Le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo 2025. Un bilancio della settimana trascorsa nella Città dei Fiori. Chi sono i promossi? Chi i bocciati?
Sanremo 2025, le pagelle della serata finale
Francesca Michielin – Fango in paradiso – voto 8
Michielin in questo brano può essere definita la perfetta erede di Laura Pausini: la “canna” c’è, a livello vocale è ineccepibile, il testo del brano è struggente e la melodia è azzeccata per l’Ariston. Forse dopo un po’ di ascolti potrebbe iniziare a stancare un po’, ma l’interprete si merita davvero un bel voto.
Willie Peyote – Grazie ma no grazie – voto 8
Più la ascolti e più il groove ti entra nelle vene: Peyote fa ballare, ma fa anche riflettere, grazie alla sua vena ironica e il suo sguardo tagliente (ma non troppo) sulla società odierna. Bello il lavoro sulla sezione percussiva, interessante anche la parte rap con il respiro e le pause messe al punto giusto.
Marcella Bella – Pelle diamante – voto 6/7
Una marcia energica e cadenzata, interpretata dalla “bandiera” femminista di questo Sanremo 2025. Marcella tiene a dirci che, ogni tanto, bisogna fare le “stronze” per farsi rispettare. Un’eterna ragazza che non invecchia e neppure la sua voce sembra risesentire del passare del tempo, mantenendo le stesse ottave di 40 anni fa.
Bresh – La tana del granchio – voto 7/8
Più si ascolta questo brano e più lo si apprezza. Bresh si merita sicuramente un buon voto per il suo atteggiamento umile, ma anche per l’intonazione (migliorata rispetto alle prove e alla prima puntata). Melodia gradevole, un testo che va letto con attenzione per apprezzarne le sfumature.
Modà – Non ti dimentico – voto 6.5
In alcuni punti il brano ricorda – nella parte degli acuti – un pezzo nello stile di Roby Facchinetti, anche nel modo di sillabare di Kekko. Le sue corde vocali dimostrano una forza fuori dal comune, con tonalità che metterebbero a dura prova diversi cantanti. Forse un piccolo problema tecnico non ha permesso di sentire alcune parole in un frammento dell’esibizione.
Rose Villain – Fuorilegge – voto 6.5
Rose sta già andando forte in radio, soprattutto grazie alla produzione ammiccante che strizza l’occhio allo stile di Mahmood, da “Soldi” in avanti. Quella tripletta ritmica suscita subito un battito di mani a tempo, anche dalla sala stampa che l’ha apprezzata particolarmente in questa finale.
Tony Effe – Damme ‘na mano – voto 7
Buon pezzo quello di Tony Effe, perfetto per una colonna sonora nelle cuffie passeggiando per le strade di Trastevere. Le polemiche su di lui continuano (dalla collana ai concetti espressi in altri brani), ma questa gara si deve focalizzare su questa canzone, che è un buon stornello in salsa contemporanea.
Serena Brancale – Anima e core – Voto 7
Serena si merita certamente un voto molto più alto quanto a perfezione vocale, si sente che è una professionista e che viene dal jazz. Lei afferma di stare benissimo in questa nuova fase, anche se manca un po’ la Serena di “Galleggiare”. Però nel complesso è un buon pezzo e, nel divertissement generale, si nascondono in realtà difficili esercizi vocali.
Clara – Febbre – voto 5/6
Clara ha una presenza scenica da urlo e una bellissima voce, peccato per il pezzo. Andrà sicuramente forte sulle emittenti radiofoniche, ma il brano risulta un po’ lungo e ripetitivo. Speriamo che in futuro possa cantare anche un altro tipo di brani per mettere in risalto la sua bravura.
Brunori Sas – L’albero delle noci – voto 8 –
Brunori ha scritto un bellissimo pezzo, ma ricorda davvero tanto “Rimmel” di De Gregori a livello armonico e compositivo. Ed è per questo che non può non conquistare il pubblico. Testo davvero degno di nota, commovente e al contempo amaro. Molto valida anche la performance in finale.
Francesco Gabbani – Viva la vita – voto 7 –
La canzone piace, strappa applausi in teatro e anche in sala stampa. È una lezione di vita, un momento filosofico e non solo un semplice brano musicale. L’inizio ricorda un po’ “Gente di mare”. Francesco è un grande comunicatore, ce l’ha già dimostrato molte volte, è per questo che da lui si pretende ancora di più.
Noemi – Se ti innamori muori – voto 7.5
Noemi ha una voce davvero unica nel panorama italiano e che si fa notare anche in quello internazionale grazie al suo graffio roco e blues, con venature dolci e malinconiche. Il brano piace (sala stampa applaude a metà pezzo), ma poteva essere affidata una canzone ancora migliore alla nostra Noemi.
Rocco Hunt – Mille vote ancora – voto 7
Alla fine questo pezzo ti entra in testa con il passare del tempo e ti ritrovi a canticchiarlo per strada. Nella ripetizione trova la sua cifra, perché diventa orecchiabile (odore di tormentone, ma ormai Rocco è il re di quelli estivi). Momento-emozione, quando scende in platea a salutare mamma e papà.
The Kolors – Tu con chi fai l’amore? – Voto 5/6
Il pezzo piace, non ci sono storie. La gente lo canta e lo balla (e pure la sala stampa). Ma The Kolors possono e devono fare di più. Questo è la loro era “entertainment”, ma la loro vera dimensione è quella del rock, d’altra parte suonano e cantano davvero bene ed è un po’ un peccato che facciano solo tormentoni.
Olly – Balorda nostalgia – Voto 7
Dopo “tutti cantano Sanremo”, si potrebbe dire “tutti cantano Olly”. Questo brano entra nelle orecchie e non esce più. Lui ha carisma e molto sentimento. È un buon brano a livello melodico, ma forse poteva essere giocato un po’ meglio a livello ritmico. La platea si accende di bracciali e torce del telefono.
Achille Lauro – Incoscienti giovani – voto 9
Questo brano è davvero bellissimo: va ascoltato più volte, prestando attenzione soprattutto all’arrangiamento (del direttore nonché maestro d’archi Davide Rossi, basti citare un nome come i Coldplay). Dalla sala stampa Lucio Dalla Web Radio Tv addirittura s’intona un coro “Achille, Achille”.
Coma_Cose – Cuoricini – voto 7/8
Niente da fare: se provi a togliertela dalla testa, non ci riesci. Il tormentone è stato creato, confezionato, impacchettato e spedito. Tutti cantano, in Ariston e anche in Sala Stampa, facendo anche il simbolo del cuore con le mani. Look sempre impeccabile e abbinato a contrasto (stavolta giocato sul rosso e nero) e performance teatrale per la coppia nella musica e nella vita.
Giorgia – La cura per me – voto 9/10
Giorgia merita anche più di 10, come dimostra anche la standing ovation in Sala Stampa Lucio Dalla. Per avere un 10 pieno però servirebbe un brano davvero perfetto come lo è la sua voce, una perla rara e sempre più preziosa nel panorama musicale italiano, che va preservata come un tesoro nazionale (e valorizzata ancora di più).
Simone Cristicchi – Quando sarai piccola – voto 7/8
Il testo si merita il massimo dei voti, andrebbe letto nelle scuole per prepararsi ad affrontare un momento così duro nella vita. Applausi anche dalla Sala Stampa. Il problema la musica, con un arrangiamento elegante e minimale, ma forse poteva essere più complesso e variegato per non rischiare di stancare un po’ col passare del tempo.
Elodie – Dimenticarsi alle 7 – voto 6 –
Sarà ovviamente un’altra hit per Elodie, visto che il brano già sta “surfando” sulle onde radiofoniche. Però sarebbe bello ascoltare una Elodie più intimista con qualche brano di spessore e non solo la cassa dritta e gli arrangiamenti iperprodotti.
Lucio Corsi – Volevo essere un duro – voto 9/10
Corsi è uno dei nuovi poeti del nuovo cantautorato italiano. Anzi, tanto nuovo non è, visto che ha una quindicina di anni di carriera alle spalle, macinando locali dal sud al nord della penisola, partendo dalla sua amata Maremma. In ogni esibizione, Lucio ci ha regalato una chicca: stavolta, sotto la suola della scarpa (nella sua originale “seduta” al pianoforte) c’era inciso “Andy”, una citazione per appassionati di film d’animazione (da “Toy Story”, Disney, doppiato dall’indimenticabile Fabrizio Frizzi).
Irama – Lentamente – voto 5.5
Peccato davvero per l’esagerato utilizzo dell’autotune, perché in sé il pezzo (testo e melodia) non sarebbe affatto male. Irama s’impegna e ci mette tanto cuore. Però l’abuso di effetti elettronici gioca a suo sfavore.
Fedez – Battito – voto 8.5
Il pezzo di Fedez va ascoltato più e più volte per capirlo al meglio. È piuttosto complesso, sia a livello di produzione, che di resa acustica. Rende molto bene anche nella versione dal vivo eseguita con l’orchestra. Il testo è crudo e racconta una pagina di verità, buon timing anche nella strofa rappata.
Shablo ft. Guè, Joshua e Tormento – La mia parola – voto 9
Il pezzo del collettivo capitanato da Shablo “spacca” e sta conquistando ogni giorno sempre più proseliti, anche tra i non amanti del rap. In questo brano non c’è infatti solo l’hip hop, ma è frutto di varie contaminazioni, come ha spiegato lo stesso Shablo, dal funk al soul. Tocco di classe, il suono della tromba sul finale.
Joan Thiele – Eco – voto 8
È un 8 per il brano di Joan, anche se la sua voce è certamente da 10, tanto da sembrare incisa e non live. Si sente che è frutto di esperienza e tanti concerti (oltre che della genetica). È una carezza che ben si sposa con un mood rilassato e raffinato come regala questo pezzo.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore – voto 8
Massimo Ranieri si meriterebbe solo un inchino per la sua straordinaria carriera che da decenni riempie i palcoscenici di tutta Italia. Lui resta certamente fedele a se strsso e oggi la coerenza è una dote così rara da essere considerata (purtroppo) quasi fuori moda. Il genere è quello di Massimo, ma con un tocco in più di modernità, certamente un brano di grande teatralità cantato con una voce potentissima. Può piacere o meno, ma Ranieri è sempre Ranieri.
Gaia – Chiamo io chiami tu – voto 5.5
Un’altra “figlia” del “Mah-mood” è Gaia, con il synth che fa da padrone e le percussioni con la tripletta ritmica “ta-ta-ta” che ricorda sempre la hit vincitrice “Soldi”. La gente (e anche la stampa) ci “casca” e di certo la sentiremo molto nei mesi a venire. Lei è molto brava e la sua voce bellissima, ma un po’ sprecata su pezzi del genere. Forse non si dovrebbe guardare solo alle vendite – un discorso che certo non vale solo per lei – ma a qualcosa che resti nel tempo.
Rkomi – Il ritmo delle cose – voto 8.5
Rkomi ha portato in gara un bel pezzo, che aumenta di valore man mano che lo si ascolta. Il groove è quello giusto, gli archi in sottofondo danno un tocco elegante a un arrangiamento contemporaneo e lui – anche se viene preso in giro per come pronuncia le vocali – ha molto stile.
Sarah Toscano – Amarcord – voto 5/6
Non si discutono le doti vocali della giovane Toscano, semplicemente la melodia del brano e la struttura armonica e compositiva metterebbero a dura prova le corde vocali anche del più virtuoso degli interpreti. Sarah meriterebbe sicuramente brani diversi e che siano in grado di valorizzarla al meglio. Ciò non toglie che la canzone sta piacendo al pubblico e sicuramente andrà bene.

Giornalista professionista dal 2010, Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione e con un Master in Giornalismo a Stampa, Radiotelevisivo e Multimediale. Nella sua carriera ci sono quotidiani, radio (RTL 102.5), tv locali, periodici sia cartacei che web, uffici stampa. Nata e cresciuta a Varese, ha seguito il richiamo della Città dei Fiori (ma soprattutto della musica, sua principale passione) e si è trasferita a Sanremo, la città del Festival della Canzone Italiana, che segue come inviata da diversi anni.
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