Prenderà il via da Firenze il prossimo 27 ottobre l’ultimo tour della carriera di Omar Pedrini. (Qui tutte le date).
I problemi di salute del rocker non permettono più lunghi concerti e spostamenti massacranti. L’artista, però, è sereno e ne parla con Brescia Oggi.
“Sento che è arrivato il momento giusto. Sono emozionato, con una punta di malinconia naturalmente. Il fatto di portare in giro il mio rock prevede una parte molto fisica nei concerti, sul palco mi sono sempre mosso come fossi negli Who, vivo la musica anche col corpo. Ho subìto 7 interventi in 19 anni, 4 negli ultimi 2 anni, per i miei problemi cardiaci: pericoloso fare 2 ore di rock and roll così. Un cardiologo che mi ha visto all’opera quest’estate in Castello mi ha detto «Omar, così non va bene». E quella sera ero calmo! Non voglio fare come quelle star vecchie e bolse che salgono sul palco con la bottiglia di tequila riempita d’acqua. Non faccio più la vita di una volta: dopo i concerti bevo giusto due gin tonic, il minimo sindacale, e vado a nanna; non digerisco nemmeno più le spaghettate notturne. Io non fingo, sono uno vero. E il gnaro di Urago Mella che sono e sarò sempre vuole fermarsi in Serie A, senza cadute di tono e di stile. L’ultimo tour che ho fatto prima del Covid aveva medie di 1.700 spettatori a sera, ma non sono quello che continua a fare qualcosa soltanto perché rende: non sarei onesto. Una volta la serata cominciava dopo il concerto, c’erano due modelle ad aspettarmi in albergo; oggi se faccio il mulinello con la chitarra poi rischio di passare la notte sveglio con i dolori per le ferite delle operazioni. Non sarò mai la caricatura di me stesso, questo è sicuro. Non mi tingo i capelli, non faccio featuring improbabili.”
Idee chiare anche sul concerto finale.
“Ho in mente uno show di oltre 2 ore, voglio fare almeno un brano per ogni mio disco; «Viaggio senza vento» peraltro è difficile da ridurre in un pezzo, così «Che ci vado a fare a Londra?», il mio album solista finora di maggior successo che a gennaio festeggia i 10 anni con una ristampa Universal; in più ci sono le canzoni nuove di «Sospeso», che ha avuto un’accoglienza perfino superiore alle attese mettendo d’accordo pubblico e critica. Sarà un concertone, spenderò tutte le energie che ho per reggerlo.”
Omar Pedrini scherza su quello che sarà l’ultimo tour e invita il pubblico a seguirlo.
“Rischierò la vita: venite a vedermi morire sul palco, il sogno di ogni rocker… Ma se arriverò alla fine sano ho promesso a mio suocero cardiologo che poi terrò conto del fatto che i miei figli sono suoi nipoti. Penso a mia moglie, ai miei figli. Per questo voglio sopravvivere a questo tour. Ce la metterò tutta.”
Idee chiare anche sul futuro.
“Affronto il mio stato di salute abbandonando il lato selvaggio del mio mestiere, ma non la musica. Faccio questo tour, mi sto togliendo soddisfazioni: ho appena rinnovato con Universal e firmato con Franz Cattini di International. Dopodiché voglio seguire la mia azienda agricola a Cetona, in provincia di Siena, e trasformarla in un indotto, da hobby a lavoro, bed and breakfast e agriturismo.”

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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