Rettore

Donatella Rettore compie 70 anni e si racconta tra censure, depressione una stoccata a Giorgia, vera rivelazione di questa prima parte di 2025.

In un’intervista al Corriere della Sera, l’icona ribelle della musica italiana ripercorre la sua carriera tra alti e bassi, senza risparmiare critiche e riflessioni personali. Dalla censura degli anni ’80 alle battaglie contro la depressione, fino alle stoccate a colleghe del panorama musicale, Rettore si conferma una voce fuori dal coro, irriverente e autentica.

Nel 1980, il brano Kobra finì nel mirino per le sue allusioni sessuali. Una professoressa scrisse che la canzone toglieva “purezza e ingenuità” ai bambini, portando alla sua temporanea censura. “Devo ringraziare quella professoressa, in realtà mi ha fatto un grandissimo favore”, racconta Rettore con il suo consueto sarcasmo. Un altro episodio simile riguardò Benvenuto, brano scelto inizialmente come sigla di Domenica In, ma scartato da Pippo Baudo con un emblematico: “Se metto questa canzone, perdo il posto”.

Gli anni ’90 sono stati i più duri. “Ho sofferto. Quando va male ti senti l’ultimo della classe”, confessa. La cantante ha affrontato lunghi periodi di depressione e attacchi di panico, ma non dimentica chi le è stato accanto: “In tanti mi hanno aiutato. Non è vero che il mondo dello spettacolo è solo cattiveria”.

Alla domanda su chi sia la cantante più sopravvalutata, non ha dubbi: “Giorgia. Bravissima, ma è solo un’imitazione di Whitney Houston. Non ha portato nulla di nuovo”. Poi aggiunge con ironia: “La più sottovalutata? Io”. Non è la prima volta che la Rettore lancia frecciatine taglienti: in passato ha definito Minauna lavandaia”, Bertèluridona”, e Madonnada sciacquone”. Nessuna è stata risparmiata, da Patty Pravo a Gianna Nannini.

Dietro la sua verve c’è anche un passato difficile. “Tre fratelli morti subito dopo il parto, un genitore superstite, e su di me tutte le aspettative”, racconta. La madre la voleva astronauta, ma Donatella già allora sognava “tra le nuvole”. La musica è arrivata presto, in un coro parrocchiale chiamato “Cobra”, nome che anni dopo diventerà simbolo del suo primo successo.

“I 70 mi sembrano una cifra esagerata”, scherza. Ma dietro l’ironia, c’è la consapevolezza di una donna che ha vissuto tutto, senza filtri. “Non ho paura di invecchiare, temo l’abbandono, la solitudine”, ammette. E oggi, nonostante tutto, guarda avanti con grinta: “Mi sembra di avere ancora tanta strada da percorrere”.

Donatella Rettore continua a essere un simbolo di libertà e autenticità. Senza compromessi, senza maschere. Semplicemente, Rettore.

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