E’ morto Roby Matano, cantatutore, musicista, produttore che nei primi anni ‘60 scoprì Lucio Battisti. La notizia diffusa in rete dall’autore Cristiano Popi Minellono.

La storia del legame tra Matano e Battisti sembra una di quelle favole reali, in cui il lieto fine non c’è.
Roberto Matano, questo il vero nome dell’artista, faceva parte del complesso I Campioni, che tra le sue fila aveva visto passare anche Tony Dallara. Bruno de Filippi, il chitarrista del complesso e autore della musica di uno dei successi del gruppo, Tintarella di luna, decise inaspettatamente di lasciare il gruppo.
I Campioni pensarono ad Alberto Radius per la sostituzione, ma su indicazione di Matano fu scelto il giovane e inesperto chitarrista Lucio Battisti, di cui apprezzava l’originalità dell’approccio.
“Nel 1963. Avevo già deciso di prendere nei Campioni un chitarrista eccezionale come Alberto Radius. Poi però ho sentito suonare questo ragazzo che tecnicamente non era bravo come lui ma aveva fantasia e creatività uniche.”
Spiegò Matano nel 2018 a Il Tempo, testata a cui racconta anche come nacquero le prime canzoni di Lucio.
“Sono una quarantina, forse anche di più. Solo che per l’ingenuità di quando si è giovani e soprattutto per la sincerità che c’è sempre stata da parte mia, di questo non è rimasto niente. Per anni io e Lucio abbiamo vissuto insieme e fatto tremila concerti. È stato quasi naturale dire: “Vabe’, l’esame alla Siae fallo te, tanto stiamo insieme e prima o poi lo farò anch’io”. Questa è stata una mia ingenuità perché poi con gli anni ho capito che, come diciamo a Roma, avevo fatto una str…”
Matano raccontò anche del rapporto con Mogol.
“La prima volta che Mogol sentì Lucio lo scartò. Disse che non gli interessava. In seguito, per l’insistenza di una mia amica, l’editrice Christine Leroux, che tornò alla carica sei-otto mesi dopo il primo no, accettò. All’epoca Mogol era già una potenza, era il figlio del direttore della Ricordi. […] Il primo contratto Lucio l’ha ottenuto grazie a me e alle mie canzoni, quelle scritte insieme, che poi dopo sono state cambiate. Aggiustate, certamente, con tutti i complimenti a Mogol contro cui non ho niente. […] non discuto le doti di Mogol. Ma certo va ricordato che a essere fondamentale è la musica di Lucio. Se non ci fosse stata quella…”
Matano, che ha raccontato del suo rapporto con Lucio nel libro A Robe’, prosegue.
“Agli inizi, per circa un anno circa, ci trovavamo io, Mogol e Lucio per mettere a posto le canzoni. Poi quando ho capito che davo fastidio ho preso e me ne sono andato. Però Lucio mi ha sempre cercato e sono rimasto con lui. A un patto però: non volevo che nessuno sapesse delle cose che decidevamo insieme. Qualsiasi cosa faceva, anche quando era ormai il più grande, mi telefonava per consigliarsi con me. E questo è stato. Anche per questo c’è molta amarezza e vabe’, la vita è fatta cosi. […] La cosa che più mi ha ferito e deluso è che non ha mai detto a nessuno chi ero io e quello che avevo fatto per lui. Poi certo, non è stata solo colpa sua: è stato anche mal consigliato.”
Roberto Matano spiega la sua amarezza.
“La cosa che ora mi brucia di più è assistere oggi a cose miserevoli. Persone che non hanno nemmeno conosciuto Lucio e ne parlano come se fossero stati i migliori amici.”

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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