Sanremo 2024, il presunto plagio di Mahmood e il vano tentativo di rovinare la festa

Il grande successo di Sanremo 2024 non fa altro che alimentare le polemiche, si fa strada così un’ipotesi di plagio per il brano di Mahmood, intitolato “Tuta gold“.

Non bastavano la mucca Ercolina e la storia infinita delle scarpe di John Travolta, direttamente da TikTok arriva l’ennesima provocazione, il tentativo vano di rovinare questa grande festa della musica messa in piedi da Amadeus.

Al di là dell’opinabile autorevolezza della fonte, ciò che sorprende sono i mash up realizzati sulla nota piattaforma cinese di video sharing. Non sempre la viralità è sinonimo di attendibilità ed è bene diffidare di ciò che viene amplificato senza essere verificato.

Sanremo 2024, il presunto plagio di Mahmood

Diversi internauti hanno dunque notato una qualche somiglianza tra “Tuta gold” di Mahmood e “Que Tengo Que Hacer” di Daddy Yankee, canzone pubblicata nel 2008.

Tanto rumore per nulla? Probabile, così come è auspicabile che qualche quotidiano cerchi di cavalcare la notizia nata dal web per rilanciare con qualche titolone la notizia e cercare di vendere qualche copia in più.

Verrebbe da chiedersi se si possa parlare di reference, senza scomodare termini importanti come la parola plagio. Impariamo a diffidare dalle tendenze e cominciamo a dare il nome giusto alle cose, parlando al massimo di somiglianze.

Secondo il dizionario Garzanti, la parola “plagio” assume il significato di: “Illecita appropriazione e divulgazione sotto proprio nome di un’opera o parte di un’opera che è frutto dell’ingegno altrui, soprattutto in campo artistico e letterario”.

Ma in termini di diritto d’autore, come si determina un plagio? Anzitutto sarebbe necessaria una perizia tecnica da parte di un esperto, quindi se ve lo state chiedendo… no, non basta un video virale su TikTok, proprio no.

In secondo luogo, bisognerebbe consultare il regolamento del Festival di Sanremo, che non fa uno specifico riferimento alla questione, ma si limita a spiegare il concetto di “canzone nuova”.

“È considerata nuova, ai sensi e per gli effetti del presente Regolamento, la canzone che, nell’insieme della sua composizione o nella sola parte musicale o nel solo testo letterario (fatte salve per quest’ultimo eventuali iniziative editoriali debitamente autorizzate) non sia già stata fruita, anche se a scopo gratuito, da un pubblico presente o lontano, o eseguita o interpretata in tutto o in parte dal vivo ovvero in versione registrata alla presenza di pubblico presente o lontano”.

Detto ciò, non esistono regole precise per identificare il plagio di una composizione musicale, ma è necessario valutare caso per caso. L’ascolto comparativo dei brani non è sempre funzionale, poiché le componenti in gioco sono diverse, a partire dalla linea melodica per non dimenticare il ritmo, il timbro e gli accordi.

Nel caso specifico, “Tuta gold” può avere una progressione molto simile rispetto a “Que Tengo Que Hacer”, ma non ci sono elementi ritmici e armonici che riconducono la prima alla seconda. Anzi, il giro d’accordi utilizzato in entrambi i casi non è estremamente ricercato, a sua volta anche il brano di Daddy Yankee può essere riferibile ad altri ascolti.

Senza entrare in questioni prettamente giuridiche, non può esistere né dolo né colpa se non c’è un’accusa. Per cui, a chi ha ipotizzato la possibilità di una squalifica per Mahmood, ricordiamo l’unico precedente appurato di plagio di un brano che ha calcato il palco dell’Ariston in 74 anni di storia.

Correva l’anno 1987, Patty Pravo si presentava per la terza volta in gara al Festival con “Pigramente signora”. La cantante dovette poi pagare i danni al cantautore statunitense Dan Fogelberg, un’accusa che le costò anche la conseguente rottura del contratto discografico con Virgin Records. Tuttavia il brano non venne estromesso dalla gara sanremese, anche se successivamente il pezzo fu accreditato anche all’autore originale.

Qualcuno avrà pure provato a rovinare la festa, ma la festa è un po’ come la vita… va sempre avanti.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.