Olly è il protagonista del nuovo numero di Vanity Fair, un riconoscimento che consacra definitivamente il suo 2025 da record. «È l’artista dell’anno, il ragazzo dei record», scrive il direttore Simone Marchetti nel suo editoriale, spiegando come Federico Olivieri – questo il suo vero nome – abbia «travolto tutti scalando le classifiche, riempiendo palazzetti e stadi, ma raccontandosi pochissimo».
Questa volta, però, Olly decide di aprirsi davvero: ai ricordi, alle emozioni, ai dubbi e ai sogni che hanno segnato un anno incredibile, restituendo «una nitida fotografia di sé e dei suoi coetanei». E soprattutto della musica che lo ha trasformato in un fenomeno generazionale.
Il Festival di Sanremo è stato il punto di svolta della sua carriera, ma anche l’inizio di una stagione di critiche e voci infondate. Olly non si tira indietro e chiarisce tutto:
«Si è detto di tutto: che un’oligarchia mi ha dato il podio, che mi hanno fatto vincere i poteri forti, che ero l’unico ad avere le cuffie sul palco per la proclamazione e allora sapevo… Non sapevo niente! […] Cazzate, cattiverie ingiustificate. Ho sofferto, ma poi ci ho anche scherzato».
Dietro le quinte, però, c’è anche una rete di fiducia e silenzi condivisi: «Ci siamo protetti a vicenda e non abbiamo mai pronunciato una parola di troppo», racconta parlando della sua manager Marta Donà.
Eurovision? «Non era il momento». La musica prima di tutto
Molti si aspettavano di vedere Olly all’Eurovision, ma la scelta di dire no è stata ponderata e profondamente legata al rapporto con il suo pubblico italiano:
«Per niente, non era il momento. Avevo un impegno con il mio pubblico. E nemmeno adesso sarebbe il momento di un tour europeo. È più premiante stare qui».
Una decisione che conferma la sua visione artistica: crescere, sì, ma senza correre dietro a tutto.
Affetti, fiducia e relazioni nell’era dell’iper-esposizione
Pur non volendo fare del gossip, Olly riflette apertamente sull’affettività, un tema spesso centrale anche nella sua musica:
«Sono cresciuto con due genitori che si sono conosciuti al liceo e sono ancora sposati. […] Il concetto di fiducia è stravolto, puoi pensare di essere “usato”. […] Mi spiace, perché credo tantissimo nei rapporti umani, soprattutto con il genere femminile».
Racconta di come qualsiasi donna al suo fianco venga scambiata per una fidanzata, perfino la sua manager: «Ormai non posso uscire a prendere un caffè o a cenare nemmeno con una mia amica (ride)».
Il capitolo amore è aperto, ma con leggerezza:
«Ho 24 anni, raga! Mi diverto finché non arriverà la donna della vita che mi sconvolgerà. […] Sento che avrò una femmina un giorno, la chiamerò Bianca».
Una dichiarazione spontanea e tenera, che racconta un Olly maturo e già proiettato al futuro.
Musica e salute mentale: la battaglia più importante di Olly
C’è però un lato più intimo che il cantante non ha mai nascosto ai fan: la sua relazione con l’analisi e con il confine tra persona e personaggio.
«In analisi parlo della linea che separa Federico da Olly. […] Mi aiuta da morire a liberare la testa da pensieri che terrei lì», racconta, ricordando anche l’emozione di sentirsi “nessuno” a un concerto dei Mumford & Sons.
Da questa consapevolezza nasce anche il suo impegno attivo per una rete psicologica pubblica:
«Vorrei che chiunque avesse questa possibilità. […] Ho rilanciato su Instagram la raccolta firme […] e ne sono orgogliosissimo».
Genova, i talenti giovani e la responsabilità degli artisti
La sua città è parte centrale della sua identità musicale. Non solo il luogo in cui è cresciuto, ma anche quello in cui vuole lasciare un segno concreto:
«La mia città è piena di diamanti grezzi e io vorrei dare loro un hub creativo, dove possano imparare a fare musica […] e a essere consapevoli e indipendenti».
Un progetto che dimostra una visione chiara: aiutare le nuove generazioni a non farsi travolgere da un’industria complessa.
Il nuovo album: un mondo tutto da costruire
Infine, il capitolo più atteso: il nuovo disco. Olly conferma ufficialmente che ci sta lavorando, con entusiasmo e un pizzico di ansia creativa:
«Sto combattendo contro la sensazione di aver già raccontato tutto, ma non è vero: 24 anni di vita sono materiale per scrivere almeno 100 canzoni».
E rivela un dettaglio prezioso: «Ieri non avevo voglia di venire qui, sono venuto lo stesso ed è arrivato il primo brano del nuovo mondo».
Un processo in fieri, fatto di tentativi, bozze, ricerca: «Dovremo scriverne altri dieci […] e poi ancora altri dieci, e ne usciranno la metà».

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