Roberto Vecchioni, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, presenta il nuovo libro Tra il silenzio e il tuono (Qui il link per l’acquisto) e parla di diversi argomenti, affrontando anche il difficile tema della morte del figlio Arrigo.
“Nel libro un nonno, un padre e un figlio, si passano come eredità il senso del vivere. È lanciare coltelli per colpire le stelle e illuminare l’universo. Sono coltelli simbolici e stanno per sogni, desideri, speranze, fedi, slanci d’amore, risate e abbracci. Quando li hai lanciati tutti, beh, allora senti che sei solo. Ma non crederci, continua a lanciarli.”
Roberto Vecchioni, il dolore e il rimorso per la morte del figlio Arrigo
Il cantautore milanese parla poi della morte del figlio Arrigo, avvenuta un anno fa.
“Il dolore più grande sta sempre nel rimorso, quello di aver messo la mia vita davanti alla sua. Non passa, non mi passerà mai.”
Un momento affrontato con delicatezza nel libro.
“Nel libro, quando ne ho parlato, l’ho fatto volutamente sotto metafora. Quella dell’ultimo autovelox, quella della penna piantata nel suo cuore e addirittura quella del dolore espresso non da me, ma dalle cose intorno in quella buia notte: le piastrelle dell’ospedale, i neon, gli insetti…”
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.