Il mondo dello spettacolo piange Gianfranco Butinar, scomparso improvvisamente a soli 51 anni a causa di un infarto. Attore, comico, imitatore e grande amante della musica, Butinar è stato una delle voci più versatili e riconoscibili della scena artistica italiana, capace di attraversare con naturalezza il confine tra comicità e omaggio, tra imitazione e interpretazione.
Nato e cresciuto a Roma, Butinar ha costruito la sua carriera sulle imitazioni, ma è nel mondo della musica italiana che ha lasciato una traccia particolarmente profonda. Tra le sue voci più riuscite, Adriano Celentano, Vasco Rossi, ma soprattutto Franco Califano, con cui aveva un legame affettivo e artistico speciale. “Il Califfo” per lui non era solo un’icona musicale, ma un punto di riferimento umano e professionale: “Un padre artistico, un fratello maggiore”, lo aveva definito più volte.
Nel 2014 ha vestito i panni di Califano nel film Non escludo il ritorno di Stefano Calvagna, riuscendo a restituirne la voce, il carisma e la poetica in maniera intensa e rispettosa. Una prova d’attore che ha unito il suo talento comico a una profondità emotiva rara, e che è stata solo una delle tante testimonianze del suo legame con il cantautore romano. Numerosi gli spettacoli teatrali che Butinar ha portato in scena per omaggiare il suo maestro, facendo rivivere la musica e la filosofia di Califano anche alle nuove generazioni.
Se nel calcio era celebre per le voci di Totti, Pizzul, Ranieri o Cassano, nella musica Butinar riusciva a cogliere le sfumature più intime degli artisti. I suoi Celentano e Vasco non erano mai caricature, ma ritratti vocali pieni di empatia e ritmo. Possedeva un orecchio assoluto per la melodia delle voci, e sapeva restituire anche i silenzi e le esitazioni dei suoi personaggi. Aveva una visione artigianale dell’imitazione, e per questo il suo repertorio superava le 100 voci, tutte curate nei minimi dettagli.
Dietro la maschera dell’imitatore c’era un profondo conoscitore della canzone italiana, del linguaggio dei suoi protagonisti e della loro umanità. Butinar aveva una voce che non era mai solo sua: era una voce presa in prestito, offerta al pubblico per riscoprire artisti amati o dimenticati, per ridere ma anche per emozionarsi.
La sua scomparsa lascia un vuoto nella scena musicale e teatrale italiana, non solo per la perdita di un grande imitatore, ma per quella di un interprete autentico dell’anima della musica popolare.
«Ciao Buty, salutaci il maestro», è stato il messaggio della famiglia di Califano su Instagram. E in quelle parole, come nella voce di Butinar, riecheggia la stessa malinconia affettuosa che ha attraversato decenni di canzoni.

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