Ligabue Dedicato a noi

Anticipato dai singoli Riderai e Una canzone senza tempo, venerdì 22 settembre esce Dedicato A Noi (Warner Music Italy), il quattordicesimo album di inediti di Luciano Ligabue e la venticinquesima uscita discografica della sua carriera ultra-trentennale, che arriva a distanza di tre anni dalla pubblicazione dell’ultimo album di inediti 7 e della raccolta 77+7. Qui il preorder.

Videointervista a Ligabue, il nuovo album Dedicato a Noi

Un saluto a Ligabue, parliamo del nuovo progetto “Dedicato a noi”. C’è chi dice che il concetto di album è ormai superato, ma tu più volte ne hai ribadito l’importanza. Per te questo nuovo disco cosa rappresenta?

Diciamo che io sono da sempre un fan della canzone di per sé, perché comunque fin da bambino ero appassionatissimo delle canzoni degli anni ’60, quindi… Però una canzone esprime uno stato d’animo, esprime un concetto e in genere non mi basta; per cui ho sempre pensato a creare degli album. Quindi quando avevo da dire qualcosa lo dicevo attraverso una serie di canzoni, non riesco a farne a meno, anche se capisco che i tempi dicono che mediamente si ascolta una canzone velocemente, poi si passa ad altro. Io resto ostinato col concetto dell’album.

Per ‘Dedicato a Noi’ siamo partiti da una trentina di canzoni e ne abbiamo scelte 11 perchè non solo dicevano una cosa precisa, ma anche perché nel quadro d’insieme funzionavano per i contenuti e poi anche perché musicalmente ognuna aveva una sua identità.

Nelle varie tracce dell’album ho avvertito una ricerca di un equilibrio, minato dal contesto sociale che ci circonda. Quali sono le sensazioni che hanno guidato la creazione del progetto?

Sono partito proprio dal fatto che attorno a noi la cronaca è stata terribile. Secondo me nessun altro inizio di decennio è stato così crudele. E’ sotto gli occhi di tutti: pandemia, la guerra in Ucraina, le catastrofi dovute al cambiamento climatico, la cronaca nera tinta sempre più di nero fra femminicidi, stupri, suicidi e casi sempre più assurdi. Poi anche la generazione Z che va dallo psicologo a confessare che non ha un’idea di futuro e forse non la vuole neanche avere. Siamo messi male da un punto di vista storico. E quando si è messi un po’ così così si tende un po’ ad isolarsi, perché la paura ti isola, ti rende più solo. Quindi è per questo che nasce questo bisogno di noi. Credo che bisogna ripartire da un noi.

Poi i noi che racconto nell’album sono diversi. C’è il noi della coppia, c’è il noi della famiglia, guarda caso poi mio figlio ha suonato la batteria nell’album, c’è il noi che io vivo ogni volta che vado su un palco e ho la sensazione, magari è un’illusione, che per quelle due ore e mezzo condividiamo tutti quanti lo stesso sentimento, lo stesso tipo di valori e principi.

E poi c’è il noi che è quello meno facile da delineare, quello un po’ idealizzato, che è anche parente di ‘Non è tempo per noi’. Un noi legato a quelli che si sentono “fuori posto, fuori moda, insomma sempre fuori dai”, come dice la canzone, che ancora adesso sono così.

Per quello che mi riguarda un tempo mio l’ho trovato. ‘Non è tempo per noi’ era nel mio primo album e quindi se parliamo proprio di musica ho trovato il mio spazio, il mio mondo, il mio tempo, il mio linguaggio musicale. Quella canzone diceva ‘Non è tempo per noi e forse non lo sarà mai’, ma oggi credo che tutto sommato meritiamo anche una ricompensa. E la ricompensa secondo me è anche quella semplicemente di sentirci insieme, andare verso la stessa direzione e è per questo che anche l’album è dedicato a noi e forse è anche un invito a dedicare a noi stessi ancora più tempo.

Nel disco trovo anche la consapevolezza del tempo che passa, anche nell’amore. Per esempio in “La parola amore” canti di “quella ruga che parla da sola”.

Effettivamente parecchie figure femminili hanno la preoccupazione proprio della ruga in più, che invece insomma racconta di loro molte cose, fa parte della bellezza che acquisiscono nel tempo.

In Così come sei, la lei della coppia trent’anni fa in ‘Salviamoci la pelle’ si ritrova dopo aver fatto l’amore con il lui di adesso e non appena rivede le grinze che ha nel corpo prova a coprirle, ma lui non è d’accordo. Quindi il tempo scorre inevitabilmente. Il rapporto che abbiamo con il tempo deve essere un po’ più sano.

Una consapevolezza che trovo anche in “La metà della mela” e “Quel tanto che basta”… In questo caso c’è spazio anche per immagini di una quotidianità…

‘Quel tanto che basta’ è proprio una canzone che parla semplicemente di cose super quotidiane e oltretutto semplicissime. E’ l’occhio del ciclone dell’album, nel senso che come se fosse un momento zen. Non a caso è la traccia numero 7, perché tutto attorno l’album è fatto di canzoni che sono molto più cariche, molto più tese da un punto di vista emotivo.

Chissà se Dio si sente solo” ha un piglio piuttosto nostalgico. Sembra quasi una richiesta di aiuto. Qual è il messaggio del brano?

Il titolo è ovviamente un paradosso perché Dio per come ci è stato presentato dalla Chiesa Cristiana non si sentirà mai solo. Però se dovesse sentirsi solo è perché in qualche modo l’abbiamo un po’ abbandonato noi. È una canzone che parla di paure, delle paure che stiamo vivendo e che spesso sono l’una l’opposta dell’altra e tante volte le proviamo insieme. Paura di essere come gli altri, paura di non essere come gli altri, paura di essere visti, paura di non essere visti mai, paura che Dio ci sia, paura che Dio non esista. La paura rende soli.

Sei in partenza per il tour e prima hai parlato di tuo figlio che ha suonato nell’album. Lenny sarà sul palco con voi?

No, Lenny non ci sarà nei live perché ci serviremo della stessa band con cui abbiamo fatto gli stadi, però credo che verrà con noi. Questo è il primo tour che faccio da prima della pandemia perché i concerti che ho fatto in questi anni sono tutti episodi sporadici.

Questo è finalmente un tour di 30 date e non vedo l’ora di sfogarmi e credo che farò una scaletta diversa ogni sera.

Foto di Maurizio Bresciani