Nicola (non Nicoletta) Strambelli, per tutti Patty Pravo, non ha mai smesso di essere quella “bambina libera” cresciuta a Dorsoduro, nel cuore autentico di Venezia. All’anagrafe si chiama Nicola, in ricordo di uno zio tragicamente scomparso. Un nome da uomo che non le ha mai pesato: «A Venezia era normale, mi chiamavano Nina, un vezzeggiativo affettuoso». La sua infanzia la racconta così, come un tempo felice, vissuto con la nonna che le ha insegnato a essere indipendente, mentre la madre, vittima di quella che oggi chiameremmo depressione post-partum, era assente.
La sua vera fuga dal quotidiano non è stata la musica ma la curiosità. A 15 anni arriva per caso al Piper Club di Roma, un luogo che sarebbe diventato leggenda per lei e per tanti. Lì balla, viene notata e il giorno dopo firma con la RCA. Così nasce Patty Pravo, tra spaghetti con amiche inglesi e citazioni dantesche. «Parlavamo delle anime “prave”, così è venuto fuori il mio nome d’arte», racconta al Corriere della Sera.
Il successo arriva immediato con Ragazzo triste, ma è La bambola a consacrarla come simbolo di emancipazione femminile. Patty ha sempre rivendicato il diritto a essere libera, anche nello stile: «Non mi sono mai fatta dire come dovevo vestirmi. Gli abiti me li facevo fare, oppure li compravo nei mercatini di Londra». Una visione dell’artista che oggi fatica a riconoscere in molte colleghe: «Oggi si fanno dire tutto, manca personalità».
Sanremo è stato parte integrante della sua storia musicale, più volte protagonista con brani che hanno segnato la canzone italiana. Tuttavia esclude che avrebbe mai potuto partecipare a un talent come X Factor: «Ti confezionano come vogliono loro. Non fa per me».
Nella sua lunga carriera ha collaborato con grandi nomi: Vasco Rossi le ha scritto E dimmi che non vuoi morire, brano diventato iconico. Con lui, dice, condivide «la stessa anima, da stronzi». E tra le sue canzoni più amate cita Se perdo te, cara anche a sua madre e a Vasco.
Patty non si pente di non essere diventata madre, né di non aver accettato offerte cinematografiche importanti, da De Sica ad Antonioni. «Forse avrei avuto successo anche lì, ma avevo contratti musicali da rispettare». La trasgressione per lei non è mai stata autodistruzione: «Era felicità. La trasgressione è mostrarsi per quello che si è davvero».
Oggi accanto a lei c’è Simone Folco, di 43 anni più giovane, stilista e compagno di vita da tredici anni. Un rapporto affettuoso, libero da etichette, che conferma il suo spirito fuori dagli schemi: «Ci sono tanti modi di amare. La differenza d’età non conta».
Tra concerti e nuove tournée, come quella appena iniziata al Garda Festival, Patty Pravo continua a vivere la musica come un ponte tra tradizione e innovazione, fedele solo a se stessa. «Ho provato tutto, eccetto la cocaina. E non mi arrabbio mai: troppo faticoso».

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