Tony Effe si racconta in maniera inedita nel podcast One More Time; dalla sua infanzia e adolescenza complicata al rapporto controverso con la droga e la violenza. dagli inizi con la Dark Polo Gang alla gestione del successo fino all’attuale bisogno d’amore.
«Tante volte non vorrei essere Tony Effe, ci sono giorni che vorrei essere una persona normale…prima ero più felice, era diverso. Dopo il successo mi sento più solo, vedo anche come gli amici si relazionano a me, prima eravamo tutti insieme e tutti un’unica cosa» inizia così l’intervista di Luca Casadei a Tony Effe, pseudonimo di Nicolò Rapisarda, rapper romano tra i fondatori della Dark Polo Gang, che si racconta senza filtri nella nuova puntata del podcast “One More Time” (OnePodcast), disponibile da oggi, venerdì 1° dicembre, sull’app di OnePodcast e sulle principali piattaforme di streaming audio.
Nel nuovo episodio di “One More Time”, Luca Casadei intraprende un viaggio nella vita di una persona, prima che di un personaggio, ripercorrendo la storia di Tony Effe dall’infanzia alla travagliata adolescenza e al rapporto controverso con la droga e la violenza, dalla nascita della Dark Polo Gang alla difficoltà di gestire il successo fino alla ricerca dell’amore.
Della sua adolescenza, Tony Effe racconta: «Mia madre era molto aggressiva nei miei confronti, forse questa cosa l’ho presa da lei (..). Io a scuola non mi applicavo, non ne avevo voglia. Sono cresciuto in un contesto di strada con persone più grandi, dove dovevi stare nella ragione e non nel torto. Ero piccolino di statura e i miei coetanei mi sottomettevano e io ho imparato a difendermi presto» e aggiunge «A 14 anni sognavo di diventare un calciatore, ma fumavo negli spogliatoi ero indisciplinato e facevo disastri».
Sul problema della difficile gestione della violenza «Ho sempre avuto rabbia dentro. La psichiatra mi ha detto che forse proviene dall’aggressività di mia madre. Mia madre è una dolce, ma è anche un po’ aggressiva. La violenza mi permetteva di ottenere quello che volevo, un po’ mi piace perché mi rende forte…Ma sono consapevole che sbaglio…».
Nella sua adolescenza l’aspirazione più grande era la “bella vita” da raggiungere anche con mezzi illeciti: «Si prendeva come esempio chi aveva le belle macchine o gli spacciatori che facevano la bella vita e riuscivano ad attirare le ragazze. Sono stato bocciato due volte, ho completato la scuola ma mi sono pagato da solo la scuola paritaria. Guadagnavo i soldi vendendo erba al parchetto (..), i miei genitori non lo sapevano. Ho lavorato solo un giorno, poi ho fatto tarantelle fino a 23 anni..(..) sono stato arrestato due volte ma solo per risse, una volta da minorenne».
Nel 2014 fonda la Dark Polo Gang «Eravamo in 5, l’idea nasce una sera da ubriachi. Il mio punto di riferimento era Arturo, Dark Side. All’inizio non capivo chi faceva musica, forse era invidia ma per me il rap non era un’opzione. Il primo pezzo che abbiamo fatto esce su YouTube, inizialmente non mostravamo i nostri volti. I testi erano molto crudi, abbiamo sempre avuto una cura particolare per il mostrarci bene, avevamo qualcosa da far uscire che poi è diventata musica. Ogni video pubblicato superava le visualizzazioni del precedente. Abbiamo pubblicato “Cavallini” feat. Sfera Ebbasta, ma è con “Sportswear” che siamo diventati virali. Il primo concerto che abbiamo fatto è stato alla Dogana a Roma, c’erano 30 persone. Io mi sentivo un figo (..) eravamo felici perché avevamo guadagnato 600 euro. Io non lo facevo per i soldi perché venivo da un mondo dove ne guadagnavo di più in altri modi, ma mi divertiva. E poi nel 2016 il concerto a Milano, più di 200 persone. Non capivo come fosse possibile una cosa del genere».
L’incontro con Sfera Ebbasta: «Quando ci siamo incontrati la prima volta con Sfera Ebbasta, c’era anche Tedua. Abbiamo registrato “Cavallini” a casa della nonna di Wayne. Quando uscì il video a noi arrivarono solo tanti insulti perché eravamo vestiti firmati, dicevano che eravamo figli di papà, che eravamo ricchi, la verità era un’altra…non potevo dire che io spacciavo».
Dal 2016 è stato un crescendo fino alla separazione segnata dall’uscita dal gruppo di Dark Side (Arturo Bruni) nel 2018: «Passavamo tanto tempo insieme, ci drogavamo ma erano sostanze diverse. Io cocaina, alcol e canne, invece Arturo era più sui psicofarmaci, Ossicodone, Oppio. Eravamo l’opposto, tipi di tossici diversi. La droga ti cambia, fa male. Arturo era l’artista più figo, ma non ci stava più dentro. Avevamo un concerto a Praga, ma gli animi non erano buoni (..) gli altri non sono voluti andare, io sono andato da solo e Arturo avrebbe dovuto raggiungermi dopo con il tutore che gli aveva messo la madre. Faccio 3 canzoni da solo, una follia. Arturo si è presentato completamente fatto insieme al suo tutore messo peggio di lui. Da lì ho capito che non c’era speranza. Noi abbiamo sempre cercato di aiutarlo ma hanno pensato che la colpa fosse nostra, questa cosa mi ha sempre fatto male». La Dark Polo Gang si scioglie e Tony intraprende la carriera da solista: «Tra di noi si sono create delle tensioni. Il collettivo esiste ancora ma ognuno ha preso la sua strada. Nel 2021 ho fatto il primo album da solista. Nonostante molti non credessero in me, è andata bene. È stato un tassello importante per la mia carriera. Ho vissuto molte vite, il calciatore, il bandito, il cantante… Non sono più la persona di prima, sono maturato tanto».
Noto anche per le sue chiacchierate relazioni con Taylor Mega e Vittoria Ceretti, Tony Effe racconta a Casadei anche il suo rapporto con l’amore: «Sono stato innamorato, forse pure troppe volte (..). Bisogna essere predisposti per l’amore, sto con una persona adesso ma non so se è amore, è ancora una storia fresca». Come vede il suo futuro: «Oggi non sono felice, forse a tratti quando sto con i miei amici a Roma. Adesso vivo a Milano ma un giorno voglio tornare a Roma, forse a 40/50 anni, quando mi sposerò e avrò un figlio. Vorrei tanto una famiglia mia».

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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