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Souvenir in da Club, Emma: “Il rock è un’attitudine, non è solo una chitarra distorta”

Emma

Al via il “Souvenir in da Club” il nuovo tour di Emma, che porta sul palco il suo carattere rock in uno spettacolo essenziale e ricco di pathos (qui la nostra recensione). Al Vox di Nonantola (Mo) è andata in scena la data di apertura, più che buona la prima.

L’artista si è poi concessa alla stampa, raccontando le sue emozioni a fine concerto: «Ho imparato a farmi meno problemi per sentirmi completamente a mio agio, il palco è l’unico posto dove mi sento sicura. Per questo, alla fine, ho deciso di mostrarmi praticamente in mutande: bella, fresca e comoda. Per il resto, chi se ne frega, non mi voglio neanche più coprire mi voglio solo scoprire, intendo sotto tutti i punti di vista. Con questo tour vorrei essere fagocitata dal pubblico, come la scena del film “Profumo”. Ringrazio la mia gente, che in questa prima data ha lasciato un seme per tutte le altre, per le persone che verranno a sentirmi nei successivi appuntamenti e che adesso hanno capito come funziona il gioco».

Il “Souvenir in da Club” comincia così sotto i migliori auspici, traghettato dal carisma e dalla tempra di una Emma dichiaratamente rock: «Ho scelto di presentarmi senza effetti speciali, con la mia band e con tutto il mio bagaglio di vita. Nel bene e nel male, senza filtri. Sullo schermo vengono proiettate alcune frasi, una a cui tengo molto è: “Non sono la migliore, io sono Emma” perché è un modo per raccontare alle persone che nella vita non importa arrivare primi, ma è importante avere una personalità, la stessa che ti salva dai momenti di down e ti fa essere contenta nei momenti dove le cose vanno bene. È un messaggio che lancio in realtà agli altri, ai ragazzi che non devono provare per forza ad essere sempre i migliori, in fin dei conti basta davvero essere se stessi. Ci tenevo molto in un momento in cui ci sono lotte incredibili di fandom su chi è più bravo e chi è meno bravo a dissociarmi, perché tra noi colleghi c’è una grandissima stima è un grandissimo sostegno reciproco, attestato più in forma privata che pubblica».

Quella dei club, quindi, è una scelta che ha premiato, perché ha restituito una dimensione sia intima che corale, proprio come precisa con orgoglio la stessa Emma: «Suonare nel club era un mio desiderio da tanti anni, anche se in realtà io sono partita con la mia prima formazione in trio proprio da questi posti. Forse oggi ho la formazione artistica, fisica e mentale per affrontare al meglio questo tipo di palco. Alla fine, quello nei club non è altro che un faccia a faccia con il pubblico, non ci sono fuochi d’artificio e non ci sono artefici che possono andare a sostenerti. Questa sera ho avuto dei problemi di audio, perché la gente cantava talmente tanto forte che avendo i microfoni ambientali a volte prendevo la loro scia, ma questo è anche il bello. Mi sono anche stupita di come cantassero in maniera così forte le canzoni del nuovo disco che è appena uscito. Questo mi ha dato stilistiche ragione, visto e considerato che ho lasciato delle hit fuori per restituire vita a brani che secondo me meritavano molto più successo e molta più fortuna, come appunto “Fortuna” oppure “Alibi”. Senza quei pezzi non sarei arrivata a fare “Souvenir” oggi, quindi sono contenta di rivendicare quei brani, così come sono felice dell’ultimo disco che ha poche tracce, ma buone. A dirla tutta, a me non sono mai piaciute le tracce riempitive».

Un ultimo commento, infine, sul suo approccio musicale che non si discosta di molto dall’atteggiamento che Emma è solita avere nella vita vita di tutti i giorni: «Uno dei miei sogni nel cassetto era quello di portare il pop in un luogo rock, perchè è questa la mia attitudine. Io sono chi sono e il rock non è solo una chitarra distorta, quella è una visione molto basica e anche molto elementare. Il rock è un’attitudine e io credo che il modo in cui aggredisco la vita, sia professionalmente che non, mi renda l’artista forse più rock punk grunge dell’intero sistema italiano musicale».

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