita passati scenari – con ironia: “vecchi generali alleati/c’eravamo tanto odiati, capisc’?”.

Si torna ad assaporare il sodalizio artistico in Uno come me, il grido distintivo dell’album. Il brano è una dichiarazione lampante di identità e unicità davanti ad una scena che tende ad essere conformata ed in serie: “su ‘sta mista c’è una taglia, curre, guagliò/c’è chi dissa, ma è gentaglia, brutto sbaglio/serpi miste alla sterpaglia, dacci un taglio”. In questo mood J-Ax non si tira indietro e rima con la stessa verve di sempre: “Tu mangia pokè, rapper da prêt-à-porter/uno come me, Chardonnay in mezzo a mille Beck’s”.

Si conclude con i fuochi d’artificio; due grandi artisti in fondo alla tracklist: Mahmood e Salmo.

Neffa duetta con Mahmood in Luna rossa, un brano malinconico che tocca le corde più dolorose: la fine di una storia d’amore. I ricordi passati scorrono davanti agli occhi sopra un beat a metà strada tra il rap e il pop. Il pezzo si apre su delicate sonorità orientali, subito la voce velata e malinconica di Mahmood crea un’atmosfera sospesa tra addii e ricordi. Neffa, da sempre a suo agio con questo tipo di narrazioni, canta con naturalezza e profondità: Luna Rossa ricorda l’ambiente emotivo di Dove sei?, pezzo in featuring con Ghemon nell’album “Molto calmo” del 2013.

Il progetto si chiude con Addio traccia in collaborazione con un gigante della scena rap italiana: Salmo.

Beat rap accompagnato dal suono delicato del pianoforte e da cori angelici, quasi gospel, Addio è un saluto simbolico – o forse no – in cui i rapper si domandano cosa resterà di loro, quale sarà la loro eredità musicale.

Neffa apre la strofa raccontando implicitamente le immagini che gli scorrono davanti al giorno del suo funerale, riflette su avvenimenti, tempo e amori passati per i quali si avvertono rimpianti. Si evince tutta l’abilità nella scrittura – a tratti poetica – di Neffa: introspettiva, metaforica, ricca di immagini evocative. Salmo resta fedele alla sua scrittura ed entra in beat senza giri di parole, stile reale e crudo. Insomma una non scommessa perché il rapper sardo è una certezza più che mai assodata.

Insieme ad altri artisti presenti nel disco, anche quella con Salmo è la prima collaborazione ufficiale voluta da Neffa, un feat che non stona e lascia il segno come degna chiusura del progetto.

Segnaliamo una riflessione a lato: le due parti del disco si chiudono con i rispettivi brani Tutte le stelle e Addio, apparentemente agli antipodi ma due volti della stessa medaglia perché desiderio e domanda reale sulla vita e sul passato sono tensioni opposte che convivono entrambe nelle tracce di questo progetto.

Canerandagio si presenta come un lavoro ampio, ricco e profondo di sfumature. Certamente un album imperdibile per chi ama profondamente il rap, l’artista e le sue radici. Neffa negli anni ha sperimentato molti generi differenti, ha abbracciato tante sonorità senza mai sbavare, anzi entrando nel cuore di degli italiani con hit che in qualche modo hanno segnato la canzone nostrana (Aspettando il sole, La mia signorina, Prima di andare via, Il mondo nuovo, Cambierà), ma con questo album Neffa torna al primo amore: il rap, quello autentico quello old school ma con la capacità di non risultare “vecchio” e  alienato rispetto alle mode musicali odierne; ci sono sfumature adattate ai tanti artisti che hanno collaborato ma senza mai snaturare quella caratura urban, cupa, malinconica (quasi ‘indie’ ma molto più maturo) o tramutarlo in altro.

Per chi ha amato il primo Neffa, amerà senz’altro questo disco.

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