Diminuisce sempre di più la distanza che ci separa da Sanremo 2024 e vi proponiamo la nostra intervista a Mr Rain, all’anagrafe Mattia Belardi, uno dei trenta protagonisti della prossima edizione del Festival.
“Due altalene” è il titolo del brano che l’artista bresciano ha scelto di presentare in concorso a un anno di distanza dal terzo posto ottenuto con “Supereroi“, canzone che ha infranto più di un record e che ha il pregio di aver unito più generazioni.
A proposito di queste due ravvicinate partecipazioni e di questi due pezzi così profondamente legati da loro, abbiamo incontrato Mr Rain per per ascoltare dalla sua voce gli stati d’animo che lo accompagnano alla vigilia di questo importante ritorno.
Sanremo 2024, intervista a Mr Rain
Sei reduce da una grande annata, come ti approcci a questo tuo secondo Festival?
«La differenza principale sta nel fatto che ora conosco tutto quello che arriverà e mi aspetta, questo è un vantaggio, però non cambia assolutamente nulla perché sono teso proprio come l’anno scorso. Sto vivendo le stesse cose sì, ma come se accadessero per la prima volta. Il Festival dello scorso anno, essendo stato il primo, è un qualcosa che porterò nel cuore per sempre come lo sarà, come sono certo che accadrà anche quest’anno. Sanremo è un’opportunità, un’occasione per portare il proprio messaggio, per arrivare a più persone, per entrare nel cuore della gente e tutto ciò è accaduto con “Supereroi”. Un brano che mi ha permesso di ricevere tantissimo amore incondizionato da parte di un sacco di persone. Da un giorno all’altro mi sono sentito compreso e meno solo».
“Due altalene”, infatti, è il brano che presenterai in concorso, un pezzo in qualche modo figlio dell’eco di “Supereroi”, cosa unisce queste due canzoni?
«Fondamentalmente, “Due altalene” è l’eredità di “Supereroi”. Dopo Sanremo ho girato per tutto l’anno e durante le date promozionali e quelle del tour ho incontrato un sacco di persone che mi ha raccontato le loro storie. La scintilla è nata dal mio incontro con un genitore che ha perso due figli, entrambi miei fan. Dopo quell’episodio sono arrivate tantissime altre storie, quindi mi sono sentito sia testimone che spettatore di questi racconti spesso strazianti, ma che mi hanno fatto capire che posso essere utile a qualcuno pur non conoscendolo personalmente. Una canzone può davvero donare la forza a qualcuno e questa cosa mi emoziona e mi fa venire i brividi ogni volta che ne parlo. Questo è il solo motivo per cui torno a Sanremo: dar voce a tutte queste storie».
È una canzone che va raccontata, come stai pensando di rappresentarla e che valore aggiunto restituisce l’orchestra rispetto alla versione in studio?
«Ho fatto le prove con tutta l’orchestra ed è stato veramente spaziale, avendo fatto Sanremo l’anno scorso sapevo che le canzoni cambiano dal vivo, un po’ me lo aspettavo. In questo caso, però, a mio parere “Due altalene” diventa dieci volte più bella e più emotiva, al punto che ti fa immergere ancora di più all’interno di questo racconto. Naturalmente, non vedo l’ora di salire sul palco insieme a questi grandi musicisti. A differenza dell’anno scorso, essendo una canzone nata senza coro, non porterò i bambini con me sul palco, altrimenti sarebbe stata una forzatura. Sto pensando al modo migliore per raccontarla perché, come mi hai già detto tu, si tratta di una canzone che in qualche modo va anche rappresentata».

Al Festival ritroverai Alfa, Clara, Sangiovanni, Annalisa… compagni con cui hai condiviso un pezzo del tuo percorso. Tra gli altri artisti in gara, c’è qualcun altro con cui ti piacerebbe collaborare?
«Geolier e Mahmood sicuramente, ma in realtà tantissimi altri, non saprei veramente quali scegliere perché parliamo di grandi artisti. Ti ho detto i primi due perché sono quelli forse che sto ascoltando un po’ di più in quest’ultimo periodo, ma ci sarebbe davvero l’imbarazzo della scelta».
Il 1° marzo uscirà il tuo nuovo album, ci sarà poi modo di approfondire il tema a ridosso dell’uscita. Ma lo scorso anno, prima del Festival, parlavi di “Supereroi” come di un brano che in qualche modo chiudeva una fase e che rappresentava un biglietto da visita adatto per quel tuo debutto, ma c’era la tua volontà di percorrere nuove strade. Quanto il successo di “Supereroi” ha scombussolato piacevolmente i tuoi piani?
«Al 100% al 100% perché “questa canzone “Due altalene” è figlia di “Supereroi”, senza quest’ultima non sarebbe esistita, probabilmente non l’avrei mai scritta. Quindi ha condizionato totalmente l’ultimo anno e credo anche tutto il mio percorso, compreso quello che vivrò nelle prossime settimane».
Hai ammesso che la tua vita è cambiata nell’ultimo anno, ma l’impressione è che tu sia rimasto te stesso. Come hai fatto a non lasciarti travolgere da un momento che inseguivi e che sognavi da tempo?
«Io come persona sono sempre lo stesso, cioè sono impacciato, diciamo pure che sono il solito. Sono fatto così caratterialmente, trasparente come mi vedi, sia sul palco che fuori, sia durante che dopo un’intervista. E so che rimarrò per sempre così. L’unica cosa che è cambiata è che Sanremo mi è servito per sentirmi più compreso da un sacco di persone, quindi mi sento più forte perché oggi so di non essere solo. Tutto l’amore che mi è arrivato mi ha condizionato, mi ha fatto sentire ancora meglio. Quindi sono sempre lo stesso, ma sto meglio».
Per concludere, sempre lo scorso anno, tra le righe della nostra intervista mi confidavi che eri un po’ dubbioso, naturalmente fiero di un brano com “Supereroi”, però si leggeva tra le tue parole una specie di “Chissà come sarebbe andata con Fiori di Chernobyl”, pezzo che avevi proposto al Festival nel 2020 e che comunque aveva ottenuto un buon successo il suo durante il lockdown. Non dico che leggevo lo scorso anno un’amarezza nelle tue parole, ma qualche incertezza sicuramente. Invece, vedi com’è andata? Ti chiedo: quanto ti affascina questo aspetto magico e imprevedibile della musica?
«A dire la verità parecchio, moltissimo. Ho imparato che ogni cosa succede sempre per un motivo. In passato può essere andata come è andata, credevo molto in “Fiori di Chernobyl” ed essendo Sanremo un gigantesco amplificatore sono certo che sarebbe arrivata ancora a più persone rispetto a quanto abbia già fatto. Ma chissà, magari poi non avrei scritto “Supereroi”, quindi non si può mai sapere ed è per questo che non andrei a toccare nulla dal passato. Sono felicissimo così, contento di tornare al Festival con “Due altalene”, un brano in cui credo molto. Sono pronto a vivermi il futuro camminando sulle nuvole».
Sanremo 2024, videointervista a Mr Rain
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.