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Giorgio Gaber, ricordando le sue canzoni più belle

Giorgio Gaber

Sono trascorsi diciannove anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, uno dei massimi esponenti del teatro-canzone all’italiana, nonché indiscusso comunicatore e grande protagonista della scena culturale dell’intero ‘900.

La poesia e l’estro del Signor G continuano a vivere ancora oggi grazie all’impegno a Fondazione Giorgio Gaber, che ha come obiettivo la divulgazione e la valorizzazione del repertorio dell’artista, rivolgendosi in particolare alle fasce di pubblico più giovane.

Nato a Milano il 25 gennaio del 1939, Giorgio Gaberščik si dimostra sin da giovane affine alla creatività, iniziando a a suonare la chitarra da autodidatta. Milita in diversi gruppi dai Ghigo e gli arrabbiati ai Rock boys di Adriano Celentano, dove conosce l’amico Enzo Jannacci con il quale fonda il duo de I due corsari.

Con Ciao ti dirò arriva il suo debutto discografico da solista, a cui seguono Non arrossire, La ballata del Cerutti, Torpedo blu, Il Riccardo, Com’è bella la città, Barbera e champagne e La libertà.

Negli anni ’60 partecipa per ben quattro volte al Festival di Sanremo, senza mai ottenere posizioni alte in classifica: nel 1961 con Benzina e cerini, nel 1964 con Così felice, nel 1966 con Mai, mai, mai Valentina e nel 1967 con E allora dai.

Tra le altre canzoni che impreziosiscono il suo repertorio, si annoverano: Lo shampoo, Io se fossi Dio, Destra-Sinistra, Qualcuno era comunista, Il conformista, La razza in estinzione, Quando sarò capace di amare, Non insegnate ai bambini e Io non mi sento italiano.

Si tratta di brani entrati di diritto nella storia della musica leggera italiana e nella memoria collettiva di intere generazioni, al punto da rendere Giorgio Gaber uno dei cantautori più istrionici e influenti del secondo dopoguerra.

Le canzoni più belle di Giorgio Gaber

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