Stefano Senardi Area Sanremo

Area Sanremo 2024 è partita ieri al Palafiori con le audizioni, che si terranno tutta la settimana, oltre ad attività collaterali al Teatro Ariston, Club Tenco e allo stesso Palafiori. Tra gli appuntamenti, anche un interessante talk sullo stato della musica con uno dei più grandi protagonisti del “dietro le quinte” nazionale e internazionale, il produttore Stefano Senardi. Nella sua carriera, innumerevoli collaborazioni (da Franco Battiato a Zucchero, da Ornella Vanoni a Gianluca Grignani solo per citarne alcuni), è stato il più giovane presidente della Polygram (prima dei 33 anni), presente al Festival di Sanremo per ben 48 edizioni come discografico. 

L’incontro, moderato dallo speaker radiofonico Maurilio Giordana, è stato anche lo spunto per presentare il libro di SenardiLa musica è un lampo” (Fandango Libri), in cui racconta della sua passione viscerale per le sette note e come sia diventata la sua professione. Qui il link per l’acquisto del libro.

“Il libro è stata la mia medicina, è il racconto di una passione condivisa. La musica farà bene a voi per tutta la vita – si è rivolto ai giovani presenti di Area Sanremo – e che va oltre i risultati. La musica dà coesione, aiuta a crescere, ha un potere taumaturgico, terapeutico, consolatorio, di aggregazione, va oltre il ceto sociale e il posto dove siete nati. Ricordate dopo la pandemia? Volevamo salire sui terrazzi e metterci a cantare. Si dice che gli uomini preistorici cantassero per ammansire le fiere o per la persona amata. Dal primo battito del cuore nel grembo materno fino alle marce funebri, la musica ci segue sempre”.

Poi la riflessione è virata sullo stato attuale della musica: “Manca originalità, certo non riguarda tutti, ma è stata causata anche dai momenti di crisi della discografia, c’è stato un appiattimento. Inizialmente con l’avvento di internet la discografia ha fatto un po’ di ostracismo, ma poi ha capito che non vendeva patate ma musica appunto, e che quindi si poteva fare qualcosa”.

Si è parlato poi della grande discografia che negli ultimi anni che si è ripresa con le visualizzazioni, anche se, “a mio avviso, i dischi di platino vengono dati con troppa facilità. Così non funziona e succede quando si abusa delle cose. Molti artisti stanno annullando le date invernali. Forse si sono rovinati le corde vocali facendo troppi live estivi? E poi i ragazzi li hanno visti già troppo in tv e non hanno voglia di spendere soldi per rivederli in concerto”.

Riguardo invece a chi lavora dietro le quinte, Senardi commenta: “in Italia ci sono 6/8 autori che creano il 60% delle canzoni.

Stanno scomparendo i talent scout, le direzioni artistiche. Si segue l’algoritmo. Oggi ci si muove sui singoli brani, spesso gli artisti fanno subito successo ma poi spariscono. Stiamo vivendo in una bolla aziendale che non può funzionare, ma per fortuna ci resta la passione per la musica”.

Poi Stefano ha parlato del caso Måneskin, che dopo il successo planetario ora sta vivendo un momento in cui alcuni membri della band hanno intrapreso dei progetti solisti. “Hanno avuto un successo travolgente quando le persone si erano stancate di rap e trap, volevano il rock. Sanno suonare e avevano un grande impianto rock, ma nessuno si è concentrato, neanche con loro, sulla ricerca artistica”. E, dando consigli ai ragazzi presenti, aggiunge: “non per forza si deve cercare l’originalitá estrema, ma bisogna creare una propria personalità, cercare di essere riconoscibili. Bisogna andare indietro a studiare la musica popolare: rock, pop, folk”. 

Sullo “spinoso” e dibattuto tema dell’autotune, il produttore commenta: “con l’autotune si prova a mettere a posto certe magagne, ma non serve”.

Riguardo invece alla direzione artistica da seguire, fa una metafora: “quando passa il treno non basta essere alla stazione. Devi avere i bagagli, il biglietto, sapere dove vuoi andare. Ragazzi: scegliete degli artisti e segnate quali caratteristiche possano essere affini a voi. Dopo 6 mesi prendete il foglio è rileggetelo: forse le idee saranno cambiate”.

Parlando invece dei luoghi della musica, “oggi per avere successo sembra che si debba andare a San Siro, invece bisogna suonare nei piccoli locali. Una volta sui Navigli a Milano c’erano i locali delle nuove tendenze, gli stessi dove oggi i giovani fanno le risse. E gli stadi? Sembrano pieni, ma in realtà sono vuoto a metà, con biglietti regalati da sponsor e aziende, dove dominano i megaschermi e i telefonini perennemente accesi, senza riuscire mai a godersi davvero un concerto”.

Senardi ha citato poi i Coldplay, che hanno deciso di devolvere il 10 per cento per far riaprire i club. “Si ricordano del posto dove sono nati”.

Tra gli altri problemi della musica oggi in tv, Senardi ha citato la scarsa presenza dei musicisti sul palco nelle trasmissioni e poi il tema dell’intelligenza artificiale: utile, ma bisogna tenerla d’occhio e stabilire delle regole”

Si è parlato poi del fascino dell’imperfezione, che dona verità e naturalezza: “l’errore non è sempre una cosa negativa, è una felice opportunità, lo dice anche Miles Davis. Inoltre ai giovani dico: il fatto di diventare famosi deve essere una conseguenza e non un obiettivo. Prima di firmare qualcosa pensateci: quanto dura il contratto? Qual è l’impegno con le persone che dicono di aiutarvi? Dovete sempre informarvi su cos’hanno fatto prima e vedere se il loro percorso è in linea con le vostre idee“. 

Tra i tanti aneddoti del libro ci sono quelli con il maestro e amico Franco Battiato: “un essere speciale con il senso dello humor e grande generosità. In quegli anni il pubblico non era docile, fece la gavetta. Intanto studiava, è diventato pittore perché aveva 4 in disegno. Ha dedicato tutta la vita allo studio e alla ricerca. Abbiamo fatto viaggi in tutto il mondo come amici, anche in India con una nave in tempesta. In questo tempio c’era con noi anche Juri Camisasca, che sapeva tutto di religioni. Eravamo tutti raccolti a fare meditazione, Franco fa una battuta. Scoppiamo a ridere e dobbiamo uscire subito dal tempio. Lui era così: serio ma non serioso”. Senardi, col regista Marco Spagnoli, ha ideato e scritto il docufilm “La voce del padrone” che ha vinto il Nastro d’Argento. 

Il libro di Senardi nasce dall’idea di raccogliere tutti i biglietti e i pass dei concerti. Da 30 capitoli sono diventati 62, con 400 fotografie, anche dei backstage con le star internazionali con cui ha lavorato, da Madonna a Prince.

E, a proposito di stelle mondiali, un altro racconto esilarante riguarda Stevie Wonder. “Un episodio che ricordo sempre con grande tenerezza e mai per schernirlo. L’abbiamo portato a cena in un ristorante milanese alla moda ed era accompagnato da due figaccioni californiani che, appena seduti, adocchiano delle modelle all’altro tavolo. Stevie ordina dei tubettini al ragù, un piatto che non vedente non dovrebbe mai ordinare. I due accompagnatori si dimenticano d lui, che cerca di mangiarli con la forchetta senza successo. Mentre volano tubetti di pasta da tutte le parti e si sporca la camicia, arriva il titolare del ristorante, grande appassionato di musica, che mi chiede di farglielo conoscere. Lui ovviamente gli mette le mani sul viso sporcandolo tutto di sugo. E ricordo il titolare che mi dice: questo è il giorno più bello della mia vita”. 

Parlando di grandi nomi e del loro segreto, utile per i giovani artisti, c’è quello dell’unicità: “Vasco è grande perché è un fenomeno sociale, è un numero 1 perché come lui non c’è nessuno. Oppure Mina, dotata, oltre ovviamente di una voce unica, anche di personalità, di un approccio trasgressivo e di grande coraggio”.

Senardi nella sua carriera ha portato molti grandi nomi all’Ariston, come Cat Stevens. “Perché vengono? Certo, anche perché sono super pagati. Una volta però c’era la voglia di conquistare un nuovo Paese, adesso a volte arrivano e non sanno nemmeno dove stanno girati”.

Si è poi parlato dell’importanza del cantautorato e del Premio Tenco, altra fondamentale realtà sanremese, la cui ultima edizione si è da poco conlusa; a tal proposito Senardi, che fa parte del consiglio direttivo, ha voluto citare una delle frasi più note di Luigi: “perché scrivi solo canzoni tristi? Perché quando sono felice esco”.

Infine, la conclusione, con un augurio di speranza ai giovani partecipanti di Area Sanremo: “non importa quale sarà il risultato, ci sono infinite possibilità di lavorare nel mondo della musica, non solo come interpreti. Guardate film, leggete libri, vivete la comunità. E, soprattutto, ascoltate tanta, tantissima musica”.

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