Amadeus Gianluca Gazzoli

Amadeus, ospite di Gianluca Gazzoli a Passa dal Bsmt, ha tracciato un bilancio delle sue cinque edizioni del Festival di Sanremo, togliendosi qualche sassolino dalle scarpe…

Non ce l’ho con la stampa, ma spesso c’è in alcuni il desiderio di trovare il problema, come se questo grande successo desse fastidio. Credo che quello che abbiamo di forte vada protetto. Sanremo è come il carnevale per i brasiliani. L’Italia intera si ferma, abbiamo questa cosa fortissima ed è giusto proteggerla. Mi dispiace che uno debba andare a trovare il pelo nell’uovo nelle cose. Invece di valorizzare tutto quello che abbiamo, cerchiamo di trovare il cavillo che può distruggere. E’ una cosa che non sopporto.”

Nello specifico il riferimento è il caso John Travolta.

Fai tante cose, poi i titoloni a nove colonne sono su di lui; mi sono arrabbiato per questa ragione. La stampa tende a criticarti a priori, si usa sempre criticare una cosa che ancora non vedi, che è una cosa terribile. La mia salvezza sono i numeri. Se un programma fa ascolto nessuno ti può dire niente, se non fa ascolto ti massacrano tutti. In questi cinque anni è il pubblico che mi ha protetto, sennò mi avrebbero massacrato.

Sanremo attira l’attenzione di gruppi, associazioni e comitati che hanno anche bisogno di visibilità. Se una polemica accade durante il Festival vai a finire sui giornali. Molti hanno bisogno di colpire il Festival per attirare su se stessi un’attenzione e una visibilità.”

Amadeus ha poi confermato che il suo contratto con la Rai è in scadenza e in 5 Festival non ha mai avuto aumenti.

“Il mio contratto è sempre stato uguale, non ho mai chiesto l’aumento di un centesimo. Una volta un grande manager mi disse che all’estero avrebbero aggiunto uno zero.”

Poi un ricordo di quella che Sanremo considera la sua migliore edizione.

Gli ultimi due sono stati i migliori a livello di ascolto, ma il Sanremo a cui sono legato di più è quello del covid, che dei cinque è quello che ha fatto di meno. Sanremo è l’apoteosi della condivisione. È difficile che lo guardi da solo, è una festa. Durante il covid eravamo obbligati a stare da soli in un clima di totale tristezza. Era ovvio che non potesse esserci condivisione. Ma quel festival dal punto di vista umano e mediatico passerà alla storia”.

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