Dopo il periodo lontano dai riflettori, Sangiovanni è tornato a raccontarsi nel podcast Supernova di Alessandro Cattelan, affrontando con sincerità le ragioni della sua lunga pausa e le emozioni del primo live post-stop, al MiAmi Festival di Milano. Un confronto diretto, tra momenti di leggerezza e riflessioni profonde, che mette in luce le difficoltà di crescere sotto i riflettori e la volontà di ripartire da sé stesso e dalla musica.
Il cantante vicentino, esploso ad Amici a soli 17 anni, ha spiegato come il successo improvviso lo abbia messo di fronte a una pressione difficile da gestire. “Facevo tanto, ma avevo perso di vista la mia interiorità. Ero scarico, senza più forze”, racconta. Una crisi silenziosa che lo ha allontanato dal palco, dai social, dalle aspettative. “Mi sentivo in difetto anche solo a stare con le persone. Pensavo: ho tutto, eppure non riesco a sorridere”.
Il confronto con la normalità – la routine degli amici, il lavoro del sabato sera, la vita “senza palchi” – gli ha fatto capire che quel mondo non gli apparteneva più. “Ho pensato: potrei essere a Los Angeles a fare musica, e invece sto rifacendo i giri di quando avevo 15 anni. E quella cosa mi ha svegliato”.
Il 24 maggio 2025, Sangiovanni è tornato finalmente su un palco con uno show tutto suo. L’emozione? “È stato come essere musicalmente vergine”, confessa. “Tre anni lontano da un vero live sono tanti. Adesso è come se mi stessi ricostruendo il pubblico”. Ma il palco resta la sua dimensione naturale: “Lì sto bene, mi diverto, mi sento libero”.
Aver scelto un festival come il MiAmi, legato alla scena indie e meno mainstream, è stato un test. “Non era una comfort zone, ma una sfida. Ed è andata bene. Mi ha fatto ricredere sulla mia energia”.
Sangiovanni nell’intervista ad Alessandro Cattelan non nasconde le criticità del sistema. “Nel mio lavoro tutto è in bilico: come ti vesti, cosa dici, da che parte ti esponi. Basta una frase e cambia la percezione di te”. Un paragone con il calcio, da sempre sua passione, serve per spiegare la differenza: “Un calciatore può anche finire nella bufera, ma il giorno dopo scende in campo lo stesso. Un cantante no: viene giudicato per tutto, non solo per la musica”.
Non manca una riflessione sulla scarsa valorizzazione degli artisti italiani all’estero: “Per Sinner tutti fanno il tifo. Per un musicista che ce la fa fuori, no. In Italia manca un po’ di patriottismo artistico”.
Oggi Sangiovanni vive a Vicenza, lontano dal caos milanese. Scrive canzoni, riprende confidenza con il live e si dà il tempo di tornare a respirare. “Non voglio forzare nulla. Se forzi, rischi di tornare in down. Adesso faccio musica con calma, con leggerezza. Voglio che tutto sia più autentico”.
Nonostante tutto, il fuoco della passione musicale non si è mai spento. Lo dimostrano l’entusiasmo per i suoi nuovi brani, la voglia di salire sul palco, il bisogno di esprimersi. “Scrivere è dire ciò che nella vita reale non riesco a dire. È terapeutico”. E ora che è tornato, con più consapevolezza e meno aspettative, Sangiovanni sembra pronto a riscrivere il suo percorso. A modo suo.

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