Paolo Meneguzzi interviene a gamba tesa in un’altra delle tante discussioni dell’estate, questa volta per attaccare l’utilizzo massiccio e massivo dell’autotune.
“L’autotune, purtroppo, viene usato per il 99% delle volte per riuscire a cantare intonati.
Non ascoltate le favolette in cui vi dicono che è uno stile. Lo è per pochissimi ed eccezionali casi (vedi foto) e spesso, gli stessi, sono dei cantanti pazzeschi. Per gli altri è una scusa, un palliativo. È che in realtà non sanno cantare.
Usare l’autotune per intonarsi è una truffa e un oltraggio all’arte del canto.
Cantare è arte, il bel canto è arte.
L’autotune usato perchè non si sa cantare durante i live, sta generando migliaia di cantanti che non lo sarebbero mai stati, senza un’anima, da paragonare a SIRI, tutti uguali, senza né arte né parte.
Pablo.”
Scrive Paolo Meneguzzi a proposito dell’autotune. Il cantautore ticinese poi spiega meglio il suo punto di vista.
“Se vai sul palco a suonare un piano e suoni da schifo la gente ti fischia, se suoni la batteria storta la gente se ne va, se fai note sbagliate nei soli di chitarra la gente si mette le dita nelle orecchie. E se canti male? Ah no li c’è il trucchetto.
Oppure facciamo tutti i concerti in playback e chi se ne frega giusto? Tanto vale che esistono i così detti Live!”

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
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